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José Mourinho ha già gettato la maschera

di Raimondo De Magistris
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© foto di Image Sport

E' davvero un Mourinho diverso? Siamo di fronte a un altro allenatore rispetto a quello del biennio Inter? Quale sia il volto dello Special One è argomento di cui si dibatte da tre mesi a questa parte, senza soluzione di continuità e senza trovare una risposta univoca. Dal punto di vista comunicativo, il post-derby aggressivo è rimasto un unicum dal punto di vista di dichiarazioni post-gara che assumono quasi sempre un tono conciliante. Domenica sera dopo il pareggio col Napoli ha addirittura fatto i complimenti ai giornalisti italiani per le analisi post-gara - molto diverse da quelle inglesi - e ha quasi preteso un commento sul match da Francesco Guidolin. Ciò che però interessa ai tifosi è soprattutto un altro aspetto: è un allenatore diverso? Ha perso la sua mentalità vincente?

Mourinho sa di essere dentro un progetto diverso rispetto a quelli a cui era abituato. Questa estate in sede di presentazione parlò di tre anni per tornare a vincere. Di una squadra da costruire e da valorizzare tenendo conto del punto di partenza, dei giocatori a disposizione, di una crescita che non poteva essere come altrove. Perché non ci sono le risorse economiche necessarie per una campagna come al Real Madrid o al Chelsea.

Ma dopo il 6-1 ha gettato la maschera
Tutto questo, però, non sembra più valido da giovedì scorso in poi. Perché la sconfitta sul campo del Bodø/Glimt, la peggiore in Europa per Mourinho, ha dato l'assist allo Special One per indicare una strada diversa, che per forza di cose mette in difficoltà la società. Mourinho ha creato un solco profondo tra i titolari e le riserve, e inevitabilmente l'ha creato tra chi con lui gioca tutte le partite e chi non ha spazio nemmeno per un minuto. Titolari nella scorsa stagione, Villar e Kumbulla sono oggi praticamente fuori squadra. Strappato alla Juventus, Bryan Reynolds è un altro dei giocatori fuori dal cerchio magico di Mou. Proprio come Diawara e Borja Mayoral, oltre a quei giocatori che già questa estate erano stati fatti fuori. Loro sì, in accordo con la società.

Il Mourinho comprensivo, conciliante, ha quindi già lasciato spazio alla versione conoscevamo. Alla natura di un allenatore che non è accomodante e probabilmente non lo sarà mai: che divide tra i suoi giocatori e quelli che non ritiene all'altezza. Che mette alle corde la società, ora in bilico tra il dover piazzare giocatori svalutati dal non impiego e rinforzi chiesti in una intervista sì e l'altra pure. Più che i giornalisti, è Mourinho ad aver messo Tiago Pinto alle corde. Chiamandolo a una rivoluzione che dopo le ultime scelte non è rimandabile oltre gennaio. Altre che progetto triennale, lo Special One vuole subito lasciare il segno.

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Domenica 5 Maggio 2024
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