Balbo: "L'Inter non mi volle per la mia grafia, scelsero Pancev e io andai a Roma"
"La vita è fatta di coincidenze. Bilardo in Copa América mi volle come ventitreesimo, avrei dovuto solo allenarmi e invece ci fu un infortunio". Abel Balbo, intervistato da La Stampa, ricorda così il suo approdo all'Udinese. Il centravanti argentino, poi protagonista in Italia anche con Roma, Parma e Fiorentina, fu notato dal ds friulano Marino Mariottini, andato a vedere la Selecion per Sensini. E oggi Balbo confessa che all'epoca non sapeva neanche dove fosse Udine: "La cercai sul mappamondo, ero intimorito ma la città adottò me e mia moglie. La Serie A era al top, mi dissero che sarebbe stato un miracolo se avessi segnato 10. Arrivai a 11, ma retrocedemmo".
In carriera fu vicino all'Inter.
"Cenai a casa di Pellegrini, con Mariottini che nel frattempo era diventato dirigente nerazzurro. Trovammo l'accordo su tutto, mi chiesero un autografo e scoprii dopo che sarebbe servito per un esame grafologico. Non lo superai, scelsero Pancev e andai alla Roma di Sensi, di cui fui il primo acquisto".
Quanto è cambiato il calcio da allora? "L'Italia non è più una potenza mondiale, è un dato di fatto. Il livello è più basso, ma il campionato resta difficile e appassionante. Si va a velocità doppia rispetto ai miei tempi, con più fisicità e nuovi metodi. Non è meglio né peggio, è solo diverso".