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Thierry Henry, il più grande flop di Ancelotti. E poi diventato fenomeno fra Arsenal e Barça

di Andrea Losapio
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La Juventus di Luciano Moggi sbagliava pochi colpi. Qualcuno, come è nella normalità delle cose, è diventato eclatante. Perché Esnaider ha fatto male in bianconero, ma dopo non si è risollevato più di tanto. Invece Thierry Henry, preso a gennaio 1999, sembrava potesse essere una stella. Decisamente non andò così, tra la presentazione a Montecarlo e il comunicato ufficiale, più il campo, dove Marcello Lippi lo infila sulla sinistra, quasi sulla linea, senza avere la licenza di entrare dentro il campo. Non benissimo per chi era abituato a segnare gol, anche qualcuno al Mondiale, vincendolo pur da riserva di Guivarc'h (e qualcun altro). Henry era stato preso per saltare l'uomo e creare superiorità, invece di puntare il portiere. Sarà una mossa che si ripercuoterà anche l'anno dopo.

La Juventus in quel momento stava attraversando un momento nero. E non bianco, fra un Lippi agli ultimi momenti e qualche mal di pancia di troppo. Però c'erano Deschamps e Zidane a fargli da guardia del corpo. Nell'estate del 1999 arriva Ancelotti, dal Parma. E lo utilizza nello stesso posto di Lippi, cioè largo a sinistra. Un po' indietro. Sembra quasi un terzino. Luciano Moggi disse: "Ricordo che Henry faticava a inserirsi per problemi legati alla giovane età, alla durezza del campionato italiano, alle difficoltà di mettersi in mostra in una grande squadra (peraltro in crisi): forse era troppo per lui in quel momento. Le qualità tecniche non si potevano discutere, ma il giocatore aveva bisogno di spazio palla al piede e il suo gioco non si adattava a quello della squadra che giocava sempre in pressing sull’avversario". Mentre Henry: "Quando arrivai alla Juventus c’erano tanti problemi. La squadra non stava andando bene. Giocavamo col 3-5-2, un modulo in cui non riuscivo a trovare la posizione in campo. Ho faticato all’inizio, poi però ho cominciato a segnare. Comunque sia, lasciai la Juventus per altri motivi. Loro volevano acquistare Marcio Amoroso, l’Udinese voleva me come contropartita. Mi rifiutai, perché questo significava mancanza di fiducia nei miei confronti. Ho chiesto di andare, loro sono stati d’accordo. Ancelotti non voleva cedermi, né lasciarmi andare in prestito. I dirigenti, invece, la pensavano in un’altra maniera".

Come per Dennis Bergkamp, la rinascita avvenne all'Arsenal. Diventato un centravanti straordinario, uno dei migliori della sua generazione se non, per larghi tratti, il più forte. Fisicamente, tecnicamente, in ascesa totale stagione dopo stagione, per un lungo periodo è stato anche il miglior finalizzatore d'Europa per gol segnati, prima dell'avvento del duo Ronaldo-Messi. Ancelotti, anni dopo, decise di darsi la colpa, come i signori del calcio fanno. "Su Henry, invece, ho preso una cantonata: lo consideravo un giocatore di fascia, non mi sono accorto che era invece un fortissimo centravanti". Nessuno è infallibile, nemmeno chi ha vinto 6 Champions League, due in campo, quattro da allenatore. Oggi Thierry Henry compie 46 anni.

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