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Mourinho non vuole andare in Arabia e Mendes prova a piazzarlo al Barcellona. Xavi e Deco ai ferri corti. In Italia solo il Napoli è sicuro di cambiare (e forse la Juventus)

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

"Mourinho non ha certo bisogno di presentazioni... I titoli vinti parlano per lui, non è un tecnico qualsiasi. E' un allenatore speciale, avrà sempre le sue occasioni e non avrà mai problemi a trovare un nuovo club. Arabia Saudita? È così, Mourinho ha avuto l'opportunità, alcuni mesi fa, di andarci. Ha scelto di non farlo perché voleva restare sulla panchina della Roma". Queste le parole di qualche giorno fa di Jorge Mendes su quello che è successo a José Mourinho nella scorsa estate. L'esonero da parte dei giallorossi è stato un fulmine a ciel sereno, anche perché i Friedkin hanno sempre impostato il progetto su un piano triennale che, a poco a poco, è andato disgregandosi. Il primo colpo al muro è stato quello di Tiago Pinto, intenzionato a non rimanere fino a scadenza con il rischio di non avere il contratto rinnovato. Avrà le offerte e sceglierà dove proseguire la carriera nel migliore dei modi. Mourinho è stata la bordata numero due, sebbene decisa dai proprietari. Preso Daniele De Rossi, dopo il mercato sarà Mauro Leo - l'attuale direttore sportivo - a decidere le linee guida, poi resterà da capire anche il suo di futuro, se ci sarà o meno un rinnovo considerato che è in scadenza.

Quindi la domanda successiva è: Mendes dove vuole portare Mourinho? Perché le soluzioni non sono poi molte. Al Paris Saint Germain c'è un'epoca iniziale con Luis Enrique, da capire come farà in Champions League ma la possibilità che ci sia un'altra annata di opportunità appare abbastanza scontata, visto che la Ligue 1 non è certo in pericolo. È una fase di rinnovamento e con il rischio che ci sia un Mbappé in meno nella prossima stagione. Mendes ha ottimi rapporti con Campos, come dimostrato anche nell'ultima sessione di mercato dove è riuscito a portare Gonçalo Ramos - per una cifra altissima, circa 85 milioni di euro - ha Vitinha, Barcola e Asensio.

Le altre piazze di altissimo livello, di fatto, sono occupate. Il Liverpool di Klopp si è liberato, ma c'è già un erede designato (ed è Xabi Alonso). Difficile ritorni al Manchester United - ammesso e non concesso che cambi - magari può accettare il Newcastle. In realtà in questo periodo c'è un evidente posto di lavoro che può cambiare, ed è quello del Barcellona, con Deco direttore sportivo e Xavi allenatore. Quest'ultimi sono ai ferri corti - per usare un eufemismo - visto che il Barça è lontanissimo dal Real Madrid primo in classifica, mentre in Champions c'è il Napoli. Ecco, tutto dipenderà dalla coppa dalle grandi orecchie, ma il tentativo c'è già stato di intavolare un dialogo. Deco e Mendes ovviamente sono amici da tempo immemore, visto che l'uno è stato il discepolo dell'altro dopo esserne stato giocatore. La forza c'è, eccome, anche con tutto il board e con il club in generale. Da capire come la piazza potrebbe prendere un tentativo del genere. Lo anticipiamo noi: male. Però pecunia non olet e i voltafaccia sono all'ordine del giorno nel calcio.

Va anche detto che nel 1997 Mourinho disse: "Oggi, domani e sempre con il Barça nel cuore". Certo, la sua filosofia di gioco sembra quanto mai distante da quella dei blaugrana, ma questo è un altro capitolo da capire.

E in Italia? La verità è che solo il Napoli è convinto di cambiare. De Laurentiis ha in mente un nome in particolare, quello di Vincenzo Italiano. Poi ci sarebbero quelli di Thiago Motta, Francesco Farioli, forse anche Gian Piero Gasperini. La Roma probabilmente lo farà, ma se De Rossi arrivasse quarto in classifica, sarebbe poi semplice cambiarlo? La risposta, anche qui, è no. Anche se i Friedkin, appunto, fanno un po' quello che pare a loro senza sentire la pressione della piazza. La Lazio era partita male, mentre ora si è attrezzata per il quarto posto, la Juventus dipenderà da Allegri: può andare via comunque, anche con una vittoria, ma nessuno lo esonererà. Sarà una scelta sua dettata dal momento, dalla pancia e dalla voglia. Pioli è sempre in bilico, ma è al terzo posto senza particolari problemi e si vedrà con il percorso in Europa League. Questa è la situazione delle big che, di fatto, legano le medie: Atalanta, Bologna e Fiorentina. Partirà il domino o sarà il solito Gattopardo?

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