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A Napoli ancora parole. Gennaio e un mercato difficile: Inter e Milan. Con una Nazionale rinata

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Le considerazioni di Edoardo De Laurentiis non possono che riaprire il fronte in casa Napoli, quando sembrava che il tempo, la pausa della Nazionale, alcune dichiarazioni social di giocatori rappresentativi come Koulibaly, l’intrvento di Ancelotti (che rivendica le ragioni del Napoli a nome del Napoli) nell’incontro con gli arbitri, avessero in qualche modo iniziato un lento processo di ricostruzione dopo il violento strappo di due settimane fa.
Ora inevitabilmente gli animi tornano a movimentarsi, a riscaldarsi. Riaffiorano le incomprensioni e gli errori che hanno portato a una situazione critica. Soltanto con la diplomazia, con il tempo, con i risultati si riuscirà a saltare il fosso e ricondurre la barca Napoli in un porto più sicuro. Altrimenti la tensione la squadra potrebbe assorbirla ancora di più in un momento molto delicato: Milan e Liverpool alle porte in un crocevia importante. Recuperare il terreno perduto in classifica e sincerarsi del passaggio del turno (vitale) in Europa. Questo più del mercato deve essere l’obiettivo del Napoli, anche perché il mercato di gennaio non è mai la soluzione dei problemi. Si può ovviare a una chiara mancanza, ma migliorare la squadra, nonostante alcune critiche molto forti, non né facile né scontato. Il Napoli, da questo punti di vista, deve ragionare da grande squadra qual è: migliorare la rosa a disposizione di Ancelotti e non farsi prendere né dalle necessità troppo particolari né dalla pancia. Anzi: gennaio sarà il mese giusto anche per capire le intenzioni sui rinnovi. Sia per i giocatori a scadenza, che comunque hanno un peso importante all’interno dello spogliatoio, sia per quelli come Ruiz e Allan richiesti da importanti squadre all’estero. Ci vuole calma e sangue freddo, si cantava qualche tempo fa... altrimenti davvero la situazione rischia di implodere, letteralmente.
Nel frattempo una rivoluzione l’hanno fatta a Londra, sonda Tottenham. La società presa da molti come punto di riferimento per programmazione, pazienza, priorità diverse rispetto alla massa (stadio piuttosto che campagna acquisti) ha esonerato Pochettino: l’allenatore della finale di Champions. Al suo posto Mourinho, come sapete. Ed è un cambio di rotta molto netto. Non tanto (e non solo) da un punto di vista tattico, ma dal punto di vista comunicativo. Mourinho è un grande catalizzatore, ha una grande ambizione e soprattutto una grande voglia di rivincita. Il calcio riacquista un grande protagonista. E ora contestualmente, uno dei grandi allenatori per grandi squadre è disponibile e potrebbe costituire uno spauracchio per molti.
Venendo al mercato di gennaio, e tornando al concetto di cui sopra, delle squadre di vertice chi ne potrebbe approfittare al meglio è l’Inter che ha bisogno di puntellare la rosa, per renderla ancora più competitiva e per salire quegli scalini che servono per avvicinare ulteriormente la Juventus. Una punta è nel mirino e Giraud è certamente un nome appetibile per mille motivi.

Così come un difensore polivalente (Darmian). Ma - come detto - non può essere risolutivo. Ecco perché l’Inter da questo punto di vista sembra avvantaggiata: deve andare a completare e non rifondare.
Avrebbe bisogno di interventi diversi il Milan, ma non basta mai un giocatore o due a cambiare il volto di una squadra. Anche per Ibra è così? Ecco le eccezioni esistono nel senso che un giocatore come lui può migliorare non solo tecnicamente una squadra ma ancne la mentalità del gruppo. Ma in questo momento - come vi diciamo da un po’ - chi ha fatto i passi più concreti (ma ancora non decisivi) è il Bologna. E lì sì che avrebbe un impatto devastante. Anche se la novità di giornata è stato proprio un primo vero approccio concreto con Raiola per parlare sia di Donnarumma e per capire i numeri di Ibrahimovic. Nessun accordo in vista, per nessuna delle due vicende, ma un piccolo grande passo. Ibrahimovic non può che essere lusingato dagli interessi e se il Bologna si è mosso per primo non significa che andrà lì, anzi. La strada è lunga, la concorrenza è forte. E su Ibra il Milan comincia concretamente a fare le proprie riflessioni. È una partita ancora da giocare.
La chiusura concedetemela sulla Nazionale. Ne hanno parlato tutti e quindi rischio di ripetere (anzi sicuramente sarà così) dei concetti già espressi. Ma Mancini ha avuto un grande merito: riconsegnare l’orgoglio alla maglia della Nazionale, ridargli freschezza e futuro. Ridargli un sogno. Oggi pensare a una Nazionale vincente non è più un’eresia. Certo non è la favorita, certo le 11 vittorie consecutive non hanno lo stesso peso di quelle di Pozzo. Ma il peso lo hanno eccome. Ora la Nazionale ci crede. Ed è questa la cosa più bella. In attesa del sorteggio quando poi potremo capire di che colore saranno i nostri sogni...

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