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Prima Marotta, poi Barella: ieri l'Inter ha risposto due volte a Conte (che è in una botte di ferro). Ma nel mirino c'era soprattutto il mercato: a gennaio Ausilio dovrà 'alzare i giri del motore'

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012
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Trentuno punti in dodici partite. Solo cinque lasciati per strada, di cui tre contro la Juventus. Il primo scorcio di Serie A dell'Inter di Antonio Conte si chiude con numeri da squadra che vuole lottare fino alla fine per la conquista dello Scudetto. Vuole provarci, anche a costo di sacrificare una Champions compromessa dopo quanto accaduto martedì sera al Signal Iduna Park. Una gara persa quando tutto portava in un'altra direzione, persa al termine di un secondo tempo orribile che ha vanificato una prima frazione pressoché perfetta. Forse anche per mascherare i suoi errori, per non parlare dell'assenza di un piano B quando la squadra va in evidente difficoltà, nel post-gara Antonio Conte ha dato vita a una conferenza stampa incandescente. In cui l'allenatore, forte di una posizione di forza, ha provocato senza mezze misure la società e anche la squadra.

La prima provocazione (a cui ieri ha risposto Marotta) - "Quello di martedì non è stato uno sfogo", ha detto sabato pomeriggio Antonio Conte che, alla vigilia della sfida contro l'Hellas Verona, ha ripetuto con più serenità gli stessi concetti esternati qualche giorno prima. In realtà, quanto avvenuto nella sala stampa del Westfalenstadion è stato molte cose. E' stato anche un attacco alle ambizioni della società, che in estate ha assecondato come nessun altro club le richieste del suo allenatore e che, agli albori di novembre, è stato tacciato di superficialità. E' stato accusato di non avere la stessa fame di vittoria del suo allenatore, nonostante il presidente Zhang pochi giorni fa abbia detto tutt'altro.
E allora ecco Giuseppe Marotta, che ha ribadito i concetti espressi dal numero uno dell'Inter nell'ultima Assemblea degli Azionisti. Con toni distensivi, da dirigente navigato: "Siamo sulla stessa lunghezza d'onda. La dirigenza è allineata con tutto quello che ha detto ma ci vuole un attimo di tempo".

La seconda provocazione (a cui ieri ha risposto Barella) - "A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Nicolò Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo?" Nell'ormai famoso post Borussia-Inter, Conte ha messo in dubbio la capacità del suo gruppo - composto da giocatori con poca esperienza europea - di incidere nelle gare che contano. Era un attacco diretto alla società per il mercato estivo (di cui parlerò più avanti), ma anche una provocazione non troppo velata alla squadra, che martedì sera nella seconda parte s'è consegnata nelle mani dei suoi avversari.
Per il suo allenatore, la squadra a Dortmund ha perso la testa. E' andata in apnea, col fiato ma anche con la testa. Un black-out evidente a cui il gruppo nerazzurro ha risposto con la prestazione di ieri. Di grande volontà, ma soprattutto di rara lucidità. La squadra in una gara molto delicata (perché dopo un ko, perché prima di una sosta) è riuscita a ribaltare un match che s'era incanalato su altri binari. L'ha fatto meritatamente, l'ha fatto continuando a produrre il suo gioco anche quando il gol non arrivava, nonostante le tante occasioni prodotte. L'ha fatto, soprattutto, con l'eurogol di Nicolò Barella. Uno splendido tiro a giro che aveva più o meno questo significato: "Si, puoi chiederlo a me".

Ma Antonio Conte è in una botte di ferro... - Prima di parlare dell'ultima provocazione, una digressione scontata ma quasi doverosa. Perché l'attacco non è stato visto dall'amministratore delegato come un attacco? Perché Marotta ha risposto solo ieri e l'ha fatto senza cavalcare in alcun modo la polemica? Perché l'ad nerazzurro ha scelto Conte per dare una scossa a tutto l'ambiente, a tutta la società. Lo conosce benissimo, sa come pensa e come agisce. E l'ha messo nelle condizioni migliori per agire, costruendogli un botte di ferro rappresentata dal suo contratto: triennale da undici milioni di euro a stagione. A queste cifre è follia anche solo valutare un esonero. Per intenderci, il secondo allenatore più pagato della Serie A guadagna la metà. E Maurizio Sarri non è certo l'ultimo arrivato.

... E a gennaio a rispondere dovrà essere Ausilio - "Mi sono fidato e forse in alcune situazioni ho sbagliato a fidarmi". E ancora: "In estate siamo stati troppo superficiali". Oppure, come se non bastasse: "Quando siamo nel privato i dirigenti sono i primi a riconoscere che alcune situazioni potevano essere fatte meglio". Non c'è dubbio che gli attacchi più pesanti Antonio Conte li abbia riservati a chi si occupa del mercato. A chi ha sottovalutato le insidie di una stagione che per Conte è stata affrontata con una rosa numericamente non all'altezza. L'ha fatto senza mezzi termini, l'ha detto per lanciare anche un messaggio sottinteso ma non per questo meno chiaro: se l'Inter uscirà dalla Champions al termine della fase a gironi, lo farà perché non aveva una squadra adeguata a una campagna europea da protagonista. Messaggi a chi quel mercato lo dirige. A quel Piero Ausilio che a gennaio sarà chiamato ad 'alzare i giri del motore' per evitare di finire sul banco degli imputati qualora le cose non dovessero andare per il verso giusto.

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