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"La Fiorentina era nel destino". Gosens riparte con un nuovo capitolo della propria carriera

di Tommaso Bonan
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"La Fiorentina per me significa tanto, ho voluto un'altra fase per me e la mia famiglia". Le parole sono di chi ha le idee chiare su cosa fare e su come farlo. Ovvero quel Robin Gosens che tornato in Italia è pronto a scrivere un'altra pagina importante della sua carriera. Stavolta con la maglia viola della Fiorentina. E proprio il tedesco, già andato in gol in campionato, si è presentato così nella giornata di ieri in conferenza stampa ai suoi nuovi tifosi.

Ecco le dichiarazioni integrali di Gosens: "Pur essendo tedesco ed essendo a Berlino, in Germania non ci siamo sentiti a casa come in Italia. Sono grato che la Fiorentina mi ha dato l'opportunità di farmi vedere di nuovo. La parte migliore della mia carriera è stata in Italia, l'Atalanta mi ha fatto diventare importante, poi ho avuto la fortuna di giocare a San Siro con l'Inter e vincere trofei. Voglio portare la mentalità vincente, per me abbiamo una squadra molto forte e spero di dare una mano".

C'erano anche Torino e Bologna interessate a lei?
"Mi fa molto piacere, in passato ho lasciato un segno importante e vuol dire che la mia stagione scorsa è stata importante. A parte la Fiorentina sono contento che ci siano state voci anche da altre squadre".

Ritroverà Gasperini. Palladino le sembra simile?
"Il fatto di aver trovato qui più o meno lo stesso modulo mi fa piacere, con lui l'abbiamo fatto per 5 anni e l'adattamento è stato facile. Anche gli allenamenti sono simili: tanta intensità e lavoro di forza, si vede che si ispira a lui. A livello personale mi trovo molto bene in schemi come 3-4-3 o 3-5-2, posso esprimermi al meglio".

Che si aspetta dalla Fiorentina? Si è fatto un'idea della squadra?
"Mi aspetto tanto, la squadra è forte e ho visto una potenzialità importante. Sono tanti giocatori nuovi, tutti vogliono subito i risultati e capisco che lo sport sia così, ma c'è anche un allenatore con nuove idee: un po' di pazienza serve sempre, siamo su una strada importante e miglioriamo giorno dopo giorno. Mi aspetto tanto dalla stagione, Firenze è una piazza importante e sono sicuro che faremo molto bene".

Vede segni del destino nel suo arrivo a Firenze?
"Credo che tutto succeda per un motivo. È vero che qualche settimana fa parlavo col mio agente e dicevo che avere una bella casa in Toscana sarebbe stato uno spettacolo... Ho sempre pensato di tornare in Italia e mi sono informato. Poi una settimana dopo mi chiama e mi dice che stava parlando con la Fiorentina e forse sarebbe andata a buon fine. L'idea mi è piaciuta dal primo momento, anche se alla fine l'abbiamo fatto all'ultimo giorno di mercato è stata tutta una mia volontà di venire qui, ero sicuro fosse la piazza giusta per me, per far crescere i miei bambini. Possiamo dire che è stato destino, forse...".

Credete di essere al livello dell'Atalanta?
"Ci sono da fare solo gli applausi per quanto hanno fatto negli ultimi anni. Qui alla Fiorentina ci sono tutti i presupposti per fare un percorso importante come quello. C'è un centro sportivo incredibile, mai visto una cosa così in vita mia, e un bel mix tra giovani e giocatori di esperienza. Saremmo tutti contenti...".

A che punto siete nella messa a punto della difesa a tre?
"Il focus di questi dieci giorni è stato solo sulla fase difensiva, dobbiamo migliorare tanto e molti avevano giocato solo in una difesa a quattro. Ci sono sempre miglioramenti da fare, ma siamo sulla strada giusta. I centrali stanno capendo sempre di più le idee del mister, sono molto fiducioso".

Che rapporto si immagina tra lei e Parisi?
"Dal primo momento Fabiano mi ha aiutato a integrarmi e dato consigli. Anche io cerco di mettermi a sua disposizione, se avesse bisogno ci sarò sempre".

Si sentirebbe in grado di fare il centrale di sinistra a tre?
"Anche in Germania, all'Union, qualche volta l'ho dovuto fare per emergenza. Posso esprimermi di più da esterno, grazie al mio dinamismo, ma se c'è bisogno posso anche adattarmi in quel ruolo. Non vedo problemi".

Qualcuno dice che lei non è più quello dell'Atalanta.
"Lì giocavamo da due-tre anni assieme, c'erano automatismi e tutto girava dalla nostra parte. Se la squadra si esprime bene un giocatore farà sempre meglio, ma onestamente non sono cambiato tanto. Sono pure un po' cresciuto: anche non giocando quanto volevo, l'esperienza all'Inter mi ha comunque aiutato tanto. Nella mentalità vincente, tutti i campioni che c'erano volevano solo vincere. E pure a Berlino, vivendo certe difficoltà. Io direi che rispetto a quando giocavo all'Atalanta sono cresciuto, sia in forma fisica che mentalmente. Ci sono i presupposti per essere il giocatore che sono sempre stato".

Quanto desidera avvicinare i suoi migliori numeri realizzativi?
"Ci tengo tanto, se segno e faccio assist vuol dire che aiuto la mia squadra. Forse non ho il talento di altri, ma ho sempre avuto la disciplina e la mentalità per lavorare duro e non fermarmi mai. Solo grazie alla mentalità sono qui adesso, non voglio mai fermarmi e migliorare sempre".

Che differenze riscontra tra Palladino e Gasperini?
"Ovviamente con Palladino sto lavorando da dodici giorni mentre con l'altro ho fatto quasi 5 anni. Gasperini per me era un genio in campo, sapevo che mi avrebbe migliorato ogni giorno. Da Palladino mi aspetto lo stesso, mi è piaciuto sin da quando sono arrivato ma anche prima quando ci siamo sentiti al telefono. Il mister è molto giovane, forse sente in maniera diversa i rapporti coi giocatori. Di lui mi piace tanto che è molto onesto, si migliora solo dicendosi la verità".

Preferirebbe qualificarsi in Champions o vincere un trofeo?
"Ho avuto la fortuna di giocare tanti anni in Champions e per me e la mia crescita è stata sempre la cosa più importante. Però gioco a calcio per vincere trofei e rimanere nella storia, se devo scegliere vado sul trofeo".

Spera di riuscire a connettersi con Kean? Vede i presupposti perché succeda?
"Ovviamente sì e sono fiducioso che succederà. Con lui ho fatto forse quattro allenamenti, poi è andato in Nazionale, ma è uno che protegge bene la palla e può diventare pericoloso. Spero che ci sia connessione, ma non solo con lui, anche con gli altri. A lungo termine può fare la differenza: all'Atalanta ho visto quanto è importante avere una squadra che lotta insieme e pensa nella stessa direzione. Solo così puoi trovare successi. Spero nella connessione con Moise, è un giocatore forte che mi piace tanto, ma soprattutto in quella come squadra".

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