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Conte dopo il 4-2: "Pazza Inter? Non so e non m'interessa. Non siamo una grande squadra"

di Ivan Cardia
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Vittoria in rimonta per l’Inter di Antonio Conte, che ai microfoni di Sky analizza così il 4-2 a Torino e la prova della sua squadra. Pazza Inter o no? “Che sia pazza o no, non lo so e non mi interessa. Io devo fare un’analisi attenta, dettagliata e determinata. L’atteggiamento nostro, nella prima frazione, è stato negativo: non mi è piaciuto assolutamente. Avevo chiesto furore agonistico, anche perché noi possiamo parlare di qualità tecniche, di aspetti tattici e organizzativi e tutto. Però poi alla fine in campo devi mettere tutto. Noi abbiamo un bicchiere, che è mezzo vuoto per la prima parte: negativa, anche se capisco che quando si torna dalle nazionali tutte le squadre hanno delle difficoltà. Dobbiamo migliorare, l’anno scorso eravamo feroci, i nuovi si devono adeguare a questa situazione. La prima frazione non mi è piaciuta, poi i ragazzi sono intelligenti e io devo usare bastone e carota. La seconda parte è il bicchiere mezzo pieno, dimostra che c’è la voglia di voler vincere la partita”.

C’è la squadra. Ma come si spiega che serva una scarica elettrica?
“Dimostra che abbiamo tanta strada da fare per diventare una grande squadra, che non permette queste situazioni o lo permette una tantum. Una grande squadra in dodici partite non può permettersi tante rimonte. Significa che non lo siamo e che dobbiamo lavorare per diventare una grande squadra. Ecco perché quando sento giudizi esagerati mi vengono i peli dritti, so il percorso che dobbiamo fare e per cui dobbiamo passare. Delle volte a sentire ci si fa ammaliare, noi dobbiamo restare coi piedi per terra, fare i solchi in campo quando giochiamo. E poi lì potremo parlare di Inter protagonista, che vuole lottare per vincere. Altrimenti sono chiacchiere, che tanti fanno anche per crearci problemi”.

Beh, la gente dice quello che pensa. Non per dare fastidio a qualcuno o a qualcun altro.
“Io mi auguro che parli sempre di calcio. E che faccia analisi oneste: quando c’è onestà intellettuale mi va bene tutto. Poi se parliamo di tre o quattro rimonte, non è una cosa da grande squadra”.

Chiede troppe cose ai centrocampisti?
”Quando butti il cappello in aria può succedere di tutto. C’è sempre un filo conduttore, altrimenti di che parliamo? Di chiacchiere da bar. Se il calcio è cappello in aria, tutti avanti a fare la lotta, non sono io quell’allenatore, magari ne conoscete qualcuno voi così. Io penso di aver vinto qualcosa in carriera, non buttando il cappello all’aria e andando avanti di fisico e di furore. Non posso accettare che venga detta una cosa del genere”.

Però a volte, quando provate a giocare, lo fate con troppa lentezza.
“Diciamo che prima eravamo molto lenti e poi abbiamo alzato il ritmo, così che la palla girava velocemente. Giancarlo (Marocchi, ndr) quando giocavano noi erano altri tempi. Ora è tutto diverso, l’allenatore dà un’impronta. Prima era molta improvvisazione, è giusto che lo sappiate e che capite il calcio, che non è cappello in aria e tutti avanti”.

Lo devono capire i suoi calciatori.
“Mah, loro o voi, non lo so”.

Però siete partiti troppo piano.
“Sicuro, ma infatti io ho parlato di lentezza, di furore agonismo. Quando andavamo a pressare eravamo molli, poi abbiamo alzato l’intensità abbiamo ribaltato la situazione. Diciamo che è abbastanza chiara”.

Ora test col Real Madrid.
“Sono tutti test. Ripeto: noi non siamo una grande squadra. Dobbiamo lavorare tanto, non dobbiamo mai dimenticare che bisogna arrotolarsi la camicia e mettere il campo in salita per gli avversari. Allora, unita alle altre cose, l’Inter può dare fastidio a tutti. Altrimenti andiamo avanti così: 2-0 e devi rimontare, fare tutto un percorso”.

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Domenica 5 Maggio 2024
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