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A Sarri serve tempo ma Conte non ne concede. Inter concreta ma non bella. Cellino ci riprova con lo stadio... a Cagliari finì male. Samp, tra Vialli e Ferrero perde Di Francesco

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Se passi da Massimiliano Allegri a Maurizio Sarri devi preventivare che il passaggio possa risultare traumatico e, soprattutto, che ci voglia del tempo. Lo diciamo da due mesi: ai bianconeri, quest'anno, servirà tanta pazienza. Sarri è un allenatore vero e non impari i suoi schemi e non fai ciò che lui pretende in due settimane. La fase di apprendimento rischia di essere lunga e il campionato, purtroppo, non si ferma. Bisogna essere veloci e soprattutto fare punti. Il pareggio di Firenze non è un dramma. Nell'economia dell'intera stagione ci sta, eccome, il punto al Franchi. I dati allarmanti, se così si possono definire a settembre, sono altri. La condizione fisica, per ora precaria, la squadra ha perso subito Chiellini e appare troppo di cristallo. La verità è anche un'altra: rispetto agli ultimi anni la concorrenza si è rinforzata. Inter in primis, a ruota segue il Napoli. La Roma non è da scudetto ma con i fari spenti si lavora meglio. La Juventus di Firenze non ci è piaciuta. La Juventus ha spaventato tutti con quel black out contro il Napoli. Adesso arriva la prova Champions e non sono consentite pause di riflessione. 90 minuti di pausa, in un campionato così lungo, sono anche consentiti ma in Champions paghi salato il conto al primo minimo errore. La Juventus resta l'indiscussa favorita per lo scudetto. Anche se dovessero giocare le 11 "riserve" resterebbe la favorita. Ha due squadre per due competizioni. I ricambi di Sarri, in Italia, non li ha nessuno. Ora sta a lui sfruttare la rosa al meglio. Anche perché le polemiche, ai tempi di Napoli, contro la Juve sono registrate e se prima parlava di fatturato troppo elevato oggi non può invocare il caldo delle ore 15.00 come disparità di trattamento con l'Inter. Conte porta concretezza. Tre partite e tre vittorie. Senza brillare. Con l'Udinese si è vista una piccola Inter. Piccola e furba come Sensi. Candreva si becca un ceffone, da furbo manda De Paul negli spogliatoi, poi passa in vantaggio nel momento più brutto per un avversario, a cavallo tra primo e secondo tempo.

Nella ripresa non si è vista una Inter stratosferica e in superiorità numerica per tutto un tempo non è stata in grado di chiudere la partita. Lukaku macchinoso e prevedibile deve essere servito diversamente. Bene Politano da seconda punta anche se resta la terza scelta in quel ruolo. Buon approccio di Sanchez, anche se occorrerà del tempo per vederlo come ai tempi d'oro. L'Inter per lo scudetto c'è ma sono fondamentali due condizioni: la Juventus dovrà perdere qualche colpo e l'Inter non potrà fare sconti a nessuno. Meglio vincere e giocare male che giocare bene e non vincere. Sempre.
A Brescia stanno iniziando a capire cosa è la serie A. Massimo Cellino ha riportato il club in serie A e un grande entusiasmo in città. Forse, il Presidente è stato fin troppo bravo ad aver portato in così poco tempo le rondinelle in A che non ha avuto neanche il tempo di organizzare la società. Il club sembra gestito da dirigenti di serie C: basti pensare alla presentazione di Balotelli in una stanza 3x2 dove non potevano neanche entrare tutti i giornalisti. Adesso Cellino torna con un suo cavallo di battaglia: lo stadio! A Cagliari finì male; speriamo solo che abbia imparato la lezione e abbia capito che la politica va sfruttata non accusata. Cellino ha riportato subito il Brescia tra i grandi ma occorre anche una organizzazione societaria. Sullo stadio vedremo come andrà a finire anche se, l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare Cellino è scendere in campo per lo stadio. L'Italia non ha dimenticato che è stato "costretto" ad emigrare in Inghilterra e da quelle parti Cellino ce l'hanno rispedito al mittente. Come Presidente va apprezzato, come imprenditore del calcio deve fare più organizzazione tra i suoi collaboratori.
Vive un periodo nero la Sampdoria. Un'estate buttata a parlare di cessione del club e questi sono i risultati alla terza giornata. La Doria si sarebbe dovuta concentrare sul mercato; non solo quello in uscita ma anche in entrata. Di Francesco, dopo Roma, rischia di bruciarsi e a Genova non è consentito fallire; ne va della sua carriera. Ferrero perde troppo tempo a parlare dei futuri proprietari della Sampdoria ma la situazione non si sblocca mai in maniera definitiva. Chi ne risente sono i tifosi e soprattutto la squadra che va in campo scarica e viene colpita al minimo e primo errore. Zero punti... Zero assoluto. La Samp deve stare attenta perché quest'anno, al contrario delle passate stagioni, squadre materasso non ce ne sono. O meglio non dovrebbero essercene. E una big coinvolta rischia di restare con le penne bruciate non essendo abituata a giocare per certi obiettivi.

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Domenica 5 Maggio 2024
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