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ESCLUSIVA TMW - Tzorvas, il calcio è alle spalle: "Sono contadino e businessman. Produco olio e vino"

di Gaetano Mocciaro
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Il calcio è alle spalle da diversi anni per Alexandros Tzorvas. La decisione di appendere i guantoni al chiodo, dopo una carriera che l'ha visto calcare i palcoscenici della Champions e difendere i pali della nazionale greca, è arrivata a soli 33 anni. L'ex Palermo e Genoa ha scelto subito di prendere un'altra strada, sposando la natura: ha acquistato un terreno nel Peloponneso dove si dedica agli ulivi e ai vigneti, producendo olio e vino (qui il suo sito). Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sua storia:

Alexandros Tzorvas, dal pallone all'olio e al vino. Come è nata l'idea?
"Tutto è iniziato sei anni fa, quando ho piantato i miei primi alberi d'ulivo, era una cosa che avevo fatto per passare il tempo una volta appesi i guantoni al chiodo. Qualcosa è scattato nella mia testa quando ho iniziato a vederli crescere e ho deciso di continuare. Ho iniziato a piantarne sempre più e ho esteso il mio interesse alle viti".

Sembrerebbe un cambio radicale rispetto alla tua vita precedente
"Se ci pensi il calciatore spende la sua carriera sempre fuori, all'aperto. Che ci sia il sole, la pioggia, la neve, il gelo. E quando la tua vita è quella non puoi stare chiuso dentro, almeno non è il mio caso".

Quali sono gli obiettivi che ti sei dato?
"Voglio produtte qualcosa di qualità per alcuni anni e poi cedere il testimone ai figli. Faccio olio extravergine, produciamo 20 tonnellate di olive e continuo a perfezionare le tecniche di lavorazione, per poi vendere in tutto il mondo le nostre bottiglie. Inoltre entro il 2023 voglio entrare nel mercato dei vini. Ci sto investendo molto ma non ho fretta, voglio prima arrivare alla qualità massima".

Ti occupi in prima persona dei viti e degli ulivi?
"Sì, mi occupo in prima persona di piantare, coltivare, lavorare la terra".

Possiamo quindi definirti non solo un businessman, ma anche un contadino
"Esattamente ed è una cosa che mi piace. Mi definirei proprio un contadino-businessman. E sono dell'idea che se entri in questo mercato devi essere prima di tutto un contadino, perché solo così puoi avere il prodotto migliore".

Quanto ti impegna questo nuovo lavoro?
"Devo dire molto, anche fino a 15 ore al giorno. È un lavoro duro ma mi fa stare bene, mi sento libero. Sento di aver trovato un bell'equilibrio nella mia vita. E fortunatamente con esso passo molto del mio tempo fuori con i miei figli ed è una cosa molto bella. Faccio la spola tra Atene, dove vivo e dove ho anche i miei appuntamenti di lavoro, e Monemvasia, nel Peloponneso, dove ho i miei terreni. Diciamo che non mi annoio di certo".

Per il calcio non c'è più spazio, nemmeno davanti alla TV
"Non guardo praticamente la TV. Cerco di passare il tempo in altri modi, ad esempio leggendo e aggiornandomi sulle questioni legate all'olio, al vino ma anche alla medicina. Mi piace studiare, non restare indietro".

Non senti la mancanza del pallone?
"Resto un fan del Panathinaikos, ho anche un tatuaggio della mia squadra del cuore. Del resto questo club mi è rimasto dentro, avendo iniziato a 9 anni ed essendomene andato a 29. Mi manca l'atmosfera dello stadio, il tifo. Ma onestamente ero stanco. Ho smesso 33 anni, presto per un portiere ma non avevo più motivo di giocare. E con due bambini piccoli non avevo voglia di stare lontano da casa. Quindi ho preso la mia decisione".

È stata dura chiudere con un mondo che è stato il tuo per tutta la vita?
"Sono stato 10 mesi a casa, ero confuso. Non avevo le idee chiare. Mi sentivo triste ma fortunatamente ho trovato la mia via".

Che ricordi hai delle tue esperienze in Italia, al Palermo e al Genoa?
"Ho tanti amici a Palermo, comunico con loro. A Genova è stato differente, avevamo già un figlio e mia moglie era incinta del secondo e abbiamo speso molto tempo a casa. Mi ritengo fortunato perché a Genova ho lavorato con Gianluca Spinelli, a mio avviso il miglior preparatore di portieri al mondo. Ti dirò: se potessi tornare indietro col tempo mi sarei trasferito in Italia molto prima, direi a 15 anni, in modo da poter acquisire immediatamente la mentalità giusta per competere ai massimi livelli".

Che rapporto hai con il nostro Paese?
"Amo l'Italia e se dovessi scegliere un posto dove vivere direi Firenze. Se chiudo gli occhi mi vedo in Toscana: posto magnifico, tra paesaggi, cultura e vino".

In chiusura: recentemente Messi ha vinto il suo settimo Pallone d'Oro. Tu sei tra i pochi capaci di neutralizzare un suo calcio di rigore, quando eri al Panathinaikos, in Champions League
"Fu comunque una notte terribile, dato che perdemmo 5-1. Fui letteralmente bombardato, sono arrivate qualcosa come 40 tiri in porta".

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Martedì 30 Aprile 2024
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