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La battaglia del calcio per la ripartenza e lo scontro con la scienza: quando il pallone deciderà di scendere al livello del “mondo reale” sarà un grande giorno

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Ben ritrovati dalla quarantena, mia e vostra. Ho appena infornato la pizza (se non fai la pizza in quarantena non sei nessuno) e, quindi, questa settimana vi ammorberò meno del solito. Prima ci tengo ad aggiornare l’elenco delle cose che ho imparato grazie all’isolamento e che in tempi normali non avrei mai imparato: fare la pizza; farla utilizzando la “pietra refrattaria”; asciugare i vetri con la carta da giornale così da dargli ancora un senso (ai giornali); aggiungere un pizzico di zucchero al sugo per togliere l’acidità; aggiungere dell’acidità al sugo per togliere l’eccesso di zucchero; liberare dal calcare le valvole del lavandino mettendole a bagno in una soluzione di aceto e sugo zuccherato; pulire i totani che, oh, tu non lo diresti mai, ma hanno tutta una roba di cartilagine interna da sfilare; non dar da bere praticamente mai ai cactus anche se vedendoli tutti i giorni ti viene voglia di innaffiarli; svuotare il serbatoio dell’aspirapolvere prima di passarla altrimenti non aspiri una fava. E anche altre cose, ma la pizza è già a metà cottura e tocca scrivere.
Sarà che ho molto acido addosso perché ieri ho finito lo zucchero, ma mi sembra giusto analizzare brevemente quel che è successo nelle ultime ore nel dorato mondo del calcio.
A un bel punto il membro dell’Istituto Superiore della Sanità, professor Giovanni Rezza, dice: "Il comitato tecnico scientifico non si è ancora espresso sul calcio ma si tratta di uno sport che implica contatti. C'è chi parla di test ripetuti sugli atleti, ma mi pare una soluzione improvvisata. Io non darei parere favorevole e credo neppure il cts". Prima ancora aveva detto “tifo Roma… dipendesse da me… ehehe”. Ok, la battuta era inopportuna, la risatina anche, ma come sempre in questo Paese si bada alla forma e non alla sostanza.
Questo signore qua – non un pirla come il sottoscritto, uno che ha titolo per parlare persino di cose serie – ha detto quello che ha detto. Subito si sono scatenati i precisini (“non si fa”), i complottisti (“parla così per interessi personali”). Il dato di fatto è che ha chiarito ai più che quello portato avanti “dal calcio” è un tentativo legittimo, ma in qualche modo difficilmente attuabile.
Poco dopo sono arrivate le risposte di quelli che contano. Diaconale, per dire: "Le parole di Rezza? Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa... Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus". E, veramente, a leggere cose così cadono le braccia. La guerra del tifo è stucchevole in tempi “normali”, figuratevi in questo preciso momento storico.


Quindi Cairo, patron del Torino che in maniera decisamente più saggia sceglie di fare un passo indietro: "Oggi ha parlato la scienza, ha ragione Rezza, la ripresa del campionato di Serie A è impossibile". E stiamo parlando di un presidente di serie A, ma anche dell’editore della Gazzetta dello Sport che, per evidenti motivi, avrebbe tutto l’interesse per portare avanti il carrozzone.
E veniamo al punto. La cosa sbagliata del mondo del calcio non è che cerchi una soluzione per ricominciare a giocare (a tutti gli appassionati manca, tanto, il pallone), ma che lo faccia dall’alto di un piedistallo, rifiutandosi di fare i conti con il mondo reale come tocca a tutto il resto dell’umanità.
Il campionato di Serie A è importantissimo: fa girare una marea di quattrini, dà da mangiare a un sacco di gente (oh, persino al sottoscritto), ma “l’accanimento” nei confronti della stagione 2019-2020 rischia di diventare un fardello anche per la 2020-2021 e, questo, davvero non possiamo permettercelo.
È vero, si rischia di collassare dal punto di vista economico, ma ci sono anche le possibilità di limitare i danni nel presente e trovare il modo per far sì che la prossima sia “la stagione della rinascita”. Come? Semplificando la burocrazia, per dirne una.
Se invece il problema è legato al “rischio ricorsi” di questo o quel club, allora la risposta deve arrivare da chi ci comanda, dalla politica, da coloro che possono imporre determinate scelte. In fondo non stiamo parlando di “capricci”, ma di un evento epocale che non piace a nessuno ma col quale dobbiamo fare i conti tutti. Sì, anche il calcio.
È pronta la pizza. Ci ho messo sopra gli avanzi della settimana. È una “7 stagioni”. È venuta una merda. E il motivo è semplice: le pizze le devono fare i pizzaioli, così come l’”ok, si può giocare” lo deve dare chi ha gli strumenti per capire a che punto siamo. Mica io, te o qualche improvvisato Dottor Aus.
Ps. Ho infine dato mezza pinta d’acqua al cactus: è fottuto.

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Lunedì 6 Maggio 2024
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