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Dalla maglia di Baresi ad Atene 2007 e al gol al Novara. Pippo Inzaghi si racconta a DAZN

di Tommaso Bonan
Fonte: milannews.it
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Filippo Inzaghi, ex attaccante ed ex tecnico del Milan, ha rilasciato una bella intervista a DAZN. Ecco le sue parole riportate da milannews.it:

Sul fratello: "Tecnicamente Simone era più forte di me. Lui ha convissuto con un problema alla schiena importante che non gli ha permesso di andare al Milan, Dopo il Piacenza, prima di andare alla Lazio, doveva andare al Milan, ma fu bocciato proprio per questo problema alla schiena che ha sicuramente condizionato la sua carriera da calciatore. Però penso che quello che non ha avuto da calciatore lo sta avendo ora da allenatore".

Sulla doppietta al Real: "Fu una serata magica. Ero partito dalla panchina, ma avevo portato due maglie per celebrare i gol numero 69 e 70 in Europa. Poi entrai e segnai una doppietta. Una di quelle maglie l'ho portata poi a Borgonovo. Quando penso a quella partita mi viene in mente anche il giorno dopo in cui gli ho portato la maglietta. Fu una partita memorabile, riuscì a superare Raul, poi vabbè sono arrivati Messi e CR7... A fine partita Mourihno mi abbracciò e mi disse che sperava non giocassi".

Sulle maglie: "Vi racconto questo aneddoto: giocavo nel Parma, ero un ragazzino e volevo la maglietta di Baresi. Giocammo contro il Milan, io indossavo la 16, forse non entrai nemmeno in campo. A fine partita Baresi mi ha dato la sua maglia e mi ha chiesto la mia. Questo mi è servito durante la carriera perchè anche a me, contro le piccole, mi chiedevano la maglia e io ho sempre chiesto la loro. E' una questione anche di rispetto".

Su Istanbul 2005 e Atene 2007: "E' incredibile che in quel periodo abbiamo giocato tre finali di Champions in cinque anni. Nel 2005 ero infortunato e andai in tribuna ad Istanbul. Anche nel Mondiale per Club contro il Boca che abbiamo perso non stavo bene. Quindi avevo il rammarico per quelle due partite. Per fortuna poi abbiamo vinto ad Atene e anche il successivo Mondiale per Club entrambe con una mia doppietta è stato qualcosa di incredibile e magico che ripaga la serietà e la passione che ho sempre messo nel calcio. Il primo gol di Atene? Quell'anno ne ho fatti tre in quel modo: uno nel derby, uno contro l'Empoli e appunto uno ad Atene".

Sullo studio degli avversari: "Io ho sempre studiato tanto gli avversari. Non erano i difensori a marcarmi, ma io marcavo loro. Lo insegno anche ai miei giocatori adesso, anche se non è una cosa facile da capire".

Sul derby di Milano: "Ho fatto gol al primo derby con Terim. Non ne ho fatti tanti, ma ne ho fatti di importanti. Io ho vissuto anche i due derby di Champions del 2003".

Su San Siro: "Io venni al Milan anche per giocare a San Siro. In quello stadio ho realizzato i miei sogni. Mi ha sempre stimolato tanto e caricato".

Su Milanello: "E' eccezionale. Non ti mancava nulla. Si giocava anche a carte, mentre ora non sa giocare più nessuno. Era un modo anche per stare insieme. Ora non succede più. Adesso appena si finisce di mangiare spariscono tutti. Bisogna riscoprire per me certi valori".

Sull'addio al calcio giocato: "Dopo Milan-Novara sapevo che sarebbe state l'ultima partita con il Milan, ma non la mia ultima gara da calciatore in assoluto. Pensavo di giocare ancora, quindi l'ho vissuta un po' meno male. Devo ringraziare Galliani che mi ha aspettato fino ad agosto, mi aveva offerto la panchina degli Allievi Nazionali del Milan, ma io volevo ancora giocare. I due anni nel settore giovanile del Milan sono stati bellissimi. Quando ho vinto il Torneo di Viareggio con la Primavera, per me era stato come vincere la Champions".

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