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Juve: il “dentro-fuori” Rabiot-Thuram. Milan: la decisione su Zirkzee. Inter: Buchanan ko, si cerca la toppa. Atalanta: come andrà con Zaniolo. E uno sfoghetto sulla tragicommedia azzurra

di Fabrizio Biasin
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Siccome agli italiani puoi toccare tutto, ma non le ferie, abbiamo deciso di farci da parte con clamoroso anticipo. Del resto è arrivato il caldo. In realtà ci avevamo provato anche qualche giorno prima, ma poi Calafiori e Zaccagni hanno rovinato i piani vacanzieri e abbiamo dovuto attendere ancora un po’. Non molto comunque. Ma di azzurro parliamo in fondo, giusto per dire un paio di cose.
Prima andiamo sulla sostanza, ché per una volta c’è più arrosto che fumo.

La Juve ha acchiappato Khephren Thuram, preziosissimo “fratello di Marcus” e “figlio di Lilian”. Affare fatto per 20 milioni, qualche bonus, nessuna contropartita tecnica. Ha fatto moltissimo la ferma volontà del calciatore, bravissimo a fare resistenza rispetto alle iniziali pretese del Nizza (25 milioni). Il centrocampista si accasa in bianconero con un contratto di 5 anni a 2 milioni a stagione, per un “costo azienda” molto simile all’ingaggio netto di Rabiot. Come dire: fuori uno dentro l’altro.
Trattasi di capolavoro e grande mossa giuntoliana, per un talento ambito da molti e adattissimo al giuoco di Motta. Vedremo come andrà il resto del mercatone, ma queste prime settimane raccontano alla perfezione perché il Napoli, perso Giuntoli, abbia lasciato andare ben più di un qualunque “grande giocatore”.

Così, in maniera del tutto estemporanea, vi piazziamo il virgolettato di Pantaleo Corvino. Ualà.
Prima parte.
“Avevo scelto un luogo in disparte per parlare del contratto con Gotti, così siamo andati in una struttura di un mio amico che viene utilizzata solo per le cerimonie. Siamo andati a cena e non ci siamo messi d’accordo, così si è fatto tardi e siamo andati a dormire. A un certo punto, durante la notte, ho sentito un tonfo. Era Gotti che bussava alla mia porta: la struttura andava a fuoco”.
Seconda parte.
“Abbiamo tentato di scendere, ma c’era troppo fumo e stavo svenendo, così ci siamo calati dalla finestra del primo piano. Io ero confuso e lui mi ha detto 'Leo, sono qui con te'. Quando ci siamo messi in salvo gli ho chiesto: 'Quanto volevi di stipendio? Ti do il doppio'”.
Fine.
Gotti è l’eroe che la Serie A non sapeva di avere.
Punto e a capo.

Si è fatto male Buchanan, giovane esterno canadese dell’Inter. Curioso che sia accaduto a poche ore dalle dichiarazioni del ds Ausilio che in qualche modo annunciava la fine del mercato nerazzurro. Questa era la speranza, laddove in nerazzurro ogni titolare dispone già del suo bel doppione ad altissimo livello. Anzi, disponeva. Il ko del riccioluto (tibia rotta, ci si vede ad autunno inoltrato) imporrà ai dirigenti un’accurata riflessione sul da farsi. Diranno “ci arrangiamo così”, ma un rimpiazzo arriverà (però non Cuadrado “di rientro”, semmai ci aveste pensato).
Il tutto nei giorni del rinnovo di Dumfries, esterno olandese vicino alla fumata bianca (e nei quarti all’Europeo!). C’è a chi piace e a chi non piace, allo scrivente piace assai. Costato 12 milioni, ne vale ben di più: manca un po’ di continuità ma ad avercene di esterni così.
Ah, domani è il giorno delle visite mediche di Martinez, già portiere del Genoa. Stop.

E poi il Milan e l’annosa questione “punta” da offrire a mister Fonseca. I tifosi del diavolo sono abbastanza infastiditi, ma non per la mancanza di annunci, semmai di chiarezza. La pista Zirkzee sembra essersi raffreddata, con l’olandese e il suo tuttofare che trattano seriamente col Manchester United. Si parla di alternativa Lukaku, che è come dire “ho voglia di risotto alla milanese ma siccome non ho i soldi per lo zafferano mi mangio una torta ai tre cioccolati”. Cioè, sono entrambi piatti succulenti, ma non c’entrano una fava l’uno con l’altro. E i tifosi (già 35mila abbonamenti) gradirebbero sapere: si va con il dolce o con il salato?

Una cosa sull’Atalanta. E su Zaniolo. Un anno fa Gasperini decide di credere in De Ketelaere: sappiamo com’è andata a finire. Quest’anno si tenta la resurrezione di Zaniolo. Personalmente non credevo nella resurrezione del belga e ho toppato di brutto. Per questo dico: accattatevi Zaniolo al Fantacalcio, a Bergamo sbagliano quasi mai.
(Inutile parentesi. Ho visto della gente ammassarsi per festeggiare una ragazzina che inaugurava il suo negozio di cover per cellulari. La trattavano come se fosse un’apparizione. Ho pensato “minchia, ma davvero?”. E le avrei voluto stringere la mano, perché se riesci a incantare le masse a ‘sta maniera non sei tu quella sbagliata, ma quelli che abboccano).

E voi direte “che c’entra?”. C’entra nulla, ma serve per introdurre la tragedia azzurra, una delle peggiori da tempo immemore. Ecco, a tal proposito vi sottopongo una riflessione messa nero su bianco qualche giorno fa.
C’è modo e modo di levarsi dalle balle, noi abbiamo scelto il peggiore. Torniamo a casa dopo quattro partite che sono state un clamoroso “crescendo rossiniano”, ma alla rovescia. Siam finiti nella Fossa delle Marianne della brutta figura, perché alla discreta partita con l’Albania (miracolo di Donnarumma allo scadere, altrimenti 2-2 e tanti saluti) è seguita l’umiliazione con la Spagna (0-1 solo per grazia gigionesca ricevuta), e all’umiliazione con la Spagna è seguita un’umiliazione ancora più grande, quella con la Croazia, perché i croati son bolliti almeno quanto noi e però li abbiamo riacchiappati solamente grazie a una folatona di Calafiori (bravo lui), finalizzata da Zaccagni (bravo pure lui). Poi è arrivata la Svizzera e abbiamo grattato il fondo del pozzo, perché con gli orologiai abbiamo messo insieme la manifesta inferiorità mostrata con la Spagna e l’imbarazzo tattico visto con la Croazia. Ed era la Svizzera, mica il Brasile di Didì Vavà e Pelé.

L’Europeo tedesco è un disastro generale iniziato ben prima di arrivare in Germania, diciamo pure nei due test contro Turchia e Bosnia, laddove una Nazionale “pronta” fa le prove generali e schiera i titolari, ma noi no, ci siam messi a fare gli esperimenti. E gli esperimenti sono stati tanti e talmente confusi che non abbiamo capito se Spalletti avrebbe schierato la squadra con la difesa a quattro o a tre e oggi, con gli azzurri a Ibiza e Formentera, siam qui ancora a domandarci: “Ma come minchia abbiamo giocato?”, perché una volta li abbiamo visti a tre, poi a quattro, poi con le due punte e poi col tridente. Un casino generale di rarissima portata che ha avuto un unico punto fermo: Di Lorenzo.
Di Lorenzo è stato convocato tra i 26 nonostante fosse reduce da una stagione orribile. Ci sta, in fondo è il capitano del Napoli campione d’Italia con Lucianone in panchina. E però un conto è “convocare”, altra cosa è accanirsi. Se vuoi bene a un tuo giocatore (Di Lorenzo resta un ottimo giocatore), la cosa peggiore che puoi fare è buttarlo in campo quando non è al massimo delle sue capacità. Se gli vuoi bene, lo levi dalla mischia. E invece così resterà il simbolo di una Nazionale di rara bruttezza, maestra di disorganizzazione, una Nazionale improvvisata che ha tirato dieci volte nella porta avversaria, ma non in una partita, in tutte e quattro messe insieme. Praticamente il nulla.
Ed è vero che il nostro campionato offre poco quanto ad alternative e presunti fenomeni, ma è altrettanto vero che non siamo così impresentabili come invece ha detto Euro 2024, talmente impresentabili che abbiamo fatto più bella figura all’ultimo Mondiale, quello in Qatar. “Ma come, laggiù nel deserto non c’eravamo neanche”. Appunto.
A settimana prossima.

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