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Juve, l'era di Andrea Agnelli non è finita ieri ma nel 2018. Poi spese folli e scelte sbagliate

di Ivan Cardia
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C'è una data precisa per capire quando è finita l'era dorata di Andrea Agnelli come presidente della Juventus. Anzi, ce ne sono due, ma nessuna è il 28 novembre 2022. La serata di ieri, questo è certo, ha messo la parola The End, ha segnato la rottura ufficiale, il momento in cui all'improvviso il numero bianconero ha mollato le redini del club. Ma per capire quando è finita davvero bisogna andare indietro di quattro anni.

10 luglio 2018… . Sono le date spartiacque, l'inizio della fine. Forse direttamente la fine. A metà estate, la Vecchia Signora annuncia l'arrivo di Cristiano Ronaldo. Dalle casse bianconere escono 117 milioni di euro, è un affare presto etichettato come "il colpo del secolo". È il salto di qualità che Agnelli s'immagina per la sua Juve, il momento in cui alzare in via definitiva l'asticella. Non funziona, non fino in fondo: CR7 restituisce 101 gol in tre anni e milioni di magliette vendute. Madama cresce sui social, nel brand, nell'autostima. Non nel bilancio e nei risultati: gli scudetti, almeno per un po', continuano ad arrivare. La Champions si allontana più di quando lì davanti c'erano nomi meno blasonati. La Juve si è messa a disposizione del calciatore più famoso al mondo, che per non smentire questo assunto l'abbandona all'ultimo giorno di mercato. Ma non ha funzionato.

… e 25 ottobre 2018. È la data di un'altra ufficialità, quella della separazione fra la Juventus e Beppe Marotta. Il dirigente varesino lo aveva capito, anche se ha assicurato più volte che il suo addio non era da legarsi all'arrivo di CR7. Senza la guida dei primi anni d'oro, Agnelli si affida prima al vice, Paratici, poi al vice del vice, Cherubini. Si spende in prima persona, dà spazi e decisioni a Pavel Nedved. Al di là delle qualità dei singoli, pensa di poter fare a meno di una figura come quella di Marotta, qualcuno che voglia e possa - per carisma, ma anche per struttura societaria - dire di no quando è il momento di farlo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: dopo aver esaurito le scorie degli anni d'oro, la Juve si è liquefatta.

Spese pazze e sbandate. Non può essere un caso che otto dei dieci acquisti più costosi dell'era di Andrea Agnelli siano arrivati proprio dopo la separazione con Marotta. Che le sbandate - Supercoppa, caso Suarez, caso plusvalenze, inchiesta Prisma - siano arrivate tutte dopo l'addio: nessuno può garantire che non sarebbe avvenuto comunque, è vero. Ma è quello lo spartiacque per capire cosa non ha funzionato in casa Juve. È mancato il contro-potere, necessario anche per dare un senso di realtà alle decisioni che venivano prese. E la presidenza Agnelli non è finita davvero ieri: è finita quattro anni fa, con Ronaldo dentro e Marotta fuori. Da lì in poi, si è soltanto trascinata in avanti, sbagliando altre scelte. Il salto di qualità è diventato il salto dello squalo: ha gonfiato il petto, ma senza essere credibile. Il Covid è arrivato come una mannaia, tutto il resto è stata conseguenza del sole che ha bruciato le ali di Icaro-Agnelli.

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