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Juve: Pirlo, Allegri e un solo, grande errore. Inter: una settimana di stupido “bla bla”. Milan: il riscatto di Tomori. Napoli: c’è solo una cosa da fare

di Fabrizio Biasin
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Due settimane di Pausa per la Nazionale. Lo so, è dura, ma è inutile far finta di niente: ci toccano. Per fortuna possiamo andare in giro a divertirci come i matt… Ah no. Beh almeno una gita fuori port… Ah no. Pizzata con gli amici? Neanche. Saranno due lunghe settimane che, ovviamente, trasformeranno le crisi (sportive, per carità) in drammi irreversibili e gli spifferi di mercato in puttanate colossali. Funziona sempre così.

Oppure discuteremo animatamente della lunga chiacchierata di Massimiliano Allegri a Sky. Ha detto francamente una marea di cose, Max, molte assai stuzzicanti, altre a uso e consumo di chi le ha ascoltate e rielaborate... a piacimento. Il riassunto del cucuzzaro si può ridurre anche solo a un macro pensiero: nel calcio, come nella vita, si può perdere un sacco di tempo per ragionare su cosa sia meglio, si possono elaborare un milione di teorie ma, il dato di fatto, è che l'aspetto che conta più di tutti gli altri è il culo. La cosa più difficile, invece, è rendere le cose semplici. Se riesci a rendere le cose semplici e hai culo, insomma, hai svoltato. Ecco, Allegri è bravissimo perché non pensa di “lanciare i missili sulla Luna” (cit.), eppure ci riesce. Per questo chi se lo accaparrerà farà un grande affare, così come ha fatto un cattivo affare chi se l’è lasciato scappare.

E veniamo al punto. Qualche rottura di balle, la Juve, ce l’ha. Ognuno ha il suo legittimo punto di vista, oltre che il suo “imputato” preferito. Anche noi, in fondo siam mica più buoni degli altri.
Il problema della Juventus è che non sembra più la Juventus. La squadra di Pirlo non è “squadra”, ma solo la somma di tanti, ricchissimi, giocatori. Guardali: presi a uno a uno hanno anche il loro bel valore, ma messi sul campo si mescolano come l’acqua con l’olio (ovvero, non si mescolano).
La colpa è di Pirlo, certo, e guai a pensare che non abbia responsabilità perché “povera stella, è alle prime armi, normale che commetta degli errori...”. Se accetti quella panchina sai quello che ti aspetta e, quindi, o vinci o finisci sul banco degli imputati. Niente sconti.
La colpa, però, è soprattutto di chi ce l’ha messo, su quella panchina, ovvero patron Agnelli. E patron Agnelli ce l’ha messo perché non digeriva Sarri. E Sarri su quella panchina c’è finito perché a Paratici e Nedved, Allegri, non andava più bene. E Allegri non andava più bene perché sì, vinceva, ma vuoi mettere il bel giuoco dell’Ajax? Ecco, l’Ajax è andato avanti a fare il suo bel giuoco (ma di Champions mica ne ha vinte), la Juve, invece, è drammaticamente peggiorata: nei risultati, nel giuoco, certamente nei conti.

Il monte ingaggi del Benevento raggiunge nel suo totale la metà dell’ingaggio di Ronaldo. Capiamoci, Ronaldo è l’ultimo responsabile dei guai bianconeri (anche se dovrebbe limitarsi nel tirare le punizioni, suvvia), ma se per pagare il suo stipendio la dirigenza si è ridotta a desertificare il centrocampo, beh, allora significa che certe linee guida vanno obbligatoriamente riviste.
I dirigenti della Juve negli ultimi due anni hanno toppato perché si sono infatuati di tutta una serie di giocatori che guadagnano valanghe di quattrini per essere solo “bravi”. E “bravi”, nella Juve, non è sufficiente, non lo è mai stato.
Certo, è anche una questione di carattere. Nel gruppo dei nove volte campioni d’Italia di fila non c’è uno solo giocatore che al momento sia in grado di prendersi una responsabilità: non lo fa Ronaldo che si limita a fare il suo (tirare appena può), non lo fa Chiellini per evidenti motivi (gioca a singhiozzo), non lo fa Bonucci che è cazzutissimo quando trova appoggio in altri “monumenti”, ma si eclissa se deve far tutto da solo (vedi stagione al Milan). In generale i ragazzi della Juve sembrano tanti pulcini in cerca di una chioccia (Chiesa a parte, a sua volta però ancora troppo discontinuo).
La Juve non sembra più Juve e a questo punto deve dare un segnale, deve dimostrare che scriviamo boiate, deve reagire e lo deve fare non tanto per vincere lo scudetto, quanto per evitare di trasformare la stagione del “ciclo interrotto” (oh, prima o poi doveva capitare) in quella del disastro totale (le rivali per la zona Champions sono agguerrite più che mai).
Poi, a fine stagione, si faranno i conti: l’importante è che non li facciano i signori che un bel giorno di quasi due anni fa decisero che vincere non bastava più, bisognava sorprendere. Effettivamente ci sono riusciti.

Gattuso che ritrova i suoi titolari e vince contro Milan (prima) e Roma (dopo), francamente, non ci sorprende più di tanto: è un bravo allenatore, allena un bel gruppo (unito più che mai). Quello che ci ha sorpreso, semmai, è una proprietà generosa che, però, non lo ha difeso nel momento delle difficoltà. Ora De Laurentiis ha un’occasione: ripartire l’anno prossimo da un nuovo tecnico? No, convincere questo a restare e portare avanti il progetto. Poi oh, ognuno ha le sue idee, per carità.

Del Milan che vince a Firenze non c’è molto da dire. Nel senso che ormai la capacità dei rossoneri di rialzarsi dopo le cadute non sorprende più. Sapete chi sorprende? Tomori. Il difensore del Chelsea, arrivato a Milano dopo l’infortunio dell’obiettivo numero 1, Simakan, non sta facendo bene, sta facendo benissimo. Le “seconde scelte”, in genere, tradiscono. Questo qui, dopo una dozzina di presenze, ha già dimostrato di valere il riscatto. Costa molto, 28 milioni, ma rischia di valerli tutti. Bel colpo.

Ah, l’Inter. Per una settimana si è blaterato (e insistiamo: “blaterato”) del match con il Sassuolo rinviato dall’Ats e dei grandi vantaggi che questa decisione – per qualcuno addirittura “suggerita” dal club – avrebbe portato ad Antonio Conte. Il risultato è che l’Inter non ha giocato contro una squadra stanca (gli emiliani erano scesi in campo 72 ore prima) e dovrà giocare tre partite in una settimana (cosa che Conte detesta più di ogni cosa). “Però potrà lavorare con i Nazionali, a differenza degli altri”. Cazzata pure quella. “Blaterato”, appunto.

Fine. Anzi no, due cose.
1)Ibra si è commosso. Spontaneo, vero, bello.
2)Nesta, esonerato, ha scritto così: "Saluto una Società e una tifoseria straordinarie. Frosinone mi ha accolto fin dal primo momento... ho potuto sentire il calore delle persone e il forte attaccamento verso questo Club. Grazie al Presidente Stirpe per questa opportunità e grazie a tutti". Una cosa del genere, scritta nelle ore dall'esonero, è tutto tranne che scontata. Un signore.

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Domenica 28 Aprile 2024
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