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Fiorentina, Biraghi: "Per tifosi e giornalisti sono il cane da bastonare. Sempre in discussione"

di Lorenzo Di Benedetto
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Al termine dell'allenamento di questa mattina, il terzino della Fiorentina, Cristiano Biraghi, ha parlato in conferenza stampa dal ritiro di Moena. Queste le sue parole:

Un bilancio sul ritiro?
"Siamo partiti bene, c'è grande entusiasmo attorno all'allenatore. I tifosi lo hanno chiamato anno zero, penso sia il termine esatto. Abbiamo un tecnico che ha portato entusiasmo e idee nuove che ci fanno divertire. Come punto di partenza è importante. Poi saranno i risultati a parlare ma i presupposti per far bene ci sono. Io ho avuto un piccolo problema ma mi son fermato per precauzione".

Che rapporto ha con Firenze? Le critiche ricevute pesano?
"Questo è un discorso va avanti da anni, per tanti tifosi e per tanti giornalisti sono un cane da bastonare ma per me non è un problema. Ogni anno sono messo in discussione, quando arriva un giocatore che arriva nel mio ruolo si dice sempre che deve rubarmi il posto ma per me non è un problema. Ricordo quando Gerson e Pjaca erano stati etichettati male dai tifosi e dalla stampa: loro erano fortissimi ma hanno sofferto questa cosa. Se c'è uno da bastonare, preferisco essere io piuttosto che un giovane. Ormai ho raggiunto un equilibrio, sono contento con me stesso: fa parte del gioco e del nostro lavoro, devo dire che tante volte io sono stato giudicato anche in modo sbagliato perché anche quando le cose andavano bene se c'era da trovare il pelo nell'uovo ero io. Se il prezzo da pagare per fare la carriera che ho fatto sono le critiche, ci sto. Alla fine conta solo la maglia viola: la Fiorentina non merita la classifica degli ultimi anni, un club così - tra i primi 5-6 in Italia - non deve soffrire così: non è giusto vedere salvezze all'ultimo, cambi di allenatori ed altro. Firenze non lo merita. Per me la Fiorentina era ed è un punto di arrivo. Quando ho avuto la possibilità di andare all'Inter, sono stato il primo a dire che voglio andare ma quest'anno ho rifiutato le offerte avute. Lo scorso anno ho rinnovato coi viola per altri quattro anni. Adesso dobbiamo spiegare a quelli nuovi cosa vuol dire giocare per la maglia viola. Spero che adesso si riparta tutto da zero, spero ci siano meno critiche".

Ha qualche rimpianto in carriera?
"No, io le mie scelte le faccio sempre in modo ponderato. Quando ho deciso di andare all'Inter non ci ho pensato due volte perché volevo confrontarmi con grandi giocatori nel club che mi aveva fatto crescere. Il Milan? C'è stata l'ipotesi di andare due anni fa ma io credo nei valori della Fiorentina e della famiglia viola. Qui mi trovo bene, viviamo di rispetto e di sani principi".

È dispiaciuto per la mancata partecipazione all'Europeo?
"Ho gioito molto alla vittoria finale, sono italiano anche io. Certo, ho sperato fino all'ultimo nella convocazione ma se non sono andato agli Europei è perché ci sono altri più forti di me".

Cosa serve alla Fiorentina per salire di livello?
"I problemi in questi anni sono stati tanti e ognuno ha il suo pensiero: la verità non c'è. Sono stati fatti errori da tutti, dai giocatori allo staff tecnico fino alla società. Però penso anche che l'anno scorso avevamo una rosa importante, con tanti nazionali. Adesso vedo che i calciatori vengono al campo con il sorriso. Certo, non è facile passare dal quintultimo posto all'Europa ma posso assicurare che ci sono le basi per iniziare un bel progetto. L'importante è arrivare alla fine della stagione senza rimpianti".

Ci sono affinità tra il gruppo in Nazionale e quello viola?
"Il gruppo di Mancini viene da tre anni di lavoro: ci conoscevamo tutti, per un passato nelle giovanili azzurre e in Serie A. In un club è diverso, perché ci sono giocatori di altre nazionalità. Sta a noi giocatori più grandi compattare la squadra e far capire cosa vuol dire sacrificarsi per la maglia viola. Tutto è più facile però quando si lavora con entusiasmo".

Col modulo di Italiano pensa di dare un contributo maggiore?
"Spero di sì. E' normale che la speranza è quella di fare meglio. L'obiettivo è quello di migliorarmi, lo scorso anno potevo fare 5-6 gol. Il campo però parlerà chiaro".

Cosa pensa dell'esplosione di Dusan Vlahovic?
"Io sono stato criticato più volte perché calcio addosso agli avversari: in realtà sono stato il giocatore che ha fatto più cross in A con la percentuale più alta di riuscita positiva. Detto questo, è una mia caratteristica quella di mettere al centro il pallone: spero di fare cento assist per Dusan. Spero che Vlahovic continui ad avere la fame dello scorso anno ma sono sicuro che sarà così. Oggi è uno dei migliori attaccanti della Serie A. Sarà importante che faccia i gol dello scorso anno e che anche noi facciamo più reti, in modo tale da fare anziché 40 punti, 60".

Un giorno spera di essere il capitano della Fiorentina?
"Pezzella è il capitano e il leader del nostro spogliatoio. Adesso per me è importante prendermi le responsabilità che devo avere in una piazza del genere. Adesso che mi è tutto chiaro, voglio e devo prendermi delle responsabilità in più rispetto al passato. Non parlo solo di me ma di altri 4-5 giocatori per trascinare dietro di noi gli altri compagni. La fascia? Il contratto firmato un anno fa è di quattro anni per cui voglio rispettarlo e chissà prolungarlo. La mia famiglia sta bene a Firenze, nel mio futuro non vedo altro che la Fiorentina: poi decideremo chi sarà il capitano".

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