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Nel giorno dei 40 anni di Ibra, il Milan ha avuto la conferma che può fare a meno di Zlatan

di Raimondo De Magistris
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Zvonimir Boban due giorni fa ha ricordato la chiamata che gli arrivò due anni fa, alla vigilia di Natale. "Ventidue e trenta del 24 dicembre 2019. Manca un’ora e mezzo al Natale. Squilla il telefonino. Sul display compare il suo nome. Il tempo di dire "pronto" e dall’altra parte: "Complimenti, tu e il Milan avete preso Ibrahimovic…" Dall'altro capo del telefono c'era Zlatan, che decise di accettare il Milan due giorni dopo il 5-0 incassato dai rossoneri a Bergamo contro l'Atalanta. Fu l'inizio della svolta: non solo grazie a Ibrahimovic. Ma quando Boban dice che senza lo svedese questo ciclo non sarebbe probabilmente mai partito non getta solo acqua nel suo mulino. Ha ragione. Zlatan in un Milan che da un paio di mesi aveva conosciuto Pioli portò nello spogliatoio l'esempio. E che esempio. Un vincente al servizio di un gruppo che voleva risollevarsi ma non sapeva che strada seguire. Chi seguire. E lui in questi due anni ha rappresentato la guida spirituale del Milan ancor più che la guida tecnica.

Negli ultimi due anni, con Ibrahimovic, il Milan è cresciuto in maniera importante. A tratti esponenziale. E' cresciuto Pioli, oggi senza dubbio uno dei migliori allenatori della nostra Serie A. E' cresciuto chi ha imparato la lezione al suo fianco, e oggi è pronto ad assumersi le sue responsabilità. Quando il Milan decise di puntare definitivamente su Ante Rebic non sapeva ancora precisamente per quale ruolo lo acquistava: oggi il croato, oltre a poter fare l'esterno, è straordinario centravanti. Segna, apre gli spazi, è decisivo.
Rafael Leao da quando è arrivato ha sempre dato l'impressione di saper dare del tu al pallone, ma più spesso di approcciare la gara con indolenza. Oggi questa sensazione è sempre più un lontano ricordo: ha colpi da campione e a questi colpi sta abbinando quella continuità che può fare di lui un grande giocatore. Insomma, chi con prospettive incerte era al fianco di Ibra all'inizio del percorso oggi ha raggiunto un livello da Milan.

E' così che la giornata di ieri rischia di diventare quella della svolta. Quasi iconica. Nel giorno dei 40 anni di un Ibrahimovic che fin qui ha giocato solo 30 minuti, il Milan ha vinto a Bergamo con l'autorevolezza di una big che non ha più timore e sogna lo Scudetto con concretezza e autorevolezza. Per la semina di Pioli, il lavoro di Ibrahimovic è stato fondamentale. Ma due anni dopo i frutti più maturi che mai.

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