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Juve, poteri a Paratici e non a Pirlo. Ibra, richiesta senza logica. Conte, l’ora della svolta. “Santo Padre”, scambiatevi un segno di pace

di Michele Criscitiello
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Siamo al 17 agosto e tra qualche giorno iniziano i ritiri. Un mese e inizia il campionato ma, molti club, lo hanno dimenticato. C’è un ritardo assurdo nelle costruzioni delle rose e sul calciomercato. Tutti, nessuno escluso. La Roma non ha neanche il Direttore Sportivo, per ora fa tutto Fienga. Il Napoli deve fare 6-7 uscite, di cui 3 pesanti, e mettere dentro 4-5 volti nuovi. Tutto fermo. L’Inter è in campo, la Juventus deve rifondare, la Lazio è l’unica in linea e la Fiorentina si deve dare una mossa. Benvenuti in Italia. Poi ci lamentiamo che in semifinale di Champions troviamo due francesi e due tedesche e se non ci diamo una mossa perdiamo anche la quarta italiana in Champions, gentile omaggio della Uefa visto che un posto era già andato in fumo. Lavoriamo senza programmazione. A Torino sta nascendo la Juventus di Pirlo. Un rischio bello grosso. La confusione è dietro l’angolo e non basta più chiamarsi Juventus per vincere gli scudetti. Quest’anno Andrea Agnelli dovrà ribaltare molte cose che non sono andate nel verso giusto la scorsa annata. Ha pagato Sarri ma i veri colpevoli sono i senatori del gruppo, gli stessi che oggi rischiano di decidere tutto con l’avvento di Pirlo in panchina. Speriamo nella non autogestione. Pirlo ha idee ottime dicono nel mondo del calcio. Sapete a quanti, negli anni, sono rimaste le belle idee? L’allenatore è un mestiere che ti obbliga ad avere esperienza sul campo, la gavetta serve e forse servirebbe anche un patentino. Posso avere anche belle idee ma se guido la Ferrari con il foglio rosa mi schianto e figuriamoci se non ho neanche quello. Pirlo sta facendo scuola guida e come istruttore gli hanno messo di fianco Andreazzoli. Questa è un’ottima chiave di lettura. Agnelli ha preso la Juventus a pezzi. L’ha rifondata e l’ha resa nuovamente vincente. Voto 10. Quest’anno ha scelto lui l’allenatore, e ci sta, ma dare tutto in mano a Pirlo è un grande errore che uno come Agnelli non può commettere. Il potere deve restare nelle mani di Fabio Paratici. Il Direttore che, negli anni, ha dimostrato di essere un talento anche se non ha dimostrato di essere infallibile. Gli errori, negli ultimi 12 mesi, sono evidenti. I calciatori li deve scegliere Paratici. Pirlo deve solo farci sapere come intende giocare. 3-4-2-1 è la sua base ma se non hai gli interpreti giusti non puoi permetterti due mezze punte alle spalle del bestione davanti. Tradotto: se va via Dybala dimentichiamoci già il 2 + 1 in fase offensiva. Se La Juve si consegna a Pirlo e Pirlo, di conseguenza, si consegna ai senatori del gruppo quest’anno la Juventus rischia di essere la seconda Ferrari del gruppo.
Al Milan riflettono sul futuro. Qualcuno, da Londra, ci dice che Gazidis si sarebbe riproposto al CDA dell’Arsenal. Sarebbe la svolta.

Difficilmente ciò accadrà. Nel frattempo i giorni passano e non si parla più del rinnovo di Donnarumma. Dietro le montagne ci sono le nubi e già il fatto che si parli molto di più del futuro di Ibrahimovic e non di quello di Gigio fa preoccupare. Entrambi si godono la vacanza in Sardegna. Donnarumma ha scelto la barca (e che barca…), Zlatan la terra ferma e gli amici. Bravi i calciatori rimasti in Italia, meno intelligenti quelli andati in Spagna e in Grecia. Discorso che vale per tutti i vacanzieri e non solo per i calciatori che, a breve, dovranno tornare in ritiro. La richiesta di Ibra ci sta: lui si sente il più forte ed è giusto che chieda 7 milioni e mezzo per la stagione 2020-2021. Bravo lui e bravo Mino. Se il Milan, però, dovesse prendere in considerazione questa cifra sarebbe roba da folli. Una società che punta sui giovani e accontenta un quasi quarantenne con circa 8 milioni di euro a stagione vuol dire non aver capito nulla del proprio futuro. Maldini non accetti queste condizioni e trovi un’alternativa. Tenere Ibra ok ma alle condizioni del club.
Questa sera c’è l’Inter. Ancora in campo, niente vacanze, e una semifinale meritata in una Coppa che acquista credibilità solo quando arrivi davvero in fondo. Ormai ci siamo e il trofeo in bacheca cambierebbe voto e giudizio sulla prima annata di Conte a Milano. Bisogna vincere per la gloria della Coppa ma anche per iniziare a dare un dna vincente a questa Inter. Ripartire con la vittoria dell’Europa League sarebbe il miglior bigliettino da visita da presentare, tra qualche settimana, alla Juventus. Suning sarà anche generoso con Conte sul mercato. Il distacco dai bianconeri, quest’anno, può ridursi definitivamente o addirittura invertire del tutto le gerarchie.
In serie B abbiamo assistito, da spettatori non paganti, al suicidio calcistico del Perugia. Tutti colpevoli, quando si retrocede, ma quando il crollo è così vertiginoso la bandiera la porta sempre il Presidente. E mai, come in questo caso, il vero artefice della retrocessione degli umbri è lui: Santopadre. La sua gestione, negli anni, è stata discutibile e il suo destino era segnato. Ti può andare bene 1,2,3,4, 5 anni ma, nel bene e nel male, alla lunga raccogli ciò che semini. La semina del Perugia è stata molto deludente. Confusione e avidità. Il club non ha saputo creare uno zoccolo duro, allenatori di passaggio che duravano poco per poi essere sostituiti e troppe invasioni di campo del Presidente nella sfera tecnica. Un Direttore, Goretti, bravo nel vedere i calciatori ma debole nella gestione del gruppo e pessimo nel tenere le fila tra Presidente e squadra. Più un club manager che un vero Direttore. Santopadre dovrebbe darci la benedizione, invece, ci ha mandato una maledizione. Su Instagram spiega i motivi dei fallimenti e fa giri di parole portandoci in uno zoo più che metterci la faccia e spiegare il crollo calcistico. Un Presidente che prende Breda con la squadra quasi retrocessa ed esonera, ad una giornata dalla fine, l’allenatore che ti porta ai play off per sostituirlo con Nesta il quale fa due partite e finisce la stagione è il chiaro segnale della confusione societaria che regna a Perugia. Quest’anno la ciliegina nella pessima gestione tra Oddo, Cosmi e ancora Oddo dopo aver fatto un paio di telefonate disperate a Novellino e Colantuono. I rigori affossano il Perugia ma la verità è che la partita bisognava chiuderla ai supplementari. Con quale risultato? Perugia e Pescara in serie C, perché se vogliamo parlare degli abruzzesi dovremmo fare copia e incolla del discorso sul Perugia.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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