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Il calcio è tornato, le polemiche pure: il processo a Conte, la scarsa voglia di Lautaro, i limiti di Sarri e le carezze a Gattuso. Non impareremo mai

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Eccoci qua. È tornato il calcio. Ce ne siamo accorti perché il pallone rotola? No, semmai perché tutti sono tornati a rompere i coglioni. Sono bastate due partite per sparare sentenze a raffica: 1) La Juve non andrà da nessuna parte perché non segna. 2) Higuain è un problema perché ha guardato il telefono durante la partita. 3) Il Milan non ha speranze perché sa solo difendersi. 4) Conte ha fallito, è ufficiale. 4) Lautaro Martinez si deve vergognare perché gioca male apposta e pensa al Barcellona.
Il tutto dopo soli 180 minuti di gioco divisi su due campi. Il tutto dopo 3 mesi di non-calcio. Il tutto ora e solo ora, perché poi, magari, domani cambiamo idea a seconda di come tira il vento.
Cioè, cosa succede se per sbaglio domenica Lautaro segna un gol e l’Inter torna a -6 dalla vetta? Ve lo diciamo noi, cambieranno tutti prospettiva. E se per caso la Juve domani batte il Napoli? Di Sarri si dirà “ehhh, allenatore pragmaticoooo, bravoooo, ha imparatoooo”. Di Gattuso “alla fine è tutta grinta e niente arrostoooo”. Siamo fatti così, c’è poco da fare, e quando dicevamo “riapriamo il calcio per dare un segnale e tornare alla normalità” intendevamo esattamente “questa normalità”, perché è l’unica che conosciamo, quella della confusione e dell’incapacità di valutare le cose senza dover per forza creare casino (casino = clic, ovvero l’unica ragione di vita al giorno d’oggi).
Lautaro andrà via? Probabilmente sì. Questo è il motivo per cui ha giocato male l’altra sera? Ma per piacere… Lautaro ha giocato male perché capita di giocar male: succede ai 30enni, figuriamoci a 23 anni. “Sì ma non segna da inizio anno”. Non segna da inizio anno perché non si è giocato mai! È più anomalo un attaccante che segna ogni partita di uno che non segna per sei, è così dai tempi di Piola, fidatevi.
La verità è che Lautaro non vale 111 milioni perché nessun calciatore li vale (rarissime eccezioni “pulcesche” a parte): per questo se mai il Barcellona troverà il bottino (benedette banche!) l’Inter lo lascerà partire a malincuore, ma senza piangersi addosso. E, a proposito di clausola: quella scade il 7 luglio ma conta davvero poco. La trattativa, nel caso, proseguirà ma l’Inter non cambierà il prezzo come è giusto che sia.
E Higuain. È davvero un problema se Higuain guarda il telefono? Ma non diciamo boiate. Higuain è questo da quando gioca a calcio: un grande attaccante che se ne fotte del giudizio altrui.

Fa bene. Il problema non è “lui che guarda il telefono” semmai “la Juve che voleva cederlo l’estate scorsa e non ci è riuscita”. Questo significa che Higuain non darà una mano da qui a fine stagione? Ma per piacere! Farà il suo dovere e poi si vedrà.
Cioè, per dire, guardate Eriksen. Abbiamo passato la quarantena a dire che era una mezza-pippa, un flop, abbiamo stra-scritto che Conte fondamentalmente non sapeva che farsene. Poi è tornato il calcio e non solo Conte lo ha schierato titolare, ma ha scelto di schierare il 3-4-1-2 pur di metterlo a suo agio. Tre mesi di chiacchiere inutili zittite in un secondo (e da una prestazione di livello del danese).
E andiamo avanti in questo girotondo di chiacchiere. Gattuso, per dire. Ogni volta lo si tratta come se fosse un cucciolo di panda. “Che bravo, poverino…”. “Forza, cuore grande…”. “Ce la mette tutta, che brav’uomo”. Ma che cazzo! Gattuso è un bravo allenatore non perché ha vinto i Mondiali a Berlino e quindi va coccolato, ma perché sa gestire i suoi gruppi di lavoro e le partite nei 90 minuti. Quella dell’altra sera è stata una gran prova, 90 minuti giocati contro un’Inter superiore eppure portati a casa grazie alla totale applicazione sul campo dei suoi giocatori.
Il qui presente si è permesso di twittare “tra andata e ritorno il Napoli si è guadagnato la sua finale”. Apriti cielo! “Non è vero, ha fatto solo catenaccio!”, “che cazzo dici pirla!”, come se il calcio non fosse anche capacità di accettare e “capire” la forza dell’avversario. Se fosse solo una questione di tiki taka del menga l’Inter non avrebbe superato l’ostacolo Barcellona nel 2010. In quel caso la squadra di Mourinho soffrì tremendamente, ma per chi scrive mostrò al mondo cosa significa “giocare a calcio”, ovvero mettersi l’uno a disposizione dell’altro e chissenefrega delle prestazioni personali. Gattuso ha questo pregio: fa sì che tutti diano tutto per il bene comune. Non è poco.
Perdonate, amici cari, questo sfogo senza troppo senso ma in qualche modo “doveroso” dopo quattro giorni passati a leggere sentenze senza appello. Il tutto dopo – lo ripetiamo - due misere partite giocate in piena pandemia, tra un tampone e l’altro e in condizioni quantomeno “curiose”.
Decidiamo a questo punto di non dare alcuna notizia di mercato. Trattasi di decisione ponderata per dare un segnale, ma soprattutto per un altro, fondamentale motivo: non sappiamo una fava.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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