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ESCLUSIVA TMW - Ds Dinamo Bucarest: "Umiliati ed esclusi dalla Superlega dei ricchi"

di Marco Conterio
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La storia della Dinamo Bucarest, uno dei club gloriosi del calcio rumeno, è quello di una società che è rinata grazie ai tifosi. Che grazie al loro amore e al loro impegno nell'azionariato popolare, hanno salvato la società negli scorsi mesi vista la gestione dello spagnolo Pablo Cortacero tra stipendi non pagati, investimenti e promesse non rispettate. I tifosi del club con 72 anni di storia e 18 titoli nazionali in bacheca, hanno fatto il tutto esaurito allo stadio in tempi di pandemia anche con l'impianto chiuso. Già. Questo grazie all'iniziativa Doar Dinamo Bucuresti, "Solo la Dinamo Bucarest", che ha portato l'apertura di un vero e proprio azionariato popolare da parte dei soci, non solo per il ticketing ma per gli investimenti nel club.

Così la storia della Dinamo sembra perfetta a far da contraltare all'iniziativa, fallita, della Superlega. La costruzione dal basso e la costruzione dall'alto. Tuttomercatoweb.com ne ha parlato proprio col direttore sportivo del club di Bucarest, Marius Nicolae, trentacinquenne arrivato a gennaio alla Dinamo per far quadrare i conti e sistemare al meglio presente e futuro del club.

Che pensa di questa Superlega, iniziata e finita in questi giorni?
"E' bene che sia finita: fosse successo davvero, sarebbe iniziato qualcosa di sbagliato. Siamo all'alba dell'Europeo, vicini a un Mondiale e per le sanzioni minacciate dalle istituzioni, magari non ci sarebbero stati i giocatori in Nazionale. Sarebbe stato un disastro per tutti, non solo per loro".
Cosa non le è piaciuto?
"Chi ha i soldi pensa a chi ha i soldi.
L'80% del calcio ha problemi concreti: adesso hanno creato la Conference League che è semplicemente la vecchia Intertoto. Se parliamo della mia Romania, siamo affezionati a questa competizione: già andare in Europa League è dura, quindi è una novità positiva".
La rivoluzione dei tifosi ha portato al cambiamento.
"E' giusto che tutti si siano svegliati. E poi che avrebbero fatto, si sarebbero scritti anche le proprie regole? Ne ho parlato qui con allenatori e giocatori. Qui tutti erano contro: nessuno, nessun ex giocatore, anche il mio miglior amico Cosmin Contra che ha allenato anche la Nazionale, che vive a Madrid, ha dato un parere positivo".
Come si è sentito, da direttore sportivo di un club che ha avuto difficoltà economiche, di una nazione che sarebbe rimasta fuori dai giochi?
"Ci sentivamo umiliati, esclusi. Fuori da quelli che possono stare alla tavola dei ricchi, lontani dalla torta che si spartiscono loro".
Sempre meno ricchi ma sempre più ricchi.
"Negli ultimi anni si sono acuite le differenze tra ricchi e poveri e avrebbero voluto farlo anche nel calcio. Noi siamo una nazione piccola, ma con tradizione e non avremmo potuto neanche sognare".

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