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Hellas, Bocchetti: "Mi considero un vincente. Moglie e figli bloccati in Russia: senza è dura"

di Luca Chiarini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Dopo una lunga e proficua esperienza in Russia con la maglia dello Spartak Mosca, per il suo ritorno in Italia Salvatore Bocchetti ha scelto l'Hellas Verona. L'esperto difensore classe '86 si è raccontato ai canali ufficiali del club in una diretta Instagram, rievocando alcuni momenti decisivi dell'ottima stagione che ha visto protagonisti gli scaligeri sin qui, e commentando la ripresa degli allenamenti in forma individuale avvenuta oggi in casa gialloblù. Di seguito le sue dichiarazioni:

Oggi eri nel primo "battaglione" che si è recato a Peschiera.
"Dopo due mesi è stata una bella emozione, perché stare per molto tempo a casa senza fare quello che ci piace non è semplice. Sono contento di aver ripreso l'attività e di aver rivisto i miei compagni".

I tuoi compagni ti vogliono bene.
"Ho un buon rapporto con tutti. Sono ragazzi spettacolari, è un piacere stare con loro, anche con lo staff".

Chi hai rivisto?
"Nel mio gruppo c'erano Adjapong, Eysseric, Lucas e Stepinski. Poi abbiamo visto anche gli altri ragazzi, che hanno iniziato un po' prima di noi".

Per puro caso la tua famiglia è rimasta in Russia.
"Mia moglie e i miei figli erano in Russia per questioni burocratiche legate al passaporto, poi c'è stato il lockdown. Stiamo cercando di risolvere la questione, stare due mesi senza la famiglia non è semplice. Spero di rivederli il prima possibile, anche se adesso non credo sia possibile. È dura stare senza di loro, è tutta un'altra vita".

Tua moglie è russa, giusto?
"Sì, sono stato sette anni in Russia e penso di aver lasciato un buon ricordo. Rifarei la stessa scelta, lo Spartak è un po' la Juventus di Russia. È motivo d'orgoglio aver giocato per quella squadra".

Che rapporto c'è con Pazzini? Siete anche vicini di casa.
"Bellissimo, lo conoscevo dai tempi della Nazionale e dei derby tra Genoa e Samp. È una grande persona, è un piacere per me essere suo amico".

Eri attrezzato a casa per gli allenamenti durante la quarantena?
"Durante il lockdown mi sono fatto spedire un tapis roulant. In questo periodo mi ha aiutato tanto, perché non è semplice restare fermi per due mesi. Poi non sono giovanissimo, quindi mi è servito molto".

Quest'anno qualche infortunio di troppo, nei momenti più importanti.
"Non è stato facile. Il primo infortunio l'ho subito a inizio ritiro, è stato sicuramente un ostacolo per il mio percorso qui, almeno all'inizio. Poi ho avuto una ricaduta. Non è stato un inizio dei più felici. Poi mi sono rimesso in forma, ho giocato qualche partita, e c'è stato un nuovo infortunio. Ma devo fare i complimenti a chi ha giocato prima di me, hanno fatto benissimo. Era da un po' che il Verona non stava così in alto in classifica".

Con il Verona hai firmato un biennale.
"Non era un discorso legato ad un solo anno. Si tratta di un percorso più lungo: ci sono tante partite più avanti, quando ci sarà bisogno del mio contributo non ci sarà alcun problema".

Perché scegliesti Verona la scorsa estate?
"Avevo voglia di tornare, di rimettermi in gioco. Colsi al volo l'opportunità di venire a Verona, me ne avevano sempre parlato bene: è stata una chance importante per me. Mi avevano sempre raccontato quanto fosse calda la tifoseria, e quando si è presentata l'opportunità di venire qui non ci ho pensato più di tanto".

Siete partiti da sfavoriti, e vi siete ritrovati settimi in classifica.
"All'inizio ci davano per spacciati, quindi questo è un altro motivo d'orgoglio per essere così in alto in classifica. Dobbiamo continuare su questa strada e fare ancora meglio".

Un parere su Kumbulla?
"Sta facendo una grande annata. Ma anche altri ragazzi hanno fatto molto bene. Rrahmani, Amrabat, Veloso, Lazovic... Per me ha inciso la forza del gruppo, più che il singolo. Non era semplice creare un gruppo così forte in poco tempo, ne va dato atto anche al mister, che ha fatto un gran lavoro sin dall'inizio".

Che consiglio hai dato a Marash?
"Gli ho consigliato di continuare a giocare come sa. Stare con i piedi per terra, e pensare ad altre squadre solo a fine stagione, perché adesso è di proprietà del Verona".

Hai accumulato grande esperienza nella tua carriera.
"Ho sempre voluto conoscere il mondo, affrontare delle sfide e vincerle. Mi ritengo un vincente, perché in Russia ho vinto dei titoli, e ne vado orgoglioso".

Il Verona vinse lo Scudetto un anno prima che nascessi...
"Quel calcio non lo ricordo molto, se si escludono alcuni video che mostravano a Napoli, quando facevano vedere i gol di Maradona. Il mio procuratore è di Verona, mi ha sempre raccontato di quella squadra, dello storico Scudetto. Vedo la gioia negli occhi della gente quando parla di quel trionfo. Vincere uno Scudetto contro squadre blasonate come Milan e Juventus è motivo d'orgoglio".

Da bambino in che ruolo giocavi?
"In attacco, poi piano piano, vedendo che i piedi non erano quelli di un attaccante, mi hanno spostato più indietro (ride, ndr)".

Cosa ti piace della città?
"Una cosa che posso dire di Verona è che è un po' sottovalutata in Italia. Viene messa dietro a città come Roma, Milano e Firenze, ma non ha nulla da invidiargli. Qui si vive benissimo, forse è compito del sindaco pubblicizzarla un po' di più".

Com'è il Bentegodi quando spinge forte?
"Quando tante persone ti incitano sei sempre portato a dare qualcosina in più. Sentire il boato dello stadio è un'emozione unica, che io posso raccontare".

Le differenze tra il campionato italiano e quello russo?
"A parte il freddo, negli ultimi anni il calcio russo era migliorato, con gli arrivi di campioni del calibro di Roberto Carlos ed Eto'o. Poi c'è stata di nuovo una crisi, e il livello si è abbassato nuovamente. A differenza di quello italiano, dove il livello si sta gradualmente rialzando".

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