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Se Mancini non s'è dimesso dopo Palermo, perché dovrebbe farlo adesso? Per l'Italia tanti esperimenti ma nel 2023 si tornerà (anche) al punto di partenza

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, inviato al seguito della Nazionale
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I social, si sa, sono spazi virtuali per commenti di pancia più che di ragione. Commenti scritti di getto figli di sentimenti molto spesso negativi. Il fatto è questo: all'indomani della sconfitta di Vienna le cacciata di Mancini è tema tornato sorprendentemente di attualità. La combo cerimonia di apertura in Qatar e test amichevole a Vienna è stato l'assist perfetto che la Federazione ha servito sul piatto dei detrattori del commissario tecnico, al centro di sondaggi e commenti. Perché è ancora lì? Il nocciolo della questione su cui a lungo si è dibattuto nelle ultime ore. E i voti, i commenti, sono stati quasi tutti a favore di un generale repulisti. Una nuova Federazione, un nuovo ct.

Mi soffermo sul commissario tecnico perché il futuro del presidente della FIGC è tutto nel sostegno delle sue componenti che per ora, tranne rare eccezioni, remano nella sua direzione.
Gli errori della gestione Mancini sono principalmente circoscrivibili al periodo che va da settembre 2021 a marzo 2022. È lì che davvero si consuma il dramma. Si consuma in silenzio, senza che nemmeno ce ne accorgessimo. Dopo il pareggio dell'Olimpico contro la Svizzera, in conferenza stampa, il motto era ancora: "Ora andiamo a Belfast a prenderci la qualificazione". Senza un minimo di autocritica, senza calarsi nella nuova realtà. Sono bastati pochi mesi alla Nazionale per trasformarsi da eroica a presuntuosa, una trasformazione che il ct non ha visto, abbagliato dal luccichio della Coppa appena vinta. Contro la Bulgaria la partita peggiore, perché potevamo stravincere e invece l'abbiamo pareggiata pensando solo a segnare in bello stile. Convinti che la vittoria sarebbe comunque arrivata. Ci sentivamo invincibili. Contro l'Irlanda del Nord la partita più brutta, 90 minuti di nulla mentre in Svizzera si festeggiava il pass Mondiale. Ecco, Belfast: solo dopo quello 0-0 abbiamo iniziato a porci delle domande su cosa fosse cambiato e a marzo è arrivata la risposta: tutto. La Dea bendata che ci aveva dato un aiuto decisivo nell'estate 2021 dopo ci ha voltato le spalle, la squadra che ci aveva trascinato sul tetto d'Europa dopo ci ha abbandonato. Si era dissolta. Stava al ct capirlo per tempo e non l'ha fatto, estromettendo così l'Italia dal Mondiale per la seconda volta consecutiva dopo un cammino anche più facile rispetto a quello che è costato il posto a Ventura. Dimissioni al Barbera, quindi? La storia la conosciamo tutti. Gravina in sala stampa si siede al fianco del ct e gli conferma la fiducia della Federazione, Mancini fa sapere di voler andare avanti. Le aspre critiche successive non fanno vacillare le certezze di quella sera.

Quella sera, nella notte più difficile, la Federazione conferma Mancini e il ct non si dimette. Non l'ha fatto allora, perché dovrebbe farlo adesso? È vero che solo oggi tocchiamo con mano il peso di quel fallimento, ma quella di oggi è già un'altra storia.
Mancini dopo la gara contro la Macedonia del Nord ha compreso i suoi errori e dopo l'Argentina ha cambiato registro, ha voltato pagina. Ha iniziato a costruire un gruppo tutto nuovo e questo gruppo ha dimostrato di essere dalla sua parte. Quella di oggi è una squadra che segue il suo commissario tecnico, un gruppo ferito che ha voglia di ricostruirsi. E con questo spirito si è conquistato le final four di Nations League, mettendosi alle spalle Inghilterra e Germania. Meno di una magra consolazione, è vero, ma la conferma che Mancini è ancora il leader dell'Italia e ha capito come fare un passo oltre. Con nuovi giocatori, con nuove soluzioni tattiche.

Arriviamo quindi a queste due amichevoli. Che si dovevano giocare per impegni pregressi ma che nessuno avrebbe voluto giocare proprio la scorsa settimana. Menchemeno Mancini. Dato che ci sono, però, il commissario tecnico le usa per sperimentare, per forzare la mano. Il 3-5-2 che aveva mostrato buoni segnali a settembre ha lasciato spazio a un ben più offensivo 3-4-3. Con l'obiettivo di mettere insieme la difesa a tre e il ritorno degli esterni d'attacco. Il risultato è una squadra sbilanciata, che in Albania strappa comunque la vittoria anche grazie a un grande Meret e a Vienna soccombe. Sì è capito che no, non è questa la strada da seguire ma se questo esperimento non veniva fatto ora, quando? Fa parte del momento. E quelli precedenti ci hanno permesso di capire che il 3-5-2 è alternativa più che valida al 4-3-3, a un modulo abbandonato per qualche mese ma che tornerà d'attualità nel 2023. Quando le gare torneranno a contare e il Mondiale qatariota, finalmente, sarà definitivamente alle spalle.

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Sabato 4 Maggio 2024
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