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Cagliari, Giulini: "Sono avvelenato. Mi è anche capitato di sentirmi tradito dalla squadra"

di Simone Lorini
"Anche se da fuori fate fatica a crederci, io ho l’impressione che tutti ora ad Asseminello vogliono la salvezza"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini è intervenuto ai microfoni di Radiolina a pochi giorni dalla decisiva sfida salvezza che vedrà i rossoblù opposti al Parma sabato sera: “Oggi i ragazzi si sono allenati e in questi due giorni faremo il ritiro e si concentreranno. Dovranno mettere in campo quello che non hanno messo nelle altre precedenti 30 gare. Si tratta della partita della vita. Nella salvezza ci crediamo ma crediamo ancora di più di battere il Parma, pensiamo all’obiettivo breve e poi penseremo alle successive. Non pensiamo ora alla salvezza e a quante vittorie fare. Se qualcosa non è stato messo in campo fin qui va messo sabato. Noi abbiamo fatto un percorso fino alla gara con il Torino che non è stato un buon percorso, non sono arrivate le soddisfazioni che dovevano arrivare. Poi abbiamo cambiato allenatore, abbiamo iniziato bene e poi siamo caduti nei vecchi errori del passato. Per esempio se avessimo affrontato la gara alla Juventus come abbiamo giocato a San Siro contro l’Inter magari avremmo fatto un altro risultato. Non sono deluso per la stagione, sono avvelenato e faccio fatica a esprimere la rabbia che ho dentro. Non parlo di monte ingaggi, ma abbiamo dei grandi campioni da Godin a Radja, da Simeone a Rugani. Abbiamo una rosa importante e quindi a maggior ragione non ci si aspettava di lottare così. Volevamo fare meglio dell’anno scorso, nonostante la difficile situazione con gli stadi chiusi e i bilanci che piangono, creando un’identità. Eravamo consci di alcune debolezze della rosa ma non ci aspettavamo di ritrovarci così. Ne verremo fuori con pazzia, forza della disperazione e fame”.

Un monte ingaggi da altra classifica:
“Non so se le classifiche siano così accurate, ma sicuramente abbiamo un monte ingaggi superiore da altre stagioni ma non contano le figurine nel calcio. Conta la voglia di salvare il nostro Cagliari. Questo è quello che chiedo e che spesso non ho visto. Io non parlo spesso però l’ho fatto dopo la Juventus per esprimere quello che sta mancando a questa rosa. E lo stesso è successo contro Spezia e Verona. Fatico a capire perché a questo punto non siamo ancora una squadra. Ora il tempo è finito, dobbiamo compattarci ed entrare con un gruppo coeso”.

Di chi sono le colpe di questa stagione?
“Un’analisi di quello che è successo con Di Francesco l’ho già fatta nella presentazione di Semplici. Probabilmente questo gruppo fatto di campioni ha peccato di valori diversi per salvarsi. Poi abbiamo avuto l’infortunio di Rog, che a centrocampo reggeva il nuovo modulo di Di Francesco. Non abbiamo mai ritrovato la sua dinamicità. Poi abbiamo avuto il focolaio interno con gli uruguaiani e abbiamo fatto un mese con una situazione complicata. Insomma, le cause sono tante. Anche perché parliamo della rosa più importante che abbiamo da quando io sono presidente”.

C’è aria di rassegnazione o paura nella squadra?
“Non c’è rassegnazione perché comunque al di là di alcune brutte prove poi io ho visto sempre una reazione fino all’ultimo minuto, magari a volte in maniera disordinata o sbagliando dei gol. E non l’ho vista nemmeno oggi questa paura, tutti ci credono nell’impresa. Ma non dipende da crederci o meno, dipende da vincere con il Parma. E devono fare una grande partita sabato”.

Quale futuro per questo Cagliari?
“Il futuro non va programmato adesso che non sai in quale categoria giocherai l’anno prossimo. Prima capiamo in che categoria saremo. Ora pensiamo a lottare fino all’ultimo secondo per restare in Serie A”.

Chi resterà in caso di B?
“Molti giocatori importanti se sarà Serie B dovranno rimanere, non è che smobilitiamo e andiamo in Lega Pro l’anno dopo. Poi ci saranno delle valutazioni da fare ma non voglio pensarci nemmeno adesso”.

In caso con Giulini da presidente ancora?
“Abbiamo già dimostrato con la prima retrocessione che siamo una società che sa reagire. Chiaro che noi abbiamo un progetto che mirava a puntare qualcosa di importante nell’anno del centenario. Ci siamo riusciti per un girone e poi siamo entrati dentro un vortici. Chiaro che qualche riflessione la dovrò fare se siamo arrivati in questa situazione. Poi le valutazioni si fanno su presidenti, giocatori e allenatori. Sarà giusto rimettersi tutti in gioco visto che la programmazione non ha portato negli anni a quanto sperato, e la colpa non è del Covid”.

Le ultime quattro partite:
“C’è il parallelismo di quanto fatto con l’Inter che non è stato fatto con Juventus, Verona e Spezia. Ma abbiamo già detto tante parole. Ora non c’è tanto da chiacchierare ma da regalare tre punti ai tifosi sabato. Anche perché così non va bene, io ho sempre avuto la fortuna di camminare per Cagliari a testa alta e non mi va in questo momento di provare un senso di vergogna per la piazza. Mi aspetto di stravolgere in queste otto partite questa stagione. Dobbiamo essere forti a non cercare alibi, vi potrei dire che non avere le solite 15mila persone dentro la nostra piccola arena sia stata una grave mancanza. Perché molte gare non sarebbero finite come sono finite, ma non voglio cercare delle scuse per la situazione attuale. Non voglio sentire certe cose che poi diventano alibi. Il discorso è che con gli stadi vuoti i ritmi sono diversi e chi è disperato può anche fare più punti in trasferta e noi dobbiamo essere bravi a trasformarlo in un nostro punto a favore”.

Sulla sfiducia a Dal Pino:
“Si è creato un gruppo contro l’ingresso dei fondi nella Lega di A, che oggi hanno sfiduciato il presidente. Non capisco cosa ci sia dietro, la vedo come una carognata. Dal Pino ha lavorato bene, ha portato una nuova opportunità che potevamo votare. Con tutto il rispetto per il presidente sardo Balata mi auguro di avere ancora Dal Pino l’anno prossimo”. Il rimpianto più grande? “Volevo cambiare allenatore prima del Torino, senza nulla togliere a Di Francesco, e invece la decisione l’ho presa nella settima successiva ai granata. Avrei dovuto farlo primo. Ecco questo è forse il passo che potevo non fare”.

Vede analogie con l’anno 2014-15?
“Al di là del fatto della volontà di divertire in campo non vedo analogie, quella era una squadra giovane con tantissimi molti acquisti. Non avevamo l’esperienza per restare in A. Noi quest’anno abbiamo speso circa 10 milioni per gli acquisti (6 per Marin e 4 per Zappa) e credo che entrambi i giocatori abbiamo dimostrato di poterci dare una mano e di valere quei soldi. Non penso che abbiamo sbagliato il mercato, abbiamo confermato quelli più importanti. Insomma, non vedo analogie e sono convinto che quest’anno non finirà come quella volta. Sempre che sabato non falliamo”.

Si sente tradito da qualcuno?
“Sarebbe sbagliato parlare di singoli. Mi è capitato di sentirmi tradito dalla squadra ultimamente ma non voglio parlare dei singoli. E anche se lo volessi fare la sensazione, anche se da fuori fate fatica a crederci, io ho l’impressione che tutti ora ad Asseminello vogliono la salvezza. Però devono dimostrarmelo sabato in campo. Non credo che nessuno pensi ad essere venduto o che stia pensando a tornare dalla rosa da cui è in prestito. Non trovo traditori in particolare però dal gruppo a tratti mi sono sentito tradito”.

Ha l'impressione che alcuni giocatori presi a gennaio siano risultati poco pronti?
“In questo momento è normale che sia io in primis, che poi allenatore e giocatori siamo delle incudini. Vale tutto, che i tifosi siano avvelenati più di me ci sta, è normale. Qualsiasi considerazione è frutto di questo. Sul regista posso dire che abbiamo altri giocatori che hanno caratteristiche da playmaking, come Deiola o Radja. Di Francesco pensava lo fosse Marin. Poi si può giocare anche senza regista, non te lo ordina il medico. Che questa rosa abbia delle carenze lo sapevamo fin dall’inizio, ma non pensavamo avrebbe fatto così pochi punti. Non me lo aspettavo e non credo sia il suo valore. Ci sono stati dei problemi ma non credo alla sfortuna. Credo solo che solo con la carogna riusciremo a ribaltare questa situazione”.

C’è qualcuno che può salvare questo Cagliari più di altri?
“Io credo che gran parte di questa rosa ha performato sotto il proprio livello, sotto alle aspettative. E ne sono consci. E questo è il motivo reale per cui siamo in questa situazione. Però da Godin a Nainggolan a Nandez sono questi i campioni, ma anche Joao e Pavoletti, che possono trascinarci e trascinare i più giovani. Da questi io mi aspetto tanto e nei loro occhi oggi al campo ho visto la voglia”.

Soddisfatto di Semplici fin qui? Ci sarà anche l’anno prossimo?
“L’allenatore ha i meriti della squadra e gli stessi demeriti. Meriti per San Siro, Crotone e Bologna e demeriti con la Juve e con Spezia e Verona. In questo momento c’è una simbiosi totale con l’allenatore e il gruppo. L’allenatore verrà giudicato a fine stagione come ogni singolo. In questo momento non voglio pianificare scenari che non siano massima categoria. E se sarà Serie A ripartiremo da lui. Ora servono i fatti. Ho parlato oggi perché serve vista la situazione ma ora parola al campo”.

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Sabato 18 Maggio 2024
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