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E’ un mercato sempre più internazionale: al minimo gli azzurri (o azzurrabili)

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Da anni ci interroghiamo sull’utilizzo di giocatori italiani nelle nostre squadre di vertice e da anni siamo divisi sul concetto di talento e soprattutto dove è finito. E’ impossibile, se non infrangendo le norme della libera circolazione dei lavoratori in Europa, mettere delle regole per la composizione delle liste o addirittura sull’utilizzo dei giocatori (secondo nazionalità) più stringente di questo. Magari qualcosa in più si può fare, magari con degli incentivi. Ma rimane sempre il tema di fondo. Con l’internazionalizzazione del mercato e con i beneifici del decreto crescita, la nostra Serie A continua sempre più ad attrarre giocatori stranieri.
C’è un discorso di convenienza che non dobbiamo assolutamente sottovalutare. A parita (ipotetica) di valore, all’estero ci sono prezzi più favorevoli. E in più c’è anche il discorso della detassazione con non può non influire.

Fatto sta che anche in questa sessione di mercato - secondo i dati transfermarkt - il numero delle operazioni (a titolo definitivo) effettuate con club non italiani è superiore (anche se di poco) a quelle fatte con i club di casa: 64 a 62. E anche il movimento di soldi è superiore: 483 milioni di euro sono usciti dall’Italia, 425 sono rimasti. E questo solo per quanto riguarda i trasferimenti - come detto - a titolo definitivo. E per Italia naturalmente intendiamo anche i trasferimenti che ci sono stati dalla B o dalla C che ovviamente hanno un peso relativo.
La situazione cambia leggrmente - anzi - se prendiamo in considerazione anche i prestiti, visto che se n’è fatto largo uso durante questa sessione di mercato, con diverse formule.

I trasferimenti dall’estero aumentano di circa 20 unità, mentre quasi raddoppiano (arrivando fino a 105) i movimenti interni. Quindi il sorpasso c’è, a patto che non ci sia troppo esborso di denaro. E infatti la situazione economica rimane la stessa: 463 milioni di euro spesi per i trasferimenti (prestiti inclusi) fra club italiani. 505,7 invece i milioni di euro spesi per operazioni con club stranieri.
La forbice è ampia e ci invita chiaramente a riflettere, a fare le prime considerazioni. Intanto che è una questione di prezzo. Probabilmente i giocatori italiani, che sono più conosciuti, che è possibile vederli più da vicino, di cui si conosce tutto, hanno delle valutazioni più alte. E questo frena molte squadre che avendo risorse finanziarie non illimitate preferiscono andare a pescare all’estero. Magari cercando il giocatore in campionati non necessariamente top, per provare il nuovo talento o il nuovo crac del mercato. Difficile che questo possa essere italiano, insomma.
In più c’è il discorso del decreto crescita, di cui si parla da molto tempo e che però ancora non ha trovato una strada da percorrere insieme senza polemiche. Da una parte c’è la necessità della Nazionale di avere dei giocatori pronti, che possano avere esperienza internazionale e che siano in grado di poter competere con i loro avversari con più armi, dall’altra i club che non vogliono perdere un vantaggio competitivo che li porta ad essere più efficaci sul mercato, soprattutto quando si parla di grandi giocatori.
Tutto questo porta a una presenza italiana all’interno della nostra serie A sempre più bassa. Il dato forse non è il più indicato, ma può darci comunque un ordine di grandezza. Quest’anno il 66,3% dei giocatori che sono nelle rose delle squadre di Serie A sono stranieri. La scorsa stagione la Serie A ha finito con il 59,22% di stranieri nelle rose. I numeri a fine stagione sono molto alti: i giocatori presi in considerazione sono 829 (all’interno ci sono tutti i convocati della stagione) e quindi il numero può essere annacquato.
Il dato di quest’anno è su 585 giocatori. Udinese 30 su 33) Lecce (27 su 33) e Verona (27 su 38) sono le squadre che hanno più stranieri. In testa alla classifica degli italiani c’è invece il Monza (20 su 28), seguito dal Cagliari (13 su 26) dall’Empoli (13 su 28) e dal Napoli e Atalanta (11 su 24 e 11su 26).

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