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Doppio summit per aggiustare l'Inter, ma il toto-allenatore è già partito. E non sarà tutta colpa di Inzaghi

di Ivan Cardia
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Confronti, input, nuove indicazioni. L'Inter che alza la testa e sbanda, poi alza la testa e poi sbanda di nuovo, in un preoccupante continuum nella discontinuità da inizio stagione, ha regalato ad Appiano Gentile una giornata, l'ennesima, in cui il consueto vertice post-partita si è diviso in due. Dirigenza e Inzaghi, tecnico e squadra, un telefono col filo che nelle intenzioni dei vertici nerazzurri deve trasmettere un solo vero messaggio: così proprio non si può andare avanti. Si poteva fare di lunedì anziché martedì? L'ennesimo non detto che confonde della serie poche o tante idee, ma confuse: si poteva fare lunedì, certo che sì. Ma lo si poteva anche far notare sin da domenica, che quel giorno di riposo fosse considerato inopportuno, anziché aspettare.

Aggiustare l'Inter. È la missione che Marotta, Ausilio e Baccin hanno dato a Simone Inzaghi. In campo e non, perché tutte il contorno di nervosismo che accompagna i momenti di difficoltà è un tema sin da inizio stagione, quando lo spogliatoio sembrava a tanto così da sbandare e in qualche modo il tecnico è riuscito a tenerlo unito. In classifica: il -18 dal Napoli, ça va sans dire, è ormai irrecuperabile per quanto eccessivo anche al netto del clamoroso exploit azzurro. Ma trovarsi impelagati nella corsa Champions, dopo un mercato nel quale, anche facendo i conti con le ben note incertezze societarie, la rosa si è rinforzata, anche no. Gli stessi alti e bassi, di senso diametralmente opposto prima e dopo il mondiale, rendono indecifrabili i motivi di una stagione che l'allenatore, gli ha fatto presente la dirigenza, ha il dovere di mettere a posto rispetto alle aspettative, o almeno a quelle avvicinabili oggi.

Ma il toto allenatore è già partito. Proprio l'Europa che conta, col non scontato ottavo di ritorno a Porto, è il miglior argomento che Inzaghi può tuttora spendere per un futuro nerazzurro. C'è anche il contratto, fresco di rinnovo, a dare potenziale tranquillità all'allenatore che, non ha paura di nasconderlo, sa bene di essere sotto esame ogni gara, ogni settimana. Inzaghi, insomma, è tutto fuorché certo di non essere l'allenatore dell'Inter nella prossima stagione. Fatte tutte queste considerazioni, la sensazione è anche che un toto-allenatore, in qualche modo, sia già partito. Primo nome, ironia della sorte, quel Thiago Motta carnefice interista al Dall'Ara: piace da tempo, è seguito con grande interesse da diversi mesi. È anche, rapporto qualità/prezzo, l'ipotesi più percorribile, PSG permettendo. Più complicato il fascino di due big italiani: Antonio Conte che non vede l'ora di rimettersi alla guida del Tottenham e Massimiliano Allegri che ha le sue gatte da pelare nella complicata stagione della Juve. A proposito di gradimento: non è un mistero quello nerazzurro nei confronti di Roberto De Zerbi, nel frattempo salito sul ricchissimo treno di quella Superlega che è la Premier League. E infine le ipotesi più fascinose, guardando all'estero e per questo più lontane anche per questioni economiche.

Non sarà tutta colpa di Inzaghi. L'attenzione all'aspetto economico sulla - eventuale, giova ripeterlo - scelta di un post Inzaghi ricorda però che la stagione dell'Inter, e in generale il momento dell'Inter è complicato non soltanto per colpa del tecnico piacentino. Anzi, come sempre le difficoltà nascono dalla testa: Zhang ha ribadito anche di recente il proprio impegno, ma la sostenibilità della proprietà cinese sul lungo periodo è un tema di non poco conto, e condiziona tutto il resto. La rosa, si diceva, si è rinforzata: pochi dubbi, ma è altrettanto innegabile che qualche limite lo abbia. Il più evidente, l'assenza di uomini che vincano gli uno contro due, che saltino l'avversario, che cambino la partita con una giocata. Qualcuno ha detto Dybala? Il mancato arrivo dell'argentino, a oggi forse il più grande rimpianto in sede di mercato, non è certo imputabile al solo Inzaghi. Il caso Skriniar e più in generale i ben nove giocatori a oggi incerti su quale sarà il proprio futuro, idem. La stessa gestione di uno spogliatoio storicamente delicato, e che per carità Conte mise in riga con la sua disciplina para-militaresca, non può essere imputabile solo a Inzaghi. Per dirne una, a proposito di inopportunità: la scelta di affidare la fascia da capitano a Brozovic, intollerante a uscite mediatiche anche quando, come ha fatto Lautaro, c'è da metterci la fascia, è stata molto criticata. Sono tante situazioni delicate, per il destino a lungo periodo dell'Inter, e non di tutte può essere data la colpa al tecnico piacentino.

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Domenica 5 Maggio 2024
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