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Una bandiera calpestata: Koeman, l'epilogo più scontato dopo sei mesi da dead man walking

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Image Sport

Non è la prima volta che un calciatore idolo della tifoseria, una volta divenuto allenatore ne diventi il capro espiatorio e il suo esonero sia vissuto come una liberazione. L'addio di Ronald Koeman era ormai un epilogo fin troppo scontato ma trascinatosi troppo a lungo, al punto da rendere le ultime settimane insopportabili.

Bandiera calpestata - "Nessuno ha la tranquillità di essere allenatore perché tutto dipende dai risultati. E siamo in un Paese dove le cose sono ancora più esagerate" aveva dichiarato alla vigilia della sfida contro la Dinamo Kiev, a pochi giorni dal Clasico. Forse nemmeno lui si sarebbe aspettato, però, che la situazione degenerasse a punto da vedere la sua macchina presa d'assalto dopo il ko contro il Real Madrid. La conferma che nel calcio la memoria è corta e anche chi ha servito con onore la causa blaugrana, per inciso regalando al Barcellona la sua prima Coppa dei Campioni, può essere calpestato.

Le nozze con i fichi secchi - Il ko contro il Rayo Vallecano ha fatto scivolare il Barcellona al nono posto in classifica. L'occasione migliore per sacrificare il capro espiatorio che a lungo dovuto far le nozze con i fichi secchi. "Grazie a me questo club ha un futuro" ha rivendicato poco più di un mese fa l'allenatore, che ha avuto il torto di tornare al Barcellona nel momento storico più sbagliato possibile, in pieno tsunami societario e col più doloroso degli addii (Messi). Eppure non si possono scordare le cose buone fatte. Il futuro di cui parlava Koeman ha il nome di Pedri, di Gavi, di Mingueza, Araujo, Sergino Dest e Demir.

Il rapporto con Laporta mai decollato Joan Laporta si era distinto nel suo primo mandato come appassionato del Barcellona, dei miti del Barcellona e Koeman è uno di essi. Il rapporto non è in verità mai decollato: a fine campionato il tecnico era già fuori dai giochi e confermato solo perché non sono stati trovati i sostituti. E Koeman è diventato di fatto un dead man walking pronto a saltare non appena si sarebbe trovato il pretesto. Poteva succedere già a inizio mese, dopo il ko contro il Benfica, è accaduto solo ora che Xavi, il successore designato da tempo, si sta liberando.

Rimpianto oranje - E pensare che Koeman stava facendo benissimo con la nazionale olandese, ridando dignità a una selezione che non si era qualificata né agli Europei del 2016 né ai Mondiali del 2018. Aveva dato la parola al Barcellona solo dopo aver guidato gli oranje a Euro 2020. Poi è arrivata la pandemia e il tecnico ha capito che non poteva più aspettare. Chissà se non si è pentito di quella scelta. Di sicuro in Olanda, dopo il flop con Frank de Boer, lo hanno rimpianto.

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Domenica 5 Maggio 2024
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