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Da Ariston a Zanussi, 40 anni fa le prime maglie sponsorizzate…

di Fabrizio Ponciroli
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Incredibile ma vero: sono trascorsi 40 anni dal giorno in cui le maglie perdevano la loro verginità sportiva e si arrendevano al dio denaro. Stagione 1981/82, estate bollente. Il calcio, reduce da problematiche giudiziarie piuttosto pesanti (calcioscommesse), sta provando a rilanciarsi. Servono soldi, tanti soldi… In altri Paesi, hanno già sperimentato una lucrosa nuova idea: sponsorizzare le maglie da gioco. Dopo diverse resistenze, la FICG cede alla “modernizzazione” del calcio. Il nuovo regolamento parla chiaro: 100 centimetri quadrati dedicati allo sponsor commerciale. Che rivoluzione… In effetti, lo sarà. I tifosi (me compreso) rimangono a bocca aperta nel vedere le nuove maglie da gioco. Ancora ricordo la prima immagine di Roberto Pruzzo, professione bomber, con la casacca della Roma con la scritta Barilla. Bellissima, unica, meravigliosa… Ancor più estasiato dall’immagine di Liam Brady con la casacca bianconera della Juventus con lo sponsor Ariston in bella vista sul petto. Allora ero un bimbo, oggi un giornalista. Sono trascorsi 40 anni da quell’infatuazione per le nuove maglie brandizzate, eppure il fascino di quella “prima volta” non l’ho dimenticato…
Non potrò mai scordare la scritta Pop84 (azienda di abbigliamento) sulla maglia dell’Ascoli o la Z rossa di Zanussi su quella, davvero speciale, dell’Udinese. Snaidero si accompagnava al Napoli, Seiko, famoso per gli orologi, aveva trovato un accordo con il Genoa. Indimenticabili anche i primi sponsor di Inter e Milan.

I nerazzurri sfoggiavano la futuristica banda Inno-Hit (elettronica di massa, società italo-giapponese) mentre il Diavolo aveva abbracciato una rampante azienda di abbigliamento (POOH Jeans). Per chi non è vicino al mezzo secolo, questi brand dicono poco o nulla (Barilla a parte) ma, allora, erano i veri innovatori della comunicazione e del marketing. I primi che avevano compreso l’efficacia del calcio a livello di business… Io devo concentrarmi (e potrei sbagliare) per ricordare gli sponsor che si sono succeduti nei principali club italiani negli anni ’90 o 2000. Oggi le maglie sono tappezzate di sponsor. C’è il main sponsor e poi tanti altri con meno centimetri quadrati di spazio sulla canotta ma pur sempre presenti. Non c’è un centimetro della maglia da gioco di qualsiasi squadra che non sia in vendita… Al prezzo giusto, tutto può accadere (la Roma ha una società di criptovalute come main sponsor, basta come esempio?). Sapete quale è stato l’ultimo top club a capitolare per ultimo? Il Barcellona. E’ accaduto esattamente 10 anni fa. Alla guida dei blaugrana c’era Sandro Rosell, il presidente che, dopo 112 anni, ha ceduto alle lusinghe del dio denaro: 150 milioni di euro (per una sponsorizzazione di cinque stagioni) per “macchiare” l’intonsa maglia blaugrana dopo 112 anni senza scritte… Incredibile vero? Ma tutto reale…
Oggi è naturale vedere la maglia della propria squadra del cuore con tanti brand in bella vista (anzi, se manca, significa che il marketing del club non ha funzionato). Nessuno ci fa più caso, tanto, nel giro di poco tempo, potrebbero subentrarne degli altri. Eppure, c’è stato un tempo in cui lo stupore per le maglie brandizzate fu genuino, reale, sincero. Sono trascorsi 40 anni dal giorno in cui le maglie hanno perso la loro verginità. E, come si suol dire, la prima volta non si scorda mai…

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Lunedì 6 Maggio 2024
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