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Il Pallone d'Oro andrà sempre a Messi (o CR7). E chi lo merita se ne faccia una ragione

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Imago/Image Sport

Non siamo ai livelli scandalosi del 2010 ma poco ci manca: Lionel Messi vince il suo settimo Pallone d'Oro in un anno, fatta eccezione per la parentesi in Copa América, dove non è stato il migliore di tutti. E se undici anni fa erano diversi i giocatori a potersi definire "scippati" (Iniesta, Xavi e Sneijder) in questa edizione è Robert Lewandowski a gridar vendetta.

Che la Pulga sia il numero uno al mondo, da solo o in coabitazione con Cristiano Ronaldo, non ci piove. Una grandezza tale da condizionare anche il voto da qualche anno a questa parte. C'è stato un Pallone d'Oro che aveva le sue regole, discutibili o meno, ma sostanzialmente coerenti negli anni: si premiava il migliore dell'anno, le discriminanti erano l'evento più importante in quell'anno solare. Mondiali ed Europei negli anni pari, Champions negli anni dispari. Da qui le vittorie di Paolo Rossi, Lothar Matthaus, Zinedine Zidane, Ronaldo, Fabio Cannavaro. Fino al 2010 dove l'essere campione del mondo non basta più. L'inizio della nuova decade è il primo esempio di come le regole furono cambiate ad arte, assegnando il titolo all'argentino, incapace di segnare un solo gol ai Mondiali in Sudafrica ma che fece pesare i 58 gol nell'anno solare col Barcellona, campione di Spagna ma estromesso in Champions dall'Inter del triplete. Con buona pace di Sneijder, che dei nerazzurri fu trascinatore e non solo: con i suoi 5 gol portò l'Olanda a un passo dall'essere campione del mondo. Titolo vinto dalla Spagna, grazie al gol di Iniesta, altro che avrebbe meritato il premio e che ha chiuso la carriera senza.

Se lo stesso criterio fosse stato applicato nel 2021 non ci sarebbero stati dubbi su Robert Lewandowski, 50 reti in 41 partite e capace nell'ultima Bundesliga di mandare in frantumi un record che sembrava ineguagliabile, quello dei 40 gol in un campionato di Gerd Muller. Il polacco è riuscito a segnarne 41 in 29 partite. Il Paris Saint-Germain si è messo di traverso in Champions, al termine di una doppia sfida epica in cui ha pesato proprio la sua assenza per infortunio. E poco importa che Messi, in Champions, abbia fallito un rigore pesantissimo proprio contro il PSG, mettendo la pietra tombale sui sogni di qualificazione. La Copa América, che mai ha avuto un peso specifico sul Pallone d'Oro, è bastata per convincere i votanti a dare l'ennesimo Pallone d'Oro all'argentino.

La delusione del polacco, "scippato" da un sacrosanto Pallone d'Oro nel 2020, è evidente e in questo va dato atto a Lionel Messi di aver riconosciuto come il suo rivale avrebbe meritato il riconoscimento. L'impressione, una volta di più, è che non se ne uscirà più dal duopolio Messi-CR7 a prescindere. E che la vittoria di Modric nel 2018 sia stata solo un'eccezione. Già l'anno seguente, quando sembrava fatta per Virgil van Dijk, simbolo del Liverpool campione d'Europa, la giuria si espresse assegnando il riconoscimento a Messi. L'unico in grado di contrastarlo in questi anni è stato Cristiano Ronaldo, ma dall'ultimo premio vinto nel 2017 nemmeno più il portoghese riesce a tenere il passo.

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