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Antonio Conte come Marcello Lippi: all'Inter la juventinità sarà sempre un problema serio

di Andrea Losapio
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

L'Inter a cavallo del millennio arrivava da una stagione complicata. Prima Simoni, poi Lucescu, in terz'ordine Castellini, infine il mitico Roy Hodgson, ricordato in nerazzurro soprattutto per avere bruciato un giovanissimo Roberto Carlos (salvo poi costruirsi una carriera straordinaria in Inghilterra). È un'annata maledetta perché Ronaldo si infortuna ed è reduce dall'episodio immediatamente precedente la finale del Mondiale, con le immagini della discesa dall'aereo più conosciuta della storia del calcio: colpa di una crisi appena prima della sfida del suo Brasile contro la Francia.

Per accorciare il gap con le migliori si punta sull'allenatore più in vista del momento, libero perché si è appena dimesso dalla Juventus: è Marcello Lippi, reduce da una vittoria in Champions League e da due finali, più una Intercontinentale e svariati trofei qui e là. È l'uomo forte che deve traghettare l'Inter verso uno Scudetto appena sfiorato due anni prima, con il presunto (ed evidente) fallo da rigore di Iuliano proprio su Ronaldo a incendiare ulteriormente gli animi di una rivalità storica.

Si rivela una mossa sbagliata, perché il mondo interista è quanto di più lontano possibile da quello juventino. Dalla voglia di vincere di Moratti alla necessità di farlo degli Agnelli. E il passato è qualcosa che i tifosi non gli perdonano, tanto che dopo un quarto posto in Serie A - che significa accesso ai preliminari di Champions League - Lippi dura una giornate e viene esonerato dopo la sconfitta contro la Reggina. 504 giorni che passano dalla presenza elefantiaca di Baggio in un attacco con Ronaldo e Vieri,

La sua continua lite con il Divin Codino - che nelle scelte finisce dietro anche a un giovanissimo Mutu - lo porta su una china perigliosa. Alla fine dovrà ringraziarlo, perché nello spareggio contro il Parma è proprio Baggio a trascinare la squadra in Champions League, siglando il 2-1 a pochi minuti dal termine (ci penserà Zamorano a fare tris) e salvando la panchina a Lippi. Che dal canto suo non si scosta di un millimetro, innescando un'altra piccola guerra con Recoba - che lo accusa di farlo giocare solamente quando mancano gli altri - e prendendo giocatori discutibili sul mercato come Vampeta, Cirillo, Robbie Keane e Hakan Sukur.

Il disastro si compie ad agosto, quando l'Helsingborg batte 1-0 in Svezia l'Inter nel preliminare di Champions. Al ritorno Recoba si fa parare il rigore dei possibili supplementari, maturando l'eliminazione anzitempo. È lo scossone che fa crollare il castello di carta dopo aver perso la Supercoppa italiana contro la Lazio. I gol di Marazzina e Possanzini, nel 2-1 Reggina contro l'Inter, mettono il carico da 90: Moratti, che Zamparini non è, caccia Lippi in malo modo. Una juventinità non perdonata.

Si rifarà il 5 maggio 2002, quando ritornato allenatore della Juventus batterà proprio l'Inter, in un pazzo finale di campionato dovuto alla sconfitta contro la Lazio. È il giorno in cui Antonio Conte urla "stiamo godendo" in faccia ai nerazzurri. È difficile per tutti passare uno scoglio così. Come non è semplice passare sopra alla storia del Napoli di Sarri per la Juve, alle prime avvisaglie di caduta anche l'Inter si sta sgretolando, ricadendo sul proprio allenatore. È innegabile che in vent'anni il calcio sia cambiato poco nelle dinamiche e nelle critiche, che arrivano forti e veloci.

L'Inter attuale non è quella con i capitali infiniti di vent'anni fa, la Serie A è più difficile da vincere se gli avversari dominano da nove stagioni e non puoi prenderti Ronaldo - il Fenomeno - oppure Messi per rispondere a Cristiano Ronaldo. C'è però un meccanismo che assomiglia tanto a quello dell'Inter di Lippi. Gettare la croce addosso all'allenatore che, almeno per ora, non sta avendo grossi problemi con i veterani come ebbe Lippi nella sua esperienza nerazzurra. Forse Godin è uno dei pochi problemi, abituato com'era a giocare a quattro invece che a tre, ma mai diventato incendio come Baggio o Recoba.

Farà la stessa fine? Molto difficile. Il triennale di Conte è ricchissimo, Suning sembra intenzionata a creare il progetto su una base - quella di arrivare sempre in Champions - per poi crescere. Conte serviva solo per accorciare il gap con la Juventus, cosa probabilmente fatta in questa annata. Per vincere servirà qualcosa di più. E dopo un primo anno di tregua armata, alla seconda stagione probabilmente la sua juventinità non gli verrà più perdonata nemmeno dall'ambiente.

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