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ESCLUSIVA TMW - Strasser: "In Finlandia per rimettermi in gioco. Pronto a una nuova chance"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

Che fine ha fatto Rodney Strasser? Il centrocampista della Sierra Leone emerse all'onore delle cronache quasi dieci anni fa, come giovane promessa del Milan. Un centrocampista che a suo modo riuscì a contribuire alla conquista del 18° e ultimo scudetto dei rossoneri, prima della sequenza inarrestabile di successi della Juventus. Oggi Rodney si trova a Turku, in Finlandia, ed è un calciatore del Turun Palloseura. Ai microfoni di Tuttomercatoweb si racconta:

Rodney Strasser, come va la vita in Finlandia?
"Sono andato a marzo e subito hanno chiuso tutto. Ero sempre in palestra, la situazione non era grave come in Italia ma ad ogni modo alberghi e ristoranti erano chiusi. Per ammazzare il tempo correvo, prendevo la biciletta e giravo, cercavo di tenermi in forma. Non è stato facile essere qui da solo, però questa è la mia professione e ormai sono abituato ad essere lontano dalla famiglia. La fortuna è che in Finlandia tutti parlano l'inglese perfettamente, per cui non è certo un problema".

Cosa ti ha portato a giocare nel campionato finlandese?
"Sono qui perché volevo riprendermi, far vedere che sto bene. Sono stato sei mesi senza giocare. Ora ci siamo, gioco e voglio riprendermi il tempo perduto. Per poi fare un salto in avanti".

Facciamo un passo indietro: la tua carriera parte dalla squadra di Mohamed Kallon, il Kallon FC in Sierra Leone
"Facevamo dei tornei in Europa e ricordo che fui notato a un torneo a Vittorio Veneto dal Milan. Fu l'inizio di un'avventura incredibile".

In breve di sei ritrovato a essere compagno di squadra di Ronaldinho, Kakà e Maldini
"Quand'ero bambino guardavo Maldini in televisione in Sierra Leone, mai avrei potuto immaginare di poterci giocare assieme. Anche perché era già a fine carriera, era davvero impensabile che riuscissi in così poco tempo a ritrovarmi al Milan con lui".

Emergere in Sierra Leone non è facile. Finire al Milan è un'impresa
"La mia missione era quella, diventare un calciatore professionista. Magari mi immaginavo in Inghilterra, non di certo in quel Milan".

In molti si ricordano del tuo gol a Cagliari. A conti fatti il tuo è stato un contributo importante allo scudetto del Milan del 2010/11
"Quella partita ha cambiato tanto la mia carriera. Pirlo era infortunato ed eravamo appena rientrati da Dubai. A un certo punto Alklegri mi dice: 'Vai e dai il massimo'. Feci il gol che ci diede la vittoria. Fu importantissimo perché guadagnai fiducia, e la partita seguente contro l'Udinese giocai titolare".

Cosa hai imparato dai campioni con cui hai giocato?
"Professionisti veri. Arrivavano sempre prima, curavano ogni dettaglio e capii perché sono arrivati a giocare ad alti livelli per così tanti anni. Io e Merkel eravamo i piccoli della squadra e gente come Ibrahimovic o Zambrotta ci davano sempre consigli".

A proposito di Ibrahimovic, che persona hai conosciuto?
"Persona simpatica, non è come appare in TV. Ragazzo fantastico e con una mentalità da vincente: un leader".

All'epoca passò alla storia una sua scazzottata in allenamento con Onyewu
"E chi se la dimentica: eravamo tutti spaventati. Mettersi in mezzo a separarli era impossibile".

Laciato il Milan le cose non sono andate come speravi
"A Lecce le cose andavano bene, giocavo spesso. Poi ho subito un infortunio al malleolo che mi ha messo ko a lungo. A quel punto il prestito è stato interrotto in anticipo e a gennaio sono rientrato al Milan. Da lì una serie di eventi sfortunati, oserei dire un calvario. Ebbi una ricaduta, non stavo bene fisicamente e a parte l'anno alla Reggina in Serie B non sono quasi mai riuscito a giocare".

In carriera vi sono anche le esperienze in Croazia e Portogallo
"A Zagabria mi sono trovato bene, mi è piaciuto. Ero in prestito dal Genoa e non mi hanno potuto riscattare. Un peccato, anche se il campionato non era molto competitivo".

Non troppo tempo fa hai ricominciato dalla nostra Serie D. Cosa ti ha portato lì?
"Mi trovavo negli Stati Uniti, a Washington, dove avevo trovato una squadra con la quale mi stavo tenendo in forma. Il mio agente all'epoca, Andrea D'Amico, mi propone di tornare in Italia in un pesino vicino a dove lui abitava, ossia Villafranca. Mi allenavo con la squadra del paese, poi mi hanno chiesto di dare una mano e ho iniziato a giocare per loro, in Serie D. Speravo di trovare nel frattempo qualcosa di meglio, ma i regolamenti mi impedivano di approdare in B e in C in quanto extracomunitario. Una beffa".

Tempo di bilanci: come valuti la tua carriera?
"Sono contento della carriera che ho fatto. Certo, il rammarico per gli infortuni c'è ma penso anche a chi è stato meno fortunato di me. E io ho avuto l'opportunità di essere di nuovo in gioco".

Dove ti vedi in futuro?
"Sono già pronto per andare via, mi piacerebbe un campionato più competitivo. Per l'Italia la vedo difficile ma mi tengo aperte tutte le possibilità".

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