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Che fine ha fatto... Ferrara: dall'Inter post-Triplete al calcio a 7 con Totti

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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© foto di Giuseppe Scialla

Nuovo appuntamento con “Che fine ha fatto…”, viaggio alla riscoperta dei talenti transitati nel nostro Almanacco nell'anno che segna la sua decima edizione. Dopo le puntate dedicate a FranchiniDi Benedetto, Montresor e Testa, oggi ci spostiamo a Milano per incontrare Marco Ferrara, terzino classe 1994 che ha avuto la fortuna di poter crescere all’interno del settore giovanile dell’Inter e di affacciarsi al calcio professionistico tra i campioni del Triplate.

Ciao Marco, affacciarsi al grande calcio partendo dall’Inter post-Triplete non è da tutti. Raccontaci come è andata.
"Ho fatto parte del settore giovanile dell’Inter dai Giovanissimi Regionali fino alla Primavera, togliendomi numerose soddisfazioni. Sicuramente tra le più grandi c'è stata l’opportunità di far parte della prima squadra, allenando giornalmente con campioni del calibro di Zanetti, Cambiasso e Milito. Successivamente ho avuto la possibilità di esordire come professionista andando in prestito alla Pergolettese, che disputava il campionato di Lega Pro. Purtroppo però, fidandomi erroneamente di persone che mi prospettavano una carriera in altre società di livello, ho rescisso il contratto che avevo per un ulteriore anno e mezzo e mi son ritrovato senza una squadra in cui giocare".

Dopo aver vissuto il calcio in un settore giovanile di grande importante, si sono aperte le porte del calcio estero.
"Su suggerimento di un mio ex compagno mi son spostato in Svizzera, ad Ascona, per allenarmi ed essere pronto per la prossima squadra. Difatti, l’estate successiva ho l’opportunità di svolgere tutto il ritiro di preparazione a Carrara senza però essere tesserato per problematiche societarie. Così, su segnalazione di Maurizio Ganz, sono tornato in Svizzera, al Locarno, per i mesi successivi fino alla chiamata del Pribram (Serie A della Repubblica Ceca) la quale, dopo una settimana di prova, ho firmato un contratto triennale. La differenza con il calcio italiano si è vista già dal ritiro estivo incentrato molto sulla parte fisica e atletica che, combinato con il clima freddo, rendeva il lavoro molto pesante. Anche in questo caso però non sono riuscito a concludere la stagione come avrei voluto perché, dopo un avvio di stagione con 12 presenze, la proprietà ha deciso di vendere tutti i calciatori stranieri per ridurre il monte ingaggi".

Come è stato il ritorno in Italia, in piazze calde come Caserta e Cava de' Tirreni?
"Sono state esperienze vissute pienamente e di cui ho un bellissimo ricordo. Sono piazze caldissime che ti fanno sentire parte di un progetto e ti rendono orgoglioso di vestire quella maglia. Ho instaurato dei rapporti umani fantastici e sono ancora in contatto con compagni di quel periodo".

Comune denominatore del nostro “Che fine ha fatto...” è la maglia azzurra della Nazionale, che anche tu hai avuto modo di indossare.
Ho iniziato la mia esperienza in Nazionale a partire dall’Under 15 fino all’Under 17, disputando le mie prime partite in un triangolare in Portogallo. Una cosa molto bella per me è stata poter condividere questa esperienza con altri ragazzi, compagni di squadra nell’Inter: mi riferisco per esempio a Biraghi, Felice Natalino ma anche a Benassi, Monachello e Pasa".

Qual è invece il tuo presente?
"Dopo le esperienze al Sud, ho scelto di rimanere a Milano per potere risolvere alcuni problemi familiari e quindi mettere per un attimo da parte il calcio. Finché è stato possibile, su invito di Antonio Floro Flores, ex compagno alla Casertana, mi sono unito al Totti Sporting Club per il campionato di calcio a 7; mentre adesso, mi alleno costantemente per farmi trovare pronto per la prossima squadra, perché voglio tornare presto a calcare nuovamente i campi da calcio".

Quali obiettivi ti sei prefissato?
"Essenzialmente due. Il primo è ripartire il prima possibile con una nuova società, preferibilmente di Serie D o Lega Pro. Il secondo è quello di togliermi una fastidiosa etichetta che mi è stata data alla fine dell’esperienza all’Inter da persone che hanno ostacolato la mia carriera: sono sempre stato considerato come “altro Balotelli” ossia una testa calda che crea solamente fastidi nello spogliatoio. Voglio dimostrare con il lavoro e con il mio modo di essere che ciò che si è detto e pensato sul mio conto non corrisponde alla realtà".

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Domenica 5 Maggio 2024
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