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La prima lezione europea di Juric

di Gabriele Chiocchio
per Vocegiallorossa.it
Fonte L'editoriale di Gabriele Chiocchio
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Giocare in Europa non è cosa banale e la Roma, negli ultimi anni, lo ha fatto in maniera non banale, abituando il suo pubblico e i suoi tifosi a un certo livello non solo di prestazioni, ma anche, ovviamente, di risultati. Le gare UEFA in questi anni sono state il porto sicuro di una squadra che entro i confini faticava: un trend costante e cementato di un gruppo che è stato sostanzialmente lo stesso per tutto questo periodo. I giallorossi in estate hanno cambiato tanto e, a un passo dall’autunno, hanno cambiato anche l’allenatore e, per la seconda volta consecutiva, è arrivato un tecnico, con 0 presenze in Europa in panchina. E se nella precedente esperienza questa mancanza di esperienza non si era notata, questa sera invece si è vista, e si è vista tanto.

Perché non aver preso i primi tre punti di questa Europa League è dipeso molto dall’atteggiamento della squadra del secondo tempo, quando i giallorossi si sono abbassati concedendo (ancora) più campo all’Athletic Club, che ha progressivamente avvicinato la minaccia alla porta di Svilar, per poi infilarla e portarsi via il punto. In questi casi ci si chiede se essere retrocessi fosse una scelta, una necessità o una conseguenza di qualcos’altro: la risposta non è univoca, perché mollare un po’ era prevedibile viste le (giuste) non eccessive rotazioni rispetto a domenica scorsa e visto un sistema di gioco che prevede un livello di intensità insostenibile per troppi minuti.

Un’intensità che la Roma ha in realtà provato anche a gestire, non forzando necessariamente un’aggressione forsennata ma provando a controllare la partita con il pallone: quel che lascia delusi è stata la scelta nel momento di difficoltà, che non è stata quella di rilanciare ma quella di ritirarsi, di rimpolpare il centrocampo e di contestare meno il possesso della sfera, che una volta finita saldamente sui piedi degli uomini di Valverde, arricchiti anche da Nico Williams, è stato decisivo per non portare a casa il successo. Insomma, un passo indietro rispetto ad altre prove europee del passato, un primo passo se si considera questa una nuova avventura, con una rosa rinnovata e un nuovo allenatore. I punti di vista possono essere diversi, il fatto però rimane; con 7 gare ancora da disputare tutto è ancora aperto, ma occorre fare tesoro della lezione imparata stasera. La prima di un corso che dovrà necessariamente essere più accelerato del previsto.


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