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Agnelli sotto assedio. Ecco i colpevoli della SuperLega. Pirlo, giusto ricominciare dalla C. Pippo, la triste verità. De Zerbi, novità italiana

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Una settimana fa, a quest'ora, il mondo era diverso. Una settimana fa, a quest'ora, stava succedendo il finimondo. Questo editoriale esce a mezzanotte, quando la domenica si è appena conclusa. De Laurentiis dormiva alle 00.01 di domenica scorsa. Anche io. In quella notte, Andrea Agnelli ha distrutto nove anni di grandi cose. Per dire la verità, aveva iniziato con l'acquisto di Cristiano Ronaldo ma non poteva saperlo e non gli diamo grandi colpe, ha proseguito con l'ingaggio di Andrea Pirlo e qui di colpe ne ha tante ma la figuraccia della SuperLega gli costerà, molto probabilmente, la poltrona di Presidente. L'addio sarà per il bene della Juventus che oggi è nel mirino italiano ma soprattutto europeo. Pur non volendo cambiare, la società sarà costretta a nominare un nuovo Presidente e lo stesso Agnelli lo ammetterà per il bene del club. La Lega di serie A nel tempo dimenticherà, anche perché in Italia le tre grandi continueranno a comandare. Le altre potranno abbaiare per qualche giorno ancora, qualche altra letterina, ma la Lega di A non va da nessuna parte senza Juve, Inter e Milan. Il vero problema resta l'Europa. Agnelli ha perso la sua partita, e ci può stare, ma l'ha persa nel peggiore dei modi. 6-0 al 90', cappotto. Ha sbagliato davvero tutto e ci dispiace: la strategia, gli alleati, le tempistiche e la comunicazione. Non è roba da Agnelli, non è roba da Juventus e non possiamo credere che la famiglia lo abbia lasciato da solo. E' stato un suicidio politico. Non puoi essere Presidente dell'Eca alle 23.59 e diventare il leader della SuperLega alle 00.01. Perez e Agnelli sono stati capaci di far passare dalla parte della ragione la Uefa e Ceferin che di disastri, finanziari e organizzativi, ne hanno fatti mille negli ultimi anni. La Champions allargata, l'inutilità dell'Europa League, il FPF farlocco, i Mondiali in Qatar di inverno... Potremmo continuare. Le big d'Europa fanno bene a lamentarsi, perché se la Uefa guadagna 7 miliardi con la Champions non può distribuirne uno solo. Perché se il Bayern vince la Coppa non può guadagnare solo 100 milioni. I "potenti" che si sono riscoperti molto fragili, nella sostanza hanno ragione, peccato che abbiano sbagliato la forma e... la formula. Fare una Champions con le wild card solo perché sei forte e potente è la morte del calcio. Questo non funzionava nella SuperLega. Il calcio è passione ed è anche storia. Non la storia dei club ma le storie da raccontare. Perché se Atalanta e Napoli, sul campo, dimostrano di essere più forti di Milan e Juventus è giusto che vadano loro. Non possono ammazzare il campionato, la SuperLega era un omicidio, per fortuna, imperfetto.
Tre allenatori protagonisti di questo editoriale: Pirlo, Pippo e De Zerbi. Tre storie diverse.
Arrivati a questo punto, credo, che possiamo prenderci i meriti di aver (giornalisticamente) distrutto Pirlo appena nominato allenatore della Juventus. Quando parti da così in alto fai bene ad accettare la sfida ma se poi cadi e ti fai male non puoi lamentarti. L'allenatore è un mestiere che impari sul campo ma in panchina non da giocatore.

Pirlo è stato ammazzato dai giornalisti, quelli che lo definivano maestro ed innovativo senza aver visto un solo allenamento. Maestro di cosa? Si è prestato molto ai titoloni perché il suo cognome faceva comodo a tutti, anche alla Juve, ma il tempo presenta sempre il conto; soprattutto nel calcio. Pirlo non è un allenatore da Juve, non lo sarà mai, ma forse non sarà mai neanche un allenatore di serie A. Questa cicatrice gli resterà per sempre. La gavetta, in questo mestiere, è fondamentale. Non basta essere Dio in campo per essere un grande allenatore. La dimostrazione di Maradona, Baggio, Totti, Del Piero e tutti gli altri. Altrimenti sarebbero tutti Allegri e Guardiola, due ottimi allenatori con principi differenti ma sicuramente non saranno ricordati come i più grandi calciatori della storia. Pirlo deve ripartire dalla serie C, da una bella Under 23, per farsi le ossa. Con umiltà, come fece Pippo Inzaghi dopo il bagno di sangue al Milan. A proposito di Pippo, dispiace dirlo ma forse abbiamo preso anche questa. Inzaghi è stato bravissimo a Venezia e Benevento in B, a Bologna e Benevento in A ha fatto e sta facendo molta fatica. Di questo passo gli dovremo attaccare l'etichetta dell'allenatore di serie B. Non è un'offesa, anzi. Ma come ci sono le categorie per i calciatori ci sono anche per gli allenatori. Il Benevento è crollato, sta facendo malissimo e molte colpe sono proprio di Pippo. La squadra è stata costruita con criterio da Foggia e Vigorito ha speso, quest'anno, soldi veri. Ritrovarsi impiccati, dopo un buon girone di andata, è difficile da spiegare e da comprendere. La verità è che il Benevento rischia seriamente di restare chiuso in mezzo ad una porta a vetri, dove da una parte c'è il Cagliari e dall'altra il Torino. Due società con direttori esperti in finali di stagione burrascosi. Il Benevento non ce l'ha nel dna.
Roberto De Zerbi non è più il nuovo che avanza. Ormai lo conoscono tutti e se si accorge di lui la regina d'Ucraina è grave che l'Italia rischi di perderlo. Ha un'offerta importante in mano dallo Shakhtar Donetsk ma De Zerbi vuole riflettere bene. Come ai tempi della chiamata di Petrachi alla Roma: "No grazie, sento di dover chiudere il ciclo a Sassuolo". Roberto, il ciclo finisce quest'anno. Più di quello che hai fatto non puoi fare nella magica Sassuolo. Bisogna guardare a qualcosa di diverso ed è grave che l'Italia perda un talento così. La notizia è che la Fiorentina, negli ultimi giorni, si è rifatta sotto. I viola hanno puntato Gattuso e hanno avviato la trattativa con Mendes e non con Rino ma De Zerbi piace molto a Commisso. Le telefonate sono frequenti e De Zerbi aspetta prima di decidere. Lui, però, vuole organizzazione perfetta e ha bisogno di mani slegate sul mercato. Firenze, per lui, sarebbe una giusta tappa nel percorso di crescita ma prima bisognerà capire se si prospetta un testa a testa con Gattuso. La Roma corre forte verso Sarri e il Napoli sogna Spalletti anche se tutto dipenderà dalla qualificazione o meno in Champions League.

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Lunedì 20 Maggio 2024
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