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Conte, un flop annunciato: senza gioco e senza trofei. Milan, scarica Ibra. Pasticcio Liverani

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Una cosa possiamo dirla: Conte e i suoi teatrini ci hanno stufato. Così alla Juventus, così al Chelsea e così anche all'Inter. L'unica società con prospettiva futura e proprietà forte. Forse facciamo prima a dire che Conte non ha più voglia di allenare e cerca solo un contratto pesante, di più anni, per poi mollare al primo anno. Meglio se da vincente. Ti allunga la carriera, pardòn gli anni di contratto, altrimenti molla con il muso perché il giochino non gli è riuscito. Quest'anno ci stava riuscendo. E ci avrebbe ingannati tutti. Se avesse portato a casa l'Europa League, non ci saremmo ricordati del campionato finito a dicembre (nonostante la classifica dica -1 dalla testa), una Champions pessima e una Coppa Italia persa in semifinale a Napoli. Lo show post Bergamo, le frasi di Colonia, gli attacchi alla società, alla proprietà che lo ha accontentato in tutto e le solite lacrime di chi si lamenta. Ha messo in mezzo anche la famiglia. Non entriamo nei dettagli ma tutti gli allenatori lavorano e stanno lontani dalla famiglia, anche 1.000 chilometri da casa, a 2.000 euro al mese, e vedono moglie e figli due volte al mese se non ci sono infrasettimanali. Le parole di Conte non stanno né in cielo né in terra. Non firmi tre anni di contratto se parli di famiglia. Se, invece, ti riferivi ad altro o a fughe di notizie facevi nomi e cognomi. Primo: dovresti dire grazie a Marotta per il triennale e per la fiducia. Secondo: se vuoi attaccare Piero Ausilio (e faresti bene) dovresti fare nomi e cognomi. Neanche una parola, però, di Antonio Conte sul non gioco espresso dall'Inter in tutto il campionato e la lezione tattica presa dal Siviglia. Perché se vogliamo parlare di Conte dobbiamo parlare anche e soprattutto di calcio. Da quando non vediamo giocare bene una squadra di Conte? Dai tempi di Bari e Siena. Lì abbiamo visto il vero calcio. Andato nelle grandi ha vinto, certo, ma il calcio innovativo non si è mai visto. Qualche lampo in Nazionale e qualche lucina di Natale, quest'anno. La goleada al Lecce, poca roba, la vittoria con l'Atalanta e il secondo tempo del derby. Aggiungi la semifinale di Europa League e il cerchio è bello che chiuso. Conte aveva fame e i suoi occhi da tigre facevano la differenza. Tolti quelli, messa la giacca, Conte si è imborghesito e ha perso l'80% del suo reale valore. Tatticamente solita monotonia. 3-5-2 schierato, squadra estremamente difensivista schierata dietro e via di contropiede in cerca delle punte. Così è nato l'1-0 su rigore contro il Siviglia. Gli spagnoli gli hanno dato una lezione. Gli esterni bassi spingevano come ali, centrocampo di qualità e grande posizione del campo. Conte è rimasto con il cerino in mano, ingabbiato dal suo 3-5-2 che non cambia neanche sotto tortura. Un limite per un Mister che guadagna un milione di euro al mese. Allegri, alla Juventus, avrà cambiato 5-6 moduli nel corso della sua esperienza a Torino. I 3 dietro sono difensori puri. Non c'è un Kolarov, per intenderci, che scende e spinge. D'Ambrosio fa il quinto di centrocampo ma è un terzino, Young faceva l'esterno alto quando spingeva, poi ha abbassato di diversi metri la sua posizione negli ultimi anni di carriera e i 3 centrocampisti sono tutti di quantità, addirittura da preferire Gagliardini alla qualità di Eriksen. Avanti contropiede o individualità dei due pezzi forti della squadra. Conte di questo dovrebbe parlare. Non di dirigenti, contratti e famiglia. Deve spiegare il suo non calcio. Quello che non ha apprezzato il Chelsea, per cui se ne è liberato in anticipo.

I primi difensori del Siviglia erano i giocatori offensivi, i primi attaccanti dell'Inter erano giocatori difensivi. Questa la differenza. Oltre ai disastri difensivi sulle palle inattive con la difesa in linea schierata malissimo. Oggi sarà il giorno della verità. Allegri è pronto. Poche richieste, meno esoso e soprattutto farà il massimo con quello che troverà; e non è poco. Conte spera di essere mandato via ma non molla i soldi. Spera, almeno, in un anno di contratto pieno. Se l'Inter cadrà nel tranello non meriterà elogi. Conte via? Ok ma i due anni di stipendio restano in sede.
Il Milan si fa "ricattare" da Ibrahimovic. Il suo agente, Mino Raiola, parla il giorno prima del raduno e preannuncia che Ibra non ci sarà. Manca l'accordo. A queste condizioni, il Milan non deve neanche sedersi a parlare. Sei una società che fai un progetto giovani e poi pendi dalle labbra di Ibra? Se non ci sono le condizioni giuste non ne vale la pena. Si deve cercare una punta giovane e più economica. Va bene l'esperienza ma la carta di identità pesa per tutti. Ibra dovrebbe, per una volta, accontentarsi e aiutare il club a far crescere i giovani. Invece, a quanto pare, gli interessa sempre e solo il conto corrente ancora più corposo. Milan in colpevole ritardo sul mercato. Troppe entrate ed uscite ancora da fare. Poi daranno la colpa a Pioli se la squadra non dovesse ingranare subito.
In chiusura un commento sul pasticcio Liverani. Premessa doverosa: il Lecce ha sbagliato comunicato, quando ha ufficializzato l'esonero di Fabio Liverani. Ha parlato di giusta causa e ha lasciato aperte molteplici interpretazioni. I comunicati ufficiali devono essere lunghi tre righe e parlare solo di cose formali. Per dirla alla Galliani. Ma capiamo che una società che progetta tutto nel dettaglio sia rimasta spiazzata e delusa dal comportamento di Liverani. Se ci pensate, l'unica società in Italia che ha un progetto è proprio il Lecce. Dalla C alla A con lo stesso allenatore. Tre anni di guida tecnica affidata a Liverani e il progetto sarebbe andato avanti anche il quarto anno se non ci fosse stato l'inatteso colpo di scena. Talmente organizzata, la società di Sticchi Damiani che il giorno dopo la retrocessione aveva già Corvino fuori la sede e l'accordo con Liverani per l'anno di serie B. Liverani, per venti giorni, aveva programmato mercato, fatto mandare via il Dottor Palaia e deciso a tavolino il ritiro estivo. Avrebbe potuto farlo aggiungendo un "ma... se mi chiama una serie A sappiate che me ne vado". Invece ha lasciato Lecce all'improvviso, perché saltato Carli a Cagliari non aveva più la serie A tra le mani. Carli, passato a Parma, l'ha subito chiamato e Liverani si è precipitato lasciando il Lecce senza allenatore. Corini ha firmato un triennale, altra dimostrazione di club che progetta. Liverani ha fatto un miracolo in Salento e ha dimostrato a tutti di essere un grande allenatore. Farà una carriera importante perché è nel suo DNA. A Lecce, però, ha sbagliato tempi e modi.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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