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L’ex LGI Sereni si racconta a 360°. Una carriera tra fallimenti, rivincite e… doppia laurea

di La Giovane Italia
Fonte: La Giovane Italia (Andrea Manderioli)
Dalle giovanili del Sassuolo al primo ostacolo Parma. Il doppio laureato non si è mai abbattuto davanti alle difficoltà
Sereni ai tempi del Parma
Sereni ai tempi del Parma
© foto di Giovanni Padovani

Nuovo appuntamento con la rubrica "Ex LGI", dove ripercorriamo le storie e i percorsi dei calciatori transitati negli anni all'interno del nostro Almanacco. Dopo De Respinis, Magnaghi, Bentivegna e Giraudo è il turno di un altro profilo offensivo, il modenese Marcello Sereni.
UN ATTACCANTE QUASI COMPLETO
Marcello Sereni nasce come esterno sinistro d’attacco, ruolo che ricopriva ai tempi delle giovanili a Sassuolo. Nel tempo si è però evoluto e completato arrivando a poter ricoprire quasi tutte le posizioni dalla trequarti in su. L’anno scorso a Ravenna fu sperimentato nel ruolo di punta centrale in un attacco a tre a causa di qualche situazione di emergenza per via di alcuni elementi della rosa indisponibili, ma si trova a suo agio anche come seconda punta in un attacco a due. “Il ruolo in cui mi trovo meglio, forse, è quello di esterno di sinistra in un tridente. Un sistema di gioco, questo, che mi permette di poter sfruttare l’uno contro uno, ma mi so adattare alle diverse esigenze”.
IL SETTORE GIOVANILE DEL SASSUOLO
Dunque un passato a tinte neroverdi, in un ambiente che egli definisce tranquillo e capace di mettere i calciatori nelle migliori condizioni per esprimersi al meglio: “Ho fatto tutto il percorso nel vivaio del Sassuolo, dove mi ero spostato con altri ragazzi della mia squadra di quartiere, grazie a Gianni Soli, l’allora responsabile del settore giovanile, che purtroppo non c’è più, e a Paolo Mandelli, che era l’allenatore della Primavera. A Sassuolo all’epoca c’era un ambiente molto familiare, adesso le cose sono un po’ cambiate, ma rimane una grande attenzione al settore giovanile e allo sviluppo dei calciatori. Arrivai fino alla Primavera, dove ho disputato due buoni campionati, riuscendo anche a fare qualche panchina in Serie A grazie a mister Eusebio Di Francesco, che lanciava sempre tanti giovani. Molto del giocatore che sono attualmente lo devo alla formazione avuta dai vari allenatori durante quel periodo nel settore giovanile”. Dai grandi della prima squadra ha avuto modo di imparare attraverso la condivisione di esperienze e dai propri tecnici e compagni attraverso la disciplina e l’applicazione: “Sicuramente quello che più mi è rimasto di quell’esperienza è stato il poco che ho fatto con la prima squadra. Qualche ritiro, una partita nel Trofeo Tim e qualche panchina in Serie A, oltre a tanti allenamenti con grandi giocatori. Ancora oggi, tanti sono miei amici e continuiamo a sentirci. Ognuno poi ha fatto la propria carriera, ma è sempre bello ritrovarsi per una rimpatriata. Tra i gli allenatori che ho avuto a quei tempi, Paolo Mandelli mi ha insegnato tanto a livello di gioco e mentalità, mentre con Rubens Pasino, che ho avuto nei Giovanissimi, ho ancora un legame affettivo: è lui che mi ha fatto diventare attaccante, mentre prima facevo il centrocampista o il terzino. Tutti gli allenatori mi hanno aiutato a crescere e a migliorarmi come giocatore e come persona”.
PARMA: IL PRIMO OSTACOLO
Subito dopo le giovanili, per lui, la vita riservò subito un grande insegnamento. Sereni definisce così l’esperienza in quarta serie con la maglia del Parma: “Arrivai a Parma. Eravamo in Serie D, ma per come si lavorava sembrava di essere in A. Lì forse non ero pronto a livello mentale, era la prima volta che mi allontanavo da casa e, sicuramente, trovarsi in una squadra di tale importanza per storia e struttura mi ha fatto sentire un giocatore vero quando avevo ancora tutto da dimostrare. Successivamente sono rimasto in Serie D e mi sono dovuto riconquistare tutto dal basso con le maglie di Castelvetro, Correggese e Mezzolara, ma mi è servito per crescere e capire cosa vuol dire fare il calciatore a certi livelli, abituandomi anche a situazioni un po’ più scomode.

Tante cose che nei professionisti sono normali, in D spesso mancano, e quindi impari a fare senza”.
DUE CHANCE TRA I PROFESSIONISTI
Così facendo, a suon di sacrifici, si regalò una preziosa chance in Serie C: “A Ravenna abbiamo affrontato un anno molto complicato e non positivo in termini di risultati, ma con il tempo sono riuscito a trovare il mio spazio. Partivo molto indietro nelle gerarchie degli attaccanti. Come era giusto, dovevo dimostrare di essere all’altezza della categoria, non avendola mai affrontata. Alla fine ho fatto 32 presenze di cui tante da titolare, quindi mi sono tolto molte soddisfazioni, anche se a complicare il tutto ci ha pensato l’emergenza Covid”. Per Marcello, quest’anno, c’è la possibilità di dimostrare il proprio valore in un club di Serie C che può ambire a posizioni ben più nobili di classifica, opportunità che si chiama Ancona Matelica: “Credo di essermela guadagnata tutta. Ringrazio in particolare il direttore sportivo e il mister mi hanno dato fiducia. Mi sono guadagnato un altro anno nei professionisti, in cui spero di dimostrare il mio valore”. Le risposte dell’attaccante modenese sono a dir poco positive: 5 reti e 3 assist in 8 presenze (tutte da titolare) in campionato: “Una partenza così forse se l’aspettavano in pochi, sia a livello personale che di squadra. Ci stiamo godendo il momento in campo e anche tutto il contesto da fuori, con i tifosi che stanno tornando sempre di più allo stadio, soprattutto al Del Conero. Siamo una squadra molto giovane e tutti hanno voglia di lavorare e migliorare. Stiamo molto bene insieme anche al di fuori del campo. Con mister Colavitto e lo staff mi sono trovato bene fin da subito: lui vuole un calcio offensivo e questo per un attaccante è una cosa sempre positiva. Speriamo di continuare così, con umiltà ed entusiasmo. Sappiamo che dobbiamo lavorare tanto perché possiamo migliorare ancora”.
IL TEMPO LIBERO: COME SFRUTTARLO AL MEGLIO…
Un aspetto rilevante per la vita di Sereni al di fuori del calcio è sicuramente la voglia e la capacità di tenersi sempre occupato in maniera costruttiva: “A cosa farò dopo il calcio non ho ancora pensato, ma intanto ho qualche base su cui appoggiarmi. Mi sono già laureato tempo fa in Economia Aziendale e adesso sto conseguendo la laurea in Scienze Motorie, perché mi piace sfruttare il mio tempo libero”. Dalla sua esperienza non possiamo che estrapolare un grande insegnamento, che può risultare utile a tanti ragazzi giovani che si trovano di fronte a situazioni simili: “Premetto che mi sento ancora uno di loro, ma ai più giovani posso solo dire di crederci sempre. Quando ero in Serie D stavo pensando di andare a lavorare e giocare in Eccellenza, poi, dopo l’anno al Mezzolara, in cui ho fatto 14 gol, mi sono ritrovato tra i professionisti. Ogni anno è diverso. Il calcio è strano: puoi fare benissimo e poi fare fatica, e viceversa. Bisogna sempre lavorare per migliorarsi e divertirsi nel farlo, poi tutto ciò che arriva lo si affronta”.

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