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ESCLUSIVA TMW - Palermo, Ricciardo: "La speranza è la B in due anni"

di Andrea Losapio
Fonte: Dall'inviato a Carini (PA)
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

Il Palermo riparte dalla Serie D, con 37 punti in tredici partite, frutto di dieci vittorie consecutive, un record. TMW racconta la ripartenza dei rosanero, dopo il fallimento di Zamparini e l’epopea Tuttolomondo, ripartendo da Castagnini, Sagramola e Pergolizzi

“A Palermo mi fanno sentire calciatore”. A dirlo è Giovanni Ricciardo, attaccante del nuovo Palermo targato Mirri, uno delle punte di diamante a disposizione di Rosario Pergolizzi per la scalata in Serie D. “Sono stato davvero bene a Cesena (ha segnato 20 gol, ndr) pensavo fosse difficile stare meglio da altre parti. Dopo qualche mese qui posso dire che c’è un ambiente anche superiore. Lo dice la storia, la piazza è bella grande, è pazzesco, pure a livello di calore. La gente è fantastica”.

Però…
“Dobbiamo vincere. Quando abbiamo scelto Palermo, e il Palermo ci ha scelto, sapevamo benissimo che non c’erano alibi. Pure se eravamo partiti in ritardo, c’era un solo obiettivo, vincere il campionato. In un modo o nell’altro, ne siamo consapevoli”.

Perché Palermo?
“Dopo l’anno scorso avevo un sacco di richieste, sia in D che in C. Ho deciso di aspettare, volevo qualcosa che mi rendesse felice e orgoglioso. Quando ho saputo di quel che stava succedendo qui, con la ripartenza dalla D, ho visto in questa situazione il mio sogno, la mia opportunità più grande. Ho voluto aspettare finché non si concretizzasse. C’è stato un contatto con Sagramola ed è andato tutto per il verso giusto”.

Cosa significa questa esperienza?
“Tutto. Ho 32 anni, ma a parte l’età che conta il giusto e lascia il tempo che trova, è la più grande sfida della mia carriera. È il coronamento, pur immaginando un futuro non riesco a comprendere una situazione migliore di questa. Le emozioni che sto vivendo qui, pur essendo passati pochi mesi, sono intensissime, troppo belle. Sono quelle iniziali, spero e anzi, sono sicuro, ne vivremo di migliori. L’emozione non ha prezzo né categoria. Per me questo è un punto di arrivo, ora abbiamo solo un obiettivo e non penso ad altro”.

Come si trova con Pergolizzi?
“Bene, ama il proprio lavoro. È una persona con cui si può parlare, per me è fondamentale. Con le giuste distanze giocatore-allenatore, c’è fiducia”.

Parlava di emozioni: com’è giocare davanti a 20 mila persone?
“Anche a Cesena ce n’erano oltre 10 mila, alle volte 15. Era una bella bolgia, ma stiamo parlando di un’altra realtà. Palermo ha una risonanza pazzesca. Quando esci tutti ti fanno sentire giocatore, dal bambino di tre anni all’adulto di ottanta. Ti riconoscono, vogliono fare una foto con te, è un’emozione da tenersi stretto”.

Si sente la pressione?
“Dev’essere vissuta in modo positivo, sappiamo di giocare in una piazza importante. Ci hanno scelto, tutti vorrebbero quest’opportunità. È normale che se stai qui devi vincere, funziona così”.

Che persona è il presiente Mirri?
“Molto passionale, fa questo lavoro con il cuore. Gli brillano gli occhi se parliamo di Palermo. È stato necessario per riportare entusiasmo in città”.

Sagramola e Castagnini dovrebbero essere una sicurezza…
“Non hanno bisogno di presentazioni, nei rispettivi ruoli sono il massimo, si completano bene. Uno dal campo e l’altro alla scrivania, sanno fare al meglio il proprio ruolo. Ci mancano solo i risultati più importanti”.

Com’è giocare in un campo sintetico?
“Magari è più rigido, hai qualche problemino a livello fisico. Ma non è un alibi, non ce ne sono. È solo questione di mentalità, puoi allenarti a Wembley e perdere comunque”.

Com’è Ricciardo fuori dal campo?
“Non faccio nulla di particolare, conosco la città ma non bene perché, prima, mi piace raggiungere gli obiettivi. Poi mi posso godere le cose: allenamento, casa, qualche volta cena. Niente di che”.

L’infortunio di Sforzini l’ha responsabilizzata?
“Noi siamo chiamati per fare la differenza, non mi pesa più di tanto. Io sono zero, nessuno, ma è una cosa che ho dentro. Per giocare qui devi avere responsabilità. Anche qui, non ci sono alibi”.

Da qui a due anni dove si vede?
“Non ci penso. Non so cosa farò domani, devo rispondere? Spero che il Palermo sia in B, la speranza è esserci. Poi mi piace lavorare giorno per giorno, inutile andare troppo in là. È normale che la gente ci pensi”.

Un paio di battute a vuoto ci sono state.
“Vincere 10 partite consecutive non è stato mai facile, ma paradossalmente è stato perfino troppo illusorio. È un’impresa. Poi capita come contro Savoia e Palmese, la gente si chiede cosa succede. Ma non è nulla, è fisiologico avere un calo di risultati. Non solo noi, ma la Juventus, lo United, non esiste squadra che vince 38 partite. Siamo umani e non robot”.

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