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Coraggio e entusiasmo, così Pecchia ha sconfitto Fonseca. La Serie A scopre i talenti del Parma

di Tommaso Rocca
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E’ stato un risveglio dolce per i tifosi del Parma. La prova di forza di ieri dei crociati ha regalato una notte di gloria alla città, che dopo tre anni di assenza ritorna subito protagonista in Serie A. Erano passati ben 1259 giorni dall’ultima vittoria del Parma in massima serie. Ieri la squadra di Pecchia ha conquistato i primi tre punti della stagione e lo ha fatto nel migliore dei modi: rimanendo fedele ai propri principi e alla propria identità. Un particolare che non va sottovalutato, soprattutto quando si gioca contro una squadra che si chiama Milan e che in squadra annovera campioni come Leao, Maignan e Theo Hernandez. Ad inizio stagione il Parma si è presentato con buona parte del gruppo della Serie B, tanti giovani con poca esperienza ma tanta voglia di stupire. Qualcuno temeva che un gruppo così giovane non sarebbe riuscito a gestire il salto di categoria: ogni dubbio invece è stato spazzato via dalla squadra di Pecchia, che non ha mai vacillato di fronte ad un Milan sicuramente più forte, ma surclassato dalla vivacità, dal ritmo e dalla personalità dei giovani talenti crociati. Il Parma non solo ha vinto, ma ha meritato di battere il Milan e questo rende il successo ancora più clamoroso e incoraggiante in vista delle restanti 36 gare di campionato. Un campionato che ora non può più sottovalutare questo Parma e soprattutto non può che ammirare i giovani talenti che stanno facendo innamorare una città. Ma come è possibile che una neopromossa sia riuscita a mettere i piedi in testa ai vice-campioni d’Italia?

Per analizzare la crescita di questo gruppo, bisogna fare un salto indietro. Per facilitare chi non avesse seguito gli ultimi campionati di Serie B, riavvolgiamo il nastro tornando addirittura alle ultime apparizioni del Parma in Serie A. Prima dell’insediamento del presidente Krause, il Parma veniva da due salvezze in Serie A, costruite attraverso la difesa d’acciaio in stile catenaccio e le ripartenze in contropiede, spesso condotte dal rapidissimo Gervinho. Arriva l’ambiziosa proprietà americana, che vuole vincere attraverso un calcio spettacolare e soprattutto portando avanti un percorso di valorizzazione dei giovani. Pioggia di acquisti, perlopiù ragazzi sconosciuti, e cambio in panchina, via il pragmatico D’Aversa, al suo posto Liverani. La squadra però non decolla mai e precipita in zona retrocessione, senza mai più uscirci, nemmeno con il ritorno di D’Aversa in panchina. Si deve ricominciare dalla Serie B, con un progetto nuovo che riparte dai giovani già presenti in rosa: qualche nome che forse ora non è più sconosciuto. I vari Man, Mihaila, Sohm, Balogh, a cui dal mercato si aggiungono Bernabé e Delprato, tutti guidati dalla leadership di Buffon. La prima stagione di Serie B però è un enorme delusione: con Maresca prima e Iachini poi, la squadra non decolla mai e finisce addirittura fuori dai playoff. Si riparte l’anno dopo e la società decide di puntare su quello che diventerà l’artefice di buona parte di ciò che scopre oggi la Serie A: in panchina arriva Fabio Pecchia.

Pecchia e il suo staff si mettono al lavoro e con pazienza il tecnico crociato inizia a prendere confidenza con i tanti giovani presenti in rosa, talenti dal grande potenziale inespresso, mai effettivamente diventati gruppo. La prima parte di stagione procede tra alti e bassi, ma Pecchia inizia ad avere risposte dai suoi giocatori e soprattutto inizia a trovare nuove soluzioni per aggirare i grandi problemi riscontrati fino a quel momento. In Serie B, il Parma di Pecchia sulla carta è superiore per tasso qualitativo a tutte le squadre avversarie e si trova quindi a dominare le partite sul piano del gioco. Tuttavia, contro le difese arcigne e chiuse della Serie B, i crociati continuano a mantenere un possesso palla sterile e sembrano spesso incapaci di rendersi concretamente pericolosi. Pecchia, invece che imbastire tatticismi stringenti, capisce di dover liberare l’estro e la fantasia dei migliori talenti che ha disposizione. La squadra inizia a giocare con maggiore leggerezza e inizia a divertirsi in campo, oltre che a divertire. Tatticamente si lavora ad un palleggio rapido, che sappia funzionare anche in spazi stretti. Ma soprattutto si lavora per cercare di trovare un equilibrio, pur mantenendo una formazione dall’alto potenziale offensivo. Pecchia ci riesce, grazie al sacrificio che ottiene dai suoi attaccanti ma anche e soprattutto dal lavoro di qualche pedina fondamentale che possa fungere da equilibratore, Estevez su tutti. I risultati iniziano ad arrivare e man a mano che la squadra prende fiducia, inizia a giocare con maggiore leggerezza, riuscendosi ad esprimere al meglio. La promozione sfuma ai playoff, ma l’anno dopo il Parma si presenta ai nastri di partenza con meccanismi tattici ben rodati e grande consapevolezza. Pecchia decide di affidare la difesa ad un giovane Circati, che già aveva mostrato ottime cose nelle precedenti stagioni, e soprattutto l’attacco ad un altro giovane, Bonny. Giocatore mobile, che non lascia riferimenti, capace di svariare su tutto l’attacco e aprire gli spazi per i compagni. L’attaccante perfetto per il gioco di questo Parma.

La stagione inizia e il Parma domina la Serie B dalla prima all’ultima giornata. La squadra di Pecchia sbaraglia la concorrenza, giocando un calcio propositivo, che grazie al collettivo riesce ad esaltare il talento dei singoli. Si gioca con la spensieratezza che deve avere un gruppo giovane, che ora è consapevole anche della propria forza. Il tutto mantenendo fede alla propria identità: brillantezza, entusiasmo e leggerezza. Questi stessi ingredienti ieri hanno steso il Milan di Fonseca. Questo Parma infatti non è solo catenaccio e contropiede, anzi tutt’altro. E’ una squadra che vuole palleggiare e non ha paura di farlo in spazi brevi, che sa aggredire gli avversari e, all’occorrenza, anche abbassarsi e chiudere gli spazi. Tutto in questa squadra ormai funziona in armonia, dai movimenti offensivi a quelli difensivi. Questo perché nei due anni di Serie B, mister Pecchia ha imparato a conoscere i suoi ragazzi e lavorando quotidianamente con ognuno di loro, ha costruito una squadra in cui ognuno riesce ad esprimersi al 100%. Questo è il segreto di un Parma che si conosce, che sa cosa vuole fare in campo e che ha un’identità precisa. A differenza di un Milan che invece ieri non è mai stato un collettivo. La superiorità individuale dei rossoneri è stata sbaragliata dall’organizzazione e dal coraggio di un Parma che, da neopromosso, ha mantenuto fede al lavoro fatto in questi anni. In più, a differenza della Serie B, ora il Parma, trovando spazio anche in campo aperto, può valorizzare la velocità di Man, Mihaila e anche dell’ultimo arrivato Almqvist. Giocatori che per caratteristiche possono essere devastanti in contropiede, un’arma di vecchia conoscenza del Parma. L’azione che però ben racchiude lo stile di gioco del Parma di Pecchia è quella del vantaggio siglato da Man: otto calciatori coinvolti, un giro palla che parte da destra, va a sinistra e poi torna a destra, sempre in verticale, fino ad arrivare al finalizzatore Man. Tutto in soli dodici tocchi. Una manovra che può funzionare solo se in squadra hai del talento e soprattutto se tutti i meccanismi funzionano. Il Parma visto oggi è una macchina perfetta, che Pecchia ha iniziato a costruire pezzo per pezzo due anni fa, e che ora viaggia spedita, sorprendendo l’intera Serie A. E soprattutto, continuando a divertire e a divertirsi.

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