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L’infortunio di Ibrahimovic inguaia il Milan ma anche tutto il calcio: ecco perché. In serie A abbondano i Gastaldello (“meglio non ripartire”) solo che non possono parlare… Inter tra Cavani, Werner e… Lautaro

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Siccome il 2020 è un bell’anno di merda e non guarda in faccia a nessuno… si è fatto male pure Ibra. Gemelli, dicono. Altri vanno giù più pesanti: “S’è rotto il tendine d’Achille”. Oggi sapremo. La speranza è che sia “solo” il polpaccio. “Solo” va tra virgolette, perché a prescindere significherebbe un paio di mesi di stop e, quindi, tanti saluti alla fetente stagione 2019-20, se mai ripartirà.
Sì, ok, ripartirà, ma prepariamoci a viverla per quello che è: un legittimo tentativo di mettere in tasca i milioni dei diritti tv e poco altro. Per il Milan sarà un bel problema trovare una soluzione al ko dello svedese, ma a conti fatti saranno rogne per tutti. Il motivo è evidente: quella che andrà in scena nel periodo dei venditori di cocco sarà una specie di “gara di resistenza”, più che un torneo di calcio.
Il rischio di infortuni a raffica, per dire, è concreto che di più non si può. Dice Gastaldello, capitano del Brescia: “Giocare in estate 12 partite ci porta incontro a rischi incredibili. Scendere in campo alle 16.30 d’estate è scandaloso. Nel resto dell’Italia non si percepisce quello che è successo in Lombardia, molti mi chiedono per strada perché il calcio debba ripartire, gente che ha perso i propri cari. Questo campionato deve fermarsi e su eventuali retrocessioni si deciderà. Non è che noi del Brescia non vogliamo giocare perché non vogliamo retrocedere, non è così. Se lo meritiamo dobbiamo retrocedere. Il calcio deve tornare a essere una passione: ci sono altri interessi che prevaricano la passione del calcio”.
E voi direte: “Dice così per biechi interessi personali legati alla retrocessione”, oppure “sì ma noi andiamo a lavorare con 40 gradi, lo facciano anche loro”. Tutto vero, il problema è che “noi” (in particolare il sottoscritto) non siamo pagati per fornire uno spettacolo, loro sì e, francamente, sembra impossibile immaginare di vedere i frizzi e lazzi a siffatte condizioni.
E allora sì, ci proveremo, ma quantomeno evitiamo di esagerare con la retorica del “lo facciamo per voi tifosi!” e, soprattutto, evitiamo di mettere sul piatto ipotesi insensate come quella dei “playoff in corsa”. Dicono: “Il piano B sono i playoff-rapidi, in modo da decretare vincitori e vinti”.

Cioè, se i numeri del contagio dovessero sciaguratamente aumentare al punto di dover bloccare il campionato ci mettiamo a programmare i playoff? Ma non diciamo boiate.
Giocheremo (13 giugno recuperi, dal 20 il campionato), ma sarà un pro-forma per incassare. Lo faremo nella speranza di non mettere a rischio la stagione 2020-21, quella sì realmente da preservare. Parliamoci chiaro: i “Gastaldello” sono tanti, anche tra i dirigenti e presidenti, solo che non vogliono esporsi perché significherebbe regalare un assist clamoroso ai signori delle tv per dire “Ok, non vi paghiamo, del resto siete stati voi a dirci che non volete giocare…”.
Che poi, perdonateci, viene un po’ da sorridere se si pensa alla caciara che stiamo facendo con il mercato. “Vendiamo” e “acquistiamo” giocatori come noccioline, a decine; riempiamo quotidiani e portali di trattative “praticamente fatte” e ce ne freghiamo del fatto che quegli stessi giocatori che abbiamo già “piazzato altrove” devono teoricamente giocare ancora mezzo campionato. Cioè, diciamolo: ragioniamo tanto sulla ripartenza ma poi siamo i primi ad avere già la testa alla prossima stagione.
E allora buttiamo sul piatto la compra-vendita e buonanotte. Cavani piace all’Inter? Sì, ma pure (e tanto) all’Atletico di Madrid. Può prendere il posto di Lautaro? No. Al limite quello di Sanchez. E Timo Werner? Eh, magari! Solo che il tedesco attizza molti, soprattutto il Liverpool e persino a mia zia. E Gabriel Jesus? Idem con patate. Ma quindi Lautaro va al Barcellona? Possibile, ma solo se il Barcellona trova un complicato incastro che possa accontentare l’Inter.
Finalone con la faccenda contratti, un grande classico che buttiamo dentro ogni martedì da ormai un paio di mesi. Cosà accadrà con gli accordi di questo e quel tesserato in scadenza al 30 giugno? Verranno prolungati d’ufficio, dicono. “Dicono”, perché al momento comunicazioni ufficiali non ce ne sono.
Ah, San Siro. Sul possibile abbattimento di “quello stadio lì” e sulla questione “non ha interesse culturale perché trattasi, allo stato attuale, di un manufatto architettonico in cui la persistenza dello stadio originario del 1925-’26 risulta del tutto residuale…” vi lascio alla considerazione del mio anziano padre. “Teoricamente per lo Stato sono culturalmente più interessante io solo perché dal ’36 non mi hanno ancora ristrutturato. Strano paese, il nostro”.

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