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Addio a Prati. L'uomo della tripletta contro l'Ajax di Crujff. Leggenda col Milan e con l'Italia

di Tommaso Maschio
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© foto di Balti Touati/PhotoViews

Con la morte di Pierino Prati se ne va un pezzo importante del Milan e del calcio italiano a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70. Attaccante di razza, capace di concludere la manovra con tiri fori e precisi, ambidestro e abile anche nel gioco aereo. Un calciatore magari poco partecipe all'azione, come del resto quasi tutti i centravanti dei suoi tempi, ma tremendamente incisivo. "Non sa giocare, ma sa fare i gol ed è quello che conta di più nel calcio", diceva di lui Nereo Rocco, il Paròn che lo ha allenato a lungo nel Milan.

Cresciuto nel settore giovanile del club rossonero lo lascia una prima volta per giocare in prestito con la Salernitana dove si mette subito in mostra segnando 10 reti e contribuendo alla promozione in Serie B dei campani. Tornato a Milano debutta in Serie A prima di salutare e andare in Serie B a Savona dove con 15 reti in 29 presenze guadagna l’occasione di vestire il rossonero l’anno successivo. È il 1967/68 e Prati si ripete con 15 reti, in 23 presenze, vincendo il titolo di capocannoniere e sopratutto trascinando il Milan al titolo di Campione d’Italia dando il via a un periodo di grandi trionfi. In quello stesso anno infatti arriva il trionfo in Coppa delle Coppe, dove Prati va a segno quattro volte in otto presenze, mentre l’anno successivo arriva la Coppa dei Campioni e quello dopo ancora la Coppa Intercontinentale.

È però la finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax a incoronarlo leggenda rossonera. Prati va infatti a segno tre volte, sfiorando il record di quattro reti che apparteneva a Ferenc Puskas, in un 4-1 che schiantò i Lancieri di Johan Crujff e Rinus Michael, non una squadra qualsiasi.

Prati restò al Milan fino al 1973 conquistando anche due Coppa Italia e un’altra Coppa delle Coppe e segnando 102 reti in 209 presenze. Passò alla Roma dove restò quattro stagioni andando a segno 41 volte in 110 presenze prima di passare alla Fiorentina, dove non lasciò traccia, per poi chiudere la propria carriera in C2 al Savona, con un fugace passaggio oltreoceano nel Rochester Lancers, dove regalò gli ultimi sprazzi della sua classe e del suo innato senso del gol.

Il suo nome è però anche nella storia della Nazionale visto che Prati fece parte della squadra che conquistò l’unico titolo europeo vinto dagli azzurri. Prati non segnò in quella competizione ma fu presente nelle due gare conclusive contro Unione Sovietica e Jugoslavia. Con gli azzurri partecipò anche alla spedizione in Messico nel 1970 quando l’Italia dovette arrendersi in finale solo al Brasile di Pelè in finale. Per lui furono sette le reti in 14 presenze con la maglia dell’Italia addosso, una storia iniziata nel 1968 e finita nel 1974.

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