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I dieci colpi che non ci saremmo aspettati in questo calciomercato. E che potrebbero essere i migliori

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Finisce qui un'altra sessione di mercato. Un'estate lunghissima e che si è accesa molto nelle ultime settimane, come sempre quando i soldi ci sono (e non ci sono, soprattutto), mentre i direttori sportivi e gli allenatori incominciano ad agitarsi perché vedono un problema all'orizzonte, cioè la possibilità di non muovere più le proprie pedine. C'è tempo per gli svincolati, c'è tempo per la cessione in Arabia. Così proviamo a dare una classifica dei dieci colpi che non ci saremmo aspettati, ma che sono successi. Ce n'è uno che è chiaramente provocatorio.

Robin Gosens alla Fiorentina
Ha aspettato l'Atalanta per tre mesi e dopo la partita di questa sera si può dire senza problemi: i nerazzurri avrebbero fatto bene a prenderlo, soprattutto se devi adattare Zappacosta, giocare con Ruggeri braccetto e, di fatto, sembrare in emergenza piena. Ha aspettato e aspettato, quando il Torino voleva prenderlo a tutti i costi ha sperato di tornare a Bergamo. Alla fine è andato alla Fiorentina che, in quel ruolo, avrebbe già Biraghi e Parisi. Però Palladino adatterà Biraghi come terzo di difesa - come Ruggeri del resto - ma Gosens anche l'anno scorso ha mostrato una buona vena realizzativa.

Raoul Bellanova all'Atalanta
Gasperini lo ha detto in tutte le salse alla sua dirigenza. Avrebbe preferito Wesley, sebbene Bellanova sia più fisico e abbia una discreta corsa, di fatto sembrerebbe il giocatore perfetto per Gasp. Ma tecnicamente non gli piace, idem caratterialmente. Non è nemmeno costato poco perché, francamente, è stato il miglior terzino destro della scorsa Serie A. Dovendo puntarci un euro a inizio mercato probabilmente sarebbe stato bancato a parecchio. Invece, sorpresa straordinaria, che assomiglia allo Spinazzola dei tempi.

Matias Soulè alla Roma
La Juventus lo avrebbe ceduto volentieri in Arabia già nello scorso gennaio, per fare cassa e mercato. Alla fine ha salutato a giugno, per un motivo semplice: è tutta plusvalenza. Forse avrebbe preferito cederlo al Leicester, per avere ancora di più. Però alla fine 26 milioni più 4 di bonus è un bel vendere per chi, di fatto, è stato valorizzato da una squadra retrocessa. Come si fa a dire che è poco? Anche perché con quei soldi sono arrivati, di fatto, Conceicao, Nico e Koopmeiners. Per chi non lo sa: i giocatori venduti vanno tutti iscritti a bilancio subito, per l'intera plusvalenza, quelli che entrano sono ammortizzati come beni, per gli anni di contratto.

Josep Martinez all'Inter
Grande punto di domanda per questo movimento di mercato. Costa due volte e mezzo il titolare Sommer, giovane non è giovane, arriva da stagioni in una squadra di bassa classifica, se non in Serie B. Per carità, può avere senso. Quindici milioni in un mercato fatto di parametri zero per un portiere, quando Musso va via in prestito a un milione e mezzo più bonus. L'augurio ovviamente è che Josep Martinez diventi quello che è stato Julio Cesar qualche anno fa. Però, ecco, è strano in un mercato praticamente assente.

Luka Jovic al MIlan (ancora)
Grande domanda da girare ai dirigenti del Milan. Il serbo è un ottimo giocatore ma non si può affermare sia un centravanti, infatti arriva Abraham sulla sirena del mercato, con formule fantasiose e uno stipendio che è più alto di quello di Morata (4,5 di base, ma ci sono 1,5 milioni facili da raggiungere, significa 6 l'anno). Jovic è un giocatore ottimo per un attacco a due, sarebbe bello vederlo con Gasperini con Scamacca e Retegui. Essere l'unica punta non è il suo ruolo, eppure lo vediamo da quattro anni.

Scott McTominay al Napoli
Giocatore ottimo, fa legna, si inserisce, segna. Non ha mai avuto un problema con il Manchester United, eppure nella gestione Ten Hag è finito nel tritacarne del mercato. Trenta milioni non sono pochi, è evidente, però assomiglia molto a quello che poteva essere Paul Ince all'Inter di qualche stagione fa. Ovviamente giocatori differenti, storia anche, ma la sensazione è che i Red Devils abbiano un po' venduto l'anima. Vedremo se lo scozzese potrà ambientarsi bene nel nostro campionato.

Michele Di Gregorio alla Juventus
Hai Wojciech Szczesny, hai Mattia Perin, perché spendere per un portiere? Forse nella rivoluzione di Thiago Motta non c'è il grigio, ma solo il bianco e il nero. Quindi bene il portiere del Monza, male quello polacco - salutato poi a mezzo stampa quando si è ritirato, forse era meglio evitare - che infatti dice addio con una risoluzione contrattuale, come Allegri. Ogni scelta è legittima, ma forse non era il primissimo obiettivo da perseguire.

Samuel Iling Jr al Bologna
Andare via dalla Juventus, dove avevi fatto più che bene, per tornare in Inghilterra, all'Aston Villa, dove giochi la Champions. Operazione perfetta verrebbe da dire. A patto che non ritorni in Italia dopo meno di due mesi: è vero che il Bologna disputerà la stessa coppa dalle grandi orecchie e che può essere un altro trampolino di lancio per la Premier, ma la sensazione è che possa essere stata una bocciatura di Unai Emery. Unita a quella di Barrenechea, ceduto poi al Valencia.

Raphael Varane al Como
Il colpo dell'anno. Già infortunato dopo pochissimi minuti, però è indubbiamente un gran difensore. Dovesse stare bene potrebbe anche ritrovare una grande squadra nel prossimo futuro. Intanto è il simbolo dei "grandi" che accettano Como come destinazione. Forse è un po' presto per gridare al miracolo, però non si può dire che non sia un colpo a sorpresa. Davvero non avrebbe trovato nessun'altra squadra disposta a puntare su di lui.

Kylian Mbappé al Real Madrid
A zero, con una guerra con il Paris Saint Germain in mezzo, per prendere il posto di Vinicius Jr. Mbappé ha fatto male nella finale di Supercoppa Europea, pur segnando un gol facile facile. Però dovrà trovare una nuova dimensione in un club che ha già delle ali che sono dei fuoriclasse, ma a cui manca una punta. Prendere i Galacticos per Florentino Perez, alle volte, è più importante di costruire una squadra funzionale, un po' come Kakà con Cristiano Ronaldo dei tempi. Era un trasferimento telefonato, ovviamente. Però è forse quello meno opportuno di tutti.

Ne parleremo fra un anno, alla riprova del campo. Che è sempre quello che decide.

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