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Pecchia: "Non ho mai rivisto la semifinale di Cagliari. Il bagno di folla dopo la promozione è stato fantastico"

di Tommaso Rocca
per Parmalive.com
www.imagephotoagency.it
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Mister Fabio Pecchia ha riavvolto il nastro delle ultime due stagioni sulla panchina del Parma, durante il programma 100 anni di Stadio Tardini, in onda su 12 TvParma. A partire dall'esordio al Tardini: “Grandi emozioni. La prima partita fu contro il Bari. Avevamo fatto qualche partita amichevole, avevamo fatto bene in campo, ma c'era ancora grande emozione. Ricordo tutto benissimo. Sia dello stadio, e dell'inno ma anche dell’ingresso. L’inizio ha sempre un sapore diverso rispetto a quando uno poi prende il via".

Sulla scorsa stagione: "E’ stato un anno in cui abbiamo parlato più volte di continuità. Sembrava che la squadra facesse tante cose e poi si perdesse, ma i ragazzi erano sempre gli stessi. Ho sempre percepito pieno sostengo, al di là di qualche consiglio di fare cambi dalla tribuna, che accetto di buon grado (ride, ndr). Questo era semplicemente il nostro percorso. Se ripenso a tutte le nostre partite, tante volte mi son trovato nello spogliatoio dopo le partite a non saper dire nulla. I ragazzi avevano fatto cose straordinarie ma ce ne tornavamo a casa con zero punti, partite assurde, giocate nell'area piccola avversaria, dove sembrava tutto stregato. Qui si è costruita la nostra forza, in tutte quelle battute d’arresto".

Nel finale della passata stagione, pur senza vincere, è stato un momento di felicità: "C'è stata grande euforia pur non vincendo nella rincorsa del finale di stagione scorso. La partita con il Palermo sembrava stesse dando il via a qualcosa. C'è stata la grande amarezza per il grave infortunio a Valenti. Però abbiamo vinto una partita importante contro una squadra forte e noi eravamo in una situazione intermedia di classifica, non si sapeva cosa sarebbe successo nel finale. Uscire dal campo dopo una partita aperta, regolare, ma che hai vinto, ha portato ad una giusta esultanza. Io continuo a pensare all’anno scorso, perché è vero che abbiamo commesso tanti errori, però non ho mai perso fiducia nel gruppo. Credevo fortemente in tutti, nonostante ci fosse una distanza siderale in classifica rispetto alle prime. Dopo quella grande rincorsa eravamo pronti per fare il salto, si vedeva e si percepiva, lo respirava anche la gente. Il pubblico si era accorto di potersela giocare fino alla fine, avevo una squadra in grande salute. Fare il primo tempo a Cagliari in quel modo e poi perdere... Io rivedo sempre tutte le mie partite appena possibile. Quella non l’ho mai rivista".

Sul modo di vivere lo spogliatoio: "Lo spogliatoio vero è quello settimanale a Collecchio, dove si sta tanto insieme e dove i ragazzi vivono di più. Quello dello stadio è legato più ad un aspetto emozionale perché è quello della gara. Entrando qui ho ancora negli occhi e nella pelle le grida e dei festeggiamenti. Prima di una gara io mi metto spalle al muro e guardo in faccia la squadra".

Sul giorno dei festeggiamenti e sulla coreografia della Nord: "Ripensare a quelle sensazioni mi emoziona ancora adesso, come se le stessi rivivendo. Entrare e vedere lo stadio pieno è stato emozionante. L'obiettivo era stato portato a casa, ma la squadra voleva ancora fare, voleva vincere il titolo e alzare la coppa qui. Dopo tutto quello che è successo, significa che dentro i ragazzi lo hanno voluto fino alla fine. Poi siamo usciti dallo stadio e ci siamo immersi nel bagno di folla, in maniera completamente naturale. Tutti con le proprie famiglie abbiamo fatto un pezzo di strada in mezzo ai tifosi. Foto con bambini, ragazzi, in modo assolutamente fantastico e naturale. Non c’è stato assolutamente alcun distacco, così come in tutta la stagione".


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