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Acerbi: "Finisce sempre in campo, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri"

di Antonello Gioia
per Milannews.it
www.imagephotoagency.it
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Francesco Acerbi, difensore dell'Inter, si è così espresso al Corriere della Sera sulla vicenda con Juan Jesus.

Il razzismo però è una piaga e il calcio viene accusato di non fare abbastanza per combatterlo.

«Ma questa non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona».

Se non è lotta al razzismo, allora cos’è?

«Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto».

ll campo non deve essere una zona franca.

«Non dovrebbe esserlo, ma si sente un po’ di tutto, anche se ci sono quaranta telecamere. Se l’arbitro dovesse scrivere con carta e penna tutto quello che sente, dovrebbe correre con lo zaino. Però finisce sempre lì, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri».


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Sabato 27 Aprile 2024