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Sulla pelle dell’Inter

di Lapo De Carlo
per Linterista.it
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In meno di dieci anni l’Inter ha cambiato tre proprietà, affrontato crinali pericolosi ma è tornata ad essere prima competitiva e poi addirittura vincente.
Non ha estinto i debiti ma ha iniziato da tempo una strategia virtuosa che ha infastidito tanta gente, tra queste, anche chi dovrebbe essere al di sopra di logiche tifoidee.
Proprio queste stano determinando da tempo l’opinione sulla sorte del club.
Se si parla di come è andata una partita è logico avere pareri diversi rispetto all’andamento e le circostanze.
Se ci si riferisce ad una proprietà è invece avvilente leggere ed ascoltare concetti opposti, espressi con una notevole virulenza.
Sono in corso regolamenti di conti tra autorevoli quotidiani sportivi, i quali si sbeffeggiano rinfacciandosi le linee editoriali, mostrando al pubblico le colpe degli “avversari”, lodando la propria linea e sbertucciando quelle contrarie. E’ un segno di debolezza e di appiattimento quando ci si affronta sui social con modalità adolescenziali.
Il fatto è che le opinioni e le notizie di questi mesi sono state date sulla pelle dell’Inter, perché a me, come a voi, non interessa avere una bugia di comodo nella quale si sottolinea che in Viale della Liberazione è tutto sotto controllo, va tutto bene, Zhang andrà verso il rifinanziamento con Pimco e Lautaro domani firmerà il rinnovo.
Non interessa nemmeno avere un giornalismo terroristico, attraverso il quale si spiffera che l’Inter trema, si sibila che la società va verso il baratro, il fallimento
, si da voce ad un manipolo di avvocati juventini che girano con l’aria dei giustizieri pretendendo risposte sull’iscrizione dell’Inter, si prende in giro la comunicazione del club, perché tutela i suoi interessi ostentando tranquillità. Eccetera.
Sarebbe stato meglio per tutti avere uno straccio di realismo e di rappresentazione della verità non esasperata, perché alla fine è logico che la gente si confonda e non si fidi di nessuno, incoraggiando qualche fenomeno sui social che svela verità di comodo.

Personalmente mi lascia perplesso la dissolvenza di Zhang, il quale lascia l’Inter dopo un ultimo comunicato estremamente polemico e contraddittorio, nel quale spaventava i tifosi: “questo comportamento sta ora creando una situazione di rischio per il club che potrebbe metterne seriamente a repentaglio la stabilità” e poi chiudeva con una rassicurazione, sostenendo che avrebbe tutelato gli interessi della società.

Capisco l’umana necessità di empatizzare con una figura di spicco del club, a maggior ragione se giovane e legato all'ambiente, non solo con comunicati. Tuttavia erano tante, troppe le zone d’ombra. La Cina non ha una stampa libera, non trapelano informazioni, tutto è segreto, criptico.
Ogni volta che ho chiesto informazioni ad esperti riguardo a Suning e Zhang in questi anni, la premessa è sempre stata: “E ma sai dalla Cina è difficile avere informazioni su quello che accade.”. L’opacità delle strategie, con relative perplessità sono state però mitigata dall’andamento della squadra. Con il grande merito di aver scelto Marotta (evidentemente imbeccato da qualcuno nel club).

Il paragone con le vittorie di Angelo Moratti è improprio ma sicuramente la dirigenza nerazzurra aveva un buon rapporto con lui, o almeno è quello che ha fatto trapelare. Avrei gradito un presidente senza guai giudiziari, più diretto nella comunicazione e più presente ma in otto anni si solidarizza con chi è a capo di una struttura che funziona. Resterà nella storia dell’Inter non è stato un avvicendamento normale e non si può far finta che lo sia stato.

Non conosciamo abbastanza Oaktree da poter stabilire quali siano le sue traiettorie sull’immediato futuro. Non si è ancora insediato che già sembrano essersi sbagliati tutti sulla permanenza alla guida del club. Si pensava un anno circa, per poi cedere le quote alla prima offerta ragionevole. Al primo comunicato invece hanno espressamente parlato, senza che fosse necessario, di un impegno a lungo termine.
Le cose può darsi che non andranno davvero così ma questo dimostra ancora quanta distanza ci sia tra noi e la verità delle cose. C’è tempo per trarre conclusioni.
Amala


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