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Il Milan fa sul serio, salvezza della serie A. Inter, sarebbe un suicidio uscire dalla Champions. Maestro, serve la bacchetta. Faggiano, la colpa è tua

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Se continuasse così sarebbe fantastico. E ce lo auguriamo tutti. Beh, non proprio tutti. Se il Milan continuasse a restare in vetta alla classifica sarebbe una salvezza per il calcio italiano perché la monotonia della Juventus che vince per dieci anni consecutivi ammazza il sistema del nostro calcio. Se la squadra di Pioli diventa di Bonera e nessuno se ne accorge, se il Milan di Ibra diventa di Kessie e nessuno se ne accorge, allora significa che il Milan torna a ragionare da squadra. Quando chiudi le partite in 20 minuti sono segnali importanti. Se vinci 2-0 e continui a pressare l'avversario a tutto campo fino al novantesimo vuol dire che la strada tracciata è giusta. Non ci avremmo scommesso neanche 50 centesimi al bar e, invece, sta venendo fuori un giochino pazzesco costruito da Maldini, al quale avevo dato del pirla del mercato. Speriamo di cuore che questo Milan possa andare avanti così e se si sistemerà un po' in difesa, soprattutto numericamente, potrebbe essere l'anno giusto. Lo diciamo sottovoce: peccato per il doppio impegno in Europa. Il giovedì di Coppa toglie forze ed energie. Riavvolgendo il nastro, quei rigori sarebbe stato meglio perderli, in estate. Il club rossonero, negli ultimi anni, ha fatto troppi passaggi a vuoto. Di mercato, societari e tecnici. Adesso ha trovato la quadra e il merito di Maldini è stato soprattutto quello di far capire a Gazidis che l'ennesima rivoluzione non avrebbe aiutato a far crescere il progetto. Siamo tutti milanisti, per il bene della serie A, e se si svegliasse l'Inter sarebbe fantastico un testa a testa tra le milnesi.
A proposito, l'Inter. A Sassuolo ha dato segnali di risveglio ma è anche vero che si è visto il peggior Sassuolo di questo avvio di stagione e, come dicevamo la settimana scorsa, De Zerbi non doveva cadere nella trappola di chi gli parlava di scudetto e Champions. Tra il settimo e il decimo posto quello, al massimo, può essere l'obiettivo del Sassuolo. Il Real Madrid che ha espugnato facilmente San Siro è ancora davanti agli occhi di tutti noi per dimenticare in fretta e pensare alla vittoria di sabato scorso. Il Real non è reale e anche nella Liga continua a fare una fatica pazzesca. Con l'Inter ha passeggiato in maniera disinvolta su una squadra che deve sbloccarsi e iniziare a lottare seriamente per lo scudetto e per andare avanti in Champions. Uscire, in Europa, per il secondo anno consecutivo in una fase a gironi morbida sarebbe una croce nera sul percorso interista di Conte e sui conti della società che sta investendo tanto ma che sta ricevendo meno della metà in cambio da questa operazione Marotta-Conte. Ci dispiace ma la spiegazione di Marotta, prima della gara con il Sassuolo, su Eriksen non ci ha proprio convinti. Se direttore e allenatore non si parlano, si fanno dei testacoda pericolosi sull'autostrada del mercato. Conte ha dei pregiudizi sul danese e soprattutto neanche si scomoda a trovargli una posizione e farlo entrare al novantesimo o sul 3-0 non ha proprio senso. O Eriksen ha fatto qualcosa di personale a Don Antonio oppure non si spiega questa gestione scellerata dell'unico calciatore di qualità che hai in rosa, in un centrocampo tutto forza e muscoli come piace a Conte.
Nel frattempo, a Torino, il Maestro non ha ancora trovato la bacchetta per dirigere l'orchestra. Juve impietosa nei risultati e nelle prestazioni. Sarri se la ride in Toscana, per non parlare di Allegri che adesso starà fischiettando nelle orecchie di Agnelli e Paratici. Pirlo, lo abbiamo detto subito, è stato un azzardo del Presidente e giocare d'azzardo non porta quasi mai a nulla di buono. C'è confusione nella Juventus, dalla proprietà ai ruoli dirigenziali. La squadra in campo va a Crotone e pareggia 1-1, va a Benevento e pareggia 1-1, va a Cesena con lo Spezia e per 45 minuti di gioco pareggia 1-1, poi ci pensa Ronaldo.

Questa Juve, però, più che un gioco di squadra fa un gioco individuale; peccato che non stiamo giocando a tennis e non si può vincere da solo contro undici. Perso Ronaldo, la Juve non si sblocca. E deve ringraziare, spesso, Morata che non sta facendo rimpiangere l'acquisto di un vero attaccante, visto che prima di lui Paratici aveva provato a prenderne tre con caratteristiche diverse. Bisognava migliorare il centrocampo dello scorso anno, la Juventus è stata capace di peggiorarlo. Troppi giocatori in rosa solo per il cognome che portano e per la storia che hanno fatto. Alla Juve non andava cambiato l'allenatore ma i senatori del gruppo. Facile sostituire una persona, più difficile e impopolare mandare a casa i calciatori che hanno fatto la storia recente del club.
Infine non possiamo non parlare del Genoa. Giochi Preziosi. Ma di prezioso, in questa società, c'è davvero ben poco. La colpa, sapete cosa c'è, non la possiamo dare a Preziosi. Lo conosciamo tutti. Non scopriamo Preziosi oggi e non scoprivamo Zamparini ieri. La colpa, di quello che è accaduto sabato, è solo di Daniele Faggiano. Lo avevamo scritto su queste colonne il lunedì successivo alla nomina come Direttore Sportivo del Genoa. Ma dove vai? Sei un folle. Questo quanto detto in pubblico e in privato. Faggiano, però, aveva voglia di camminare sul cornicione del 34esimo piano. "Non guardo in giù e arrivo alla finestra" si sarà detto più volte. Invece ha fatto due passi, ha guardato di sotto e si è schiantato come peggio non poteva. Dopo i miracoli di Trapani e Parma, andare a lavorare al Genoa era l'errore più grande che potesse commettere. Un autentico folle. Faggiano lavora bene, capisce di calcio e ha un carattere da direttore vecchio stampo, nonostante la giovane età. Scuola Perinetti ha l'impostazione dei Marino e dei Lo Monaco. Deve lavorare dove ci sono Presidenti assenti. Andare da Preziosi era un fallimento annunciato. Ora si riposerà e si godrà la bambina di quasi un anno. Relax meritato ma esonero senza senso. La prossima volta farà bene a contare fino a 100 prima di dire sì, perché dopo aver lavorato con Zamparini e Preziosi speriamo non ci conceda il famoso "non c'è due senza tre". Faggiano, però, si ricordi questa frase: "chi pè sto mare và, sti pisci piglia". Faggiano è di Lecce ma se vuole conoscere il significato della frase può chiederlo al suo più stretto collaboratore che capisce la lingua.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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