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Batistuta: "Penso che il Napoli vincerà lo scudetto. Mi piacerebbe tornare in Italia da dirigente"

di Lorenzo Di Benedetto
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Presente in collegamento dall'Argentina negli studi di DAZN, Gabriel Omar Batistuta ha parlato di vari argomenti, a cominciare dal Mondiale in Qatar, vinto dall'Albiceleste: "Sarà difficile ritrovare un Mondiale così. Ho giocato negli Stati Uniti, in Francia e in Giappone. Non è mai stato così semplici. Squadre e tifosi non hanno mai cambiato albergo, non contava arrivare primi o secondi per la logistica. Per questo per me è stato incredibile, si arrivava tranquillamente agli stadio, si entrava facilmente.

Cosa è stata e cos'è Firenze per Batistuta?
"È stata la mia seconda casa, sono arrivato lì a 22 anni e sono andato via a 31. Con mia moglia ho avuito 3 figli lì, e a un certo punto avevo più amici a Firenze che in Argentina. Tuttora è la mia casa, ho capito subito la mentalità dei fiorentini e c'è stata subito sintonia. Mi sono trovato benissimo, mi è dispiaciuto tanto non dare ai tifosi lo scudetto. Ci ho messo il cuore, insieme ai miei compagni, ma non ci siamo riusciti".

Come vede queste Serie A?
"Secondo me vincerà il Napoli. Faccio il tifo per loro, perché penso che se lo meriti. Ci prova da 7-8 anni, ci è andato vicino ma non ci è mai riuscito. Quest'anno lo vedo più convinto. Il vantaggio è importante e non penso che le altre possano riprendere gli azzurri".

Cosa pensa della Roma di Mourinho?
"La vedo qualche volta. L'allenatore ha riportato entusiasmo nella tifoseria. Il mio rapporto con Roma è bellissimo, eravamo una grandissima squadra e i tifosi mi amano ancora. C'era la voglia di vincere, importantissima, e la vittoria della Lazio dell'anno prima ci ha dato una spinta in più e ci ha aiutato. Sono riuscito a prendermi quello che avevo cercato per 10 anni, ho un bellissimo ricordo e devo dire che l'anno che abbiamo vinto lo scudetto facevamo fatica a uscire di casa. L'esperienza è stata bellissima".

Parole poi su Mihajlovic e Vialli.
"Volevo poi onorare Sinisa e Gianluca, due esempi per tante generazione. Esempi di voglia, di lotta. Facevano vedere che si possono fare grandi cose comportandosi sempre bene. Non siamo mai stati amici ma li ho sempre ammirati e rispettati. Voglio stringermi con le loro famiglie".

Come vede la Fiorentina di adesso?
"Vedo una società che ha voglia di fare, venuta con tanta voglia ma con una mentalità americana in Italia. Non è stato facile entrare: hanno venduto un paio di pezzi grossi come Vlahovic e Chiersa e non sono d'accordo. Se vuoi vincere devi tenerli. Hanno buone intenzioni e penso che possano fare qualcosa di buono. Commisso mi ha detto che vuole vincere in poco tempo, ma penso che potranno farlo forse più lentamente".

Osimhen è il miglior attaccante della Serie A?
"Non lo so ma certamente è quello più determinante. I suoi gol valgono punti pesanti, mi piace tanto e si vede che è importante per la squadra. A volte sembra troppo voglioso, gli direi di stare appena più calmo, ieri ha rischiato di essere espulso. È un attaccante che porta punti".

La rivedremo in Italia come allenatore o dirigente?
"Amo l'Italia, lo devo confessare, mi sento a casa lì. Ho fatto il corso da allenatore ma mi vedo più come dirigente e ne approfitto per lanciare un appello. Penso di essere preparato ma non ho bisogno di prendere la prima cosa che mi capitano. Se arriverà un progetto stimolante dirò sì".

C'è qualcuno che le assomiglia nel calcio di oggi?
"Non ci sono più attaccanti con caratteristiche come le mie o di Vieri. Potevo stare 89 minuti senza toccare la palla e non mi interessava neanche. Lottavo e studiavo gli avversari e i portieri. Oggi c'è Haaland che per qualcosa assomiglia a me ma comunque è diverso".

Quanto possono dare Di Maria e Paredes alla Juve?
"Possono dare tanto ora, come potevano dare anche prima della sosta, ma gli infortuni ci stanno. Poi si specula sul Mondiale, c'è chi dice che non hanno dato il massimo per preservarsi, ma gli stop capitano".

Il paragone tra Maradona e Messi regge?
"Questa è una bella domanda. Quelli della mia generazione pensano che Maradona abbia avuto qualcosa in più, ma perché lottava per altre cose, per la guerra delle Malvinas, per il suo carisma. Ha fatto la differenza per questo. I giovani di oggi è normale che stravedano per Messi, sono 20 anni che gioca a questi livelli. Al Mondiale si era capito dal primo giorno che l'Argentina avrebbe vinto. Per l'atmosfera che c'era intorno a Messi.

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