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Conte attacca: la benzina sta finendo, ma accusa la Lega Calcio. Cristiano ospite di lusso all’hotel Juventus. Napoli-Atalanta può essere rischiosa per Ancelotti, incredibile ma… Milan: i soliti errori di tutti

di Tancredi Palmeri
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L’Inter ha stroncato il Brescia arrivando al novantesimo con gli occhi fuori dalle orbite e il fiatone di chi non ricorda una partita tranquilla da quando c’era ancora il Muro di Berlino, Antonio Conte aveva già tutti i capelli, e il suo allenatore era Carletto Mazzone che invece i capelli probabilmente non li ha mai avuti (era il 1988). Ha fatto il Primo Tempo che doveva fare l’Inter, producendo gioco ma non avendo molto ritmo, arrivando ad avere il 74% di possesso, ma sottovalutando nel Secondo Tempo il rientro veemente del Brescia, e probabilmente non avendo semplicemente più benzina per correre, come testimonia del resto la prima partita negativa di Barella - l’unico finora che non si era mai preso una vacanza dal produrre una prestazione all’altezza. Sono arrivati tutti con la lingua di fuori, il che conferma i timori post-Parma di Conte (“rosa corta, dobbiamo adeguarci”) che non erano minimamente una critica alla società, ma semplicemente un ricordare la realtà dei fatti per non farsi prendere dall’entusiasmo.
Certo, stante questa situazione, stupisce allora che Conte abbia effettuato solo due sostituzioni. Ma evidentemente vuol dire che i quattro giocatori di movimento dal centrocampo in su che sono rimasti in panchina - Dimarco, Lazaro, Borja Valero e Politano - non sono semplicemente ritenuti all’altezza per fare 20 minuti finali in una partita di sofferenza. Il che è un’accusa grave.
Ma ancora più grave è l’accusa velata di Conte a chi compila i calendari, ovvero la Lega Calcio: “Facciamo 7 partite in 20 giorni, non si è mai visto. Capita in 21, o 22 giorni, a noi invece addirittura 20 giorni”. Evidentemente in queste condizioni anche 24 ore in più di riposo sono ritenute capitali, e allora effettivamente la società Inter dovrebbe farsi sentire se fosse così, e non lasciare che debba toccare a Conte di muovere la questione. Certo è sembrato strano che l’Inter fosse l’unica italiana a scendere in campo di sabato contro il Parma dopo aver giocato in Champions di mercoledì.

La vacanza invece se l’è presa Cristiano Ronaldo. E scusate, ma è gravissimo. O quantomeno, non si era mai visto. Badate bene: non si parla di turnover, ma di vacanza vera e propria. E non alla 29sima giornata o giù di lì, quando hai 10 e passa punti di vantaggio sulla seconda, e devi tenere le energie per le eliminatorie di Champions.
No.
Cristiano ha marcato visita con solo un punto di vantaggio sull’Inter, alla nona giornata, e peraltro con la Juventus che oltre ai titolari in campo, non aveva riserve di ruolo in panchina, essendo Douglas Costa infortunato e Mandzukic fuori rosa.
Ripetiamo: il concetto non è il turnover, giusto, obbligato e ragionevole. Ma tu viaggi con la squadra, ti riposi dalle fatiche, vai in panchina, e se c’è bisogno ci dai una mano.
No: Cristiano Ronaldo ha proprio chiesto di essere esentato dal ritiro prepartita, dal viaggio a Lecce, dalla partita, dal rientro. Datemi questi tre giorni, please. Ovvio: a Cristiano Ronaldo tutto è permesso, anche se così Vinovo sembra l’Hotel Juventus, e l’importante è che ci porti la Champions League, poi può fare quello che vuole. E ovvio, segnerà una tripletta con il Genoa, e poi altri gol e sempre di più.
Eppure. Eppure non si era mai visto a livello di top club europei, che il proprio giocatore stella avesse ricevuto non un turno di riposo, ma proprio un permesso premio già ad ottobre, e con il rischio di essere sorpassati in testa. Il punto non è che la Juventus non potesse vincere senza Cristiano a Lecce. Il punto è che se sei abile e arruolabile, tu fai parte della spedizione anche se magari non giochi per riposarti, proprio perché non si sa mai. Anche perché se l’Inter non avesse avuto il braccino, la vacanza si sarebbe trasformata in un boomerang. Certo, lo sappiamo che lo status di Cristiano Ronaldo in questo momento in pratica è più grande dello status della Juventus. In pratica. Ma in teoria non lo è, la Juventus non dovrebbe essere un hotel.

A proposito di andirivieni, il povero Ancelotti sembra non riuscire ad uscire dal concetto di andirivieni sulla panchina del Napoli, con il destino sottoposto a scrutinio a ogni passo falso. E’ anche ingeneroso, anche se certo le incertezze sono ormai abitudine. Napoli-Atalanta da un lato non è giusto che cambi alcunché, ma dall’altro è iconica: perdere proprio adesso sarebbe quasi un abdicare non dalla prima, non dalla seconda, ma addirittura dalla terza forza. E se già si mette in discussione Ancelotti adesso…

Peggio ci si sente per Milan-Spal. I rossoneri dovevano uscire da questo primo trittico di Pioli con almeno sette punti per dare seguito ai propri proclami di Champions. E invece saranno quattro punti per bene che vada. Il problema è che il quarto posto viene ancora sbandierato dalla società, ennesimo errore che si va ad aggiungere a quelli in campo, tra i tanti anche quelli dei Romagnoli, Musacchio e Kessié, difensori o giocatori difensivi da troppo tempo inguardabili. Si faccia un favore il Milan: provi a sbagliare meno, anche nei proclami. Partita a partita, posizione o posizione. Meglio lasciare il quarto posto dove sta…

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