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ESCLUSIVA TMW - Viviano: "Sarà strano vedere il 'mio' stadio pieno. City stra-favorito, ma l'Inter..."

di Ivan Cardia
Fonte: Inviato a Istanbul
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L'Atatürk Olimpiyat Stadyumu è pronto per la finale di Champions League, l'ultimo atto della competizione europea più prestigiosa, che metterà di fronte Inter e Manchester City. Chi l'impianto di Istanbul lo conosce benissimo è Emiliano Viviano, che dal 2020 difende i pali del Fatih Karagümrük. Una sorta di Little Italy nel campionato turco, di cui il portiere di Fiesole è capitano: "Qui c'è tanta stima e conoscenza del calcio italiano - dice a TMW - poi è chiaro che avere più persone in gruppo con la stessa cultura del lavoro renda tutto più semplice".

L'avventura di Pirlo è finita anzitempo. Vissuto da vicino, che idea ti sei fatto del Maestro come allenatore?
"Io avevo un ottimo rapporto con lui anche prima di 'conoscerlo' da allenatore, visti i trascorsi in Nazionale: secondo me è molto bravo e preparato. Credo che l'esperienza all'estero sia stata formativa per lui: ha conosciuto una realtà più piccola rispetto a quelle a cui era abituato in carriera, sia da calciatore che da tecnico. Al netto del finale, quello che abbiamo fatto in questa stagione è stato molto positivo".

Alla Juve ha avuto qualche difficoltà. Lo immagini di nuovo alla guida di una big in futuro?
"Certo che sì, e non sono neanche tanto d'accordo sulle valutazioni della sua esperienza con la Juve. Quella squadra ha vinto due trofei e abbiamo visto che difficoltà abbia incontrato la Juventus dopo Pirlo: è arrivato al centro di un cambio generazionale, dopo anni di vittorie ci si poteva aspettare un calo di rendimento".

Arriviamo allo stadio. Ci giochi sempre, che atmosfera vivremo?
"È uno stadio abbastanza isolato, con un clima molto particolare: spesso tira tanto vento. Sarà strano vederlo al gran completo: noi da pieno non ci giochiamo mai… È un po' una cattedrale nel deserto".

Non è uno stadio catino…
"No, è molto grande. È dispersivo, anche se, per carità, è bello: il terreno di gioco è perfetto e gli spogliatoi sono davvero belli e moderni. Ricorda un po' l'Olimpico di Roma per certi aspetti".

City favorito?
"Io penso che sia stra-favorito. Però è una partita secca: l'Inter ha già dimostrato di essere rognosa. City favorito, per forza, ma se devo dire una percentuale dico 60-40".

Ma questo leitmotiv della partita secca è un luogo comune o no?
"No, non è un luogo comune. Le partite le indirizzano gli episodi. Anche se una squadra è molto superiore all'avversario, basta un'espulsione, o magari Calhanoglu che tira due missili nel sette. Le partite di questo tipo le decidono gli episodi, altrimenti l'anno scorso il City avrebbe giocato la finale".

Però la storia dice che le sorprese in finali di Champions sono rarissime…
"Ma infatti è corretto dirlo, ogni tifoso dell'Inter lo sa. Ma non è giusto partire battuti".

Sarà una sfida tra Onana ed Ederson. Da portiere, chi ti piace di più?
"Ederson lavora con Guardiola da anni, credo che nella comprensione del gioco sia un po' superiore. Onana è molto forte coi piedi, a me piace tantissimo: è bravissimo nella lettura degli spazi, è reattivo in porta. Ederson è al top da tanti anni, Onana ha avuto alti e bassi ma oggi si merita di essere paragonato a un portiere così".

Onana è anche cresciuto tanto.
"È un portiere fortissimo, l'ha dimostrato già da giovanissimo. Nella maniera di interpretare il ruolo in maniera moderna è già tra i migliori, insieme a Maignan: non voglio definirli sorprese, ma sono il nuovo che avanza tra i top".

Alla Sampdoria hai giocato con Skriniar e Correa. Il Tucu è in dubbio, ma in generale ha trovato alcune difficoltà all'Inter. È un limite caratteriale o cosa?
"Non credo sia questione di carattere o cattiveria, penso che sia difficile trovare continuità in mezzo ad attaccanti così forti. È l'unico diverso nel reparto offensivo a disposizione di Inzaghi: è quello che lega di più il gioco, forse è l'unico in rosa ad avere l'uno contro uno. Credo che l'Inter sia abituata a giocare in un certo modo e quando tocchi a Correa sia più complicato integrarlo".

Un'italiana in ognuna delle tre finali europee. Siamo tornati?
"Io lo dico da un paio d'anni: le società italiane, con mezzi diversi da quelle inglesi o dai due mostri sacri spagnoli, stanno lavorando bene. Il Milan e il Napoli sono due esempi, l'Inter sta facendo molto bene, la Fiorentina lavora bene anche sul mercato, la Roma ha uno degli allenatori più vincenti della storia. Se parliamo di Nazionale e di movimento è tutto un altro discorso, legato ai settori giovanili e alla fuoruscita di talenti. Però a livello di club ero sicuro che saremmo tornati, lo dice la storia Italiana".

Dell'Inter sei un ex, anche se è stata una parentesi non fortunata, rovinata dal grave infortunio. Ci pensi mai?
"Non tanto. Anche se devo essere sincero: un po' è dipesa da me. Dopo l'infortunio feci il diavolo a quattro per andare a giocare, l'Inter invece avrebbe voluto che rimanessi. Però ho solo ricordi positivi, la società si è comportata sempre in maniera meravigliosa con me. Ho avuto la fortuna di condividere sei mesi con calciatori che avevano vinto tutto. Non sono un tipo che ha rimpianti, essere andato da un'altra parte ti porta a conoscere nuovi posti e persone. Se fosse andata diversamente, magari non sarei andato alla Sampdoria e mi sarei perso tante cose stupende. Più che rimpianti, c'è stata sicuramente amarezza per quell'infortunio: quando mi sono fatto male ero all'apice della mia carriera, ero anche titolare in Nazionale perché Gigi (Buffon, ndr) era infortunato. Ma è così, è la vita: c'è di peggio".

A proposito di Sampdoria, è stata una stagione tosta.
"Io sono legatissimo a quel club e a quella città. La Sampdoria non merita di retrocedere, di rischiare il fallimento. Io spero solo che fino alla fine si possano fare le cose seriamente, che la Samp riparta, anche per i propri tifosi che hanno dimostrato anche quest'anno di essere tra i migliori al mondo".

Un pensierino a tornare in Italia l'hai fatto?
"Non lo so, devo decidere cosa fare. Fisicamente sto bene, può darsi che continui. Un pensierino lo faccio, certo. A 38 anni si vive di stimoli: se trovo qualcosa che mi riaccende la fiamma, ci provo".

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