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ESCLUSIVA TMW - Donadel: "Amaro in bocca per lo Spartak. Ora un ruolo da primo allenatore"

di Luca Bargellini
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Dopo aver iniziato a muovere i primi passi da allenatore nel settore giovanile della Fiorentina, lo scorso dicembre Marco Donadel, ex centrocampista dei viola ma non solo, ha scelto di fare uno step in avanti nel proprio percorso professionale accettando l'avventura allo Spartak Mosca come vice allenatore di Paolo Vanoli. Un'esperienza, quella nella capitale russa, tanto affascinante quanto complessa. Soprattutto per i problemi politici degli ultimi mesi, con lo scoppio del conflitto in Ucraina. "È stata la particolarità dell'esperienza a farmi dire di sì - ha raccontato lo stesso Donadel attraverso i microfoni di TuttoMercatoWeb.com -. La squadra stava vivendo un momento complicato e siamo arrivati con l'obiettivo di riportare entusiasmo in tutto l'ambiente, riuscendo anche a vincere la Coppa di Russia 19 anni dopo l'ultima volta. L'escalation dei fatti in Ucraina poi è stata molto veloce e la situazione si è complicata".

Come avete vissuto quelle settimane?
"Sinceramente la situazione ha iniziato a preoccuparci attorno alla metà di marzo. Prima il clima che si respirava a Mosca era quello di un qualcosa di serio, ma non di così grave. Tanto che come gruppo di lavoro abbiamo deciso di dare seguito al nostro percorso professionale fin quando è stato possibile, grazie anche al supporto del ds Luca Cattani".

Poi l'addio ufficiale datato 10 giugno.
"Siamo arrivati a questa decisione dopo una lunga riflessione. Ad oggi rimane l'amaro in bocca per la fine di un'esperienza in un club importante che avrebbe potuto avere risvolti ben diversi".

Adesso per lei il futuro cosa prospetta? Una nuova avventura in tandem con Vanoli?
"Ho iniziato il percorso da allenatore con l'idea fissa di essere un primo, perché amo prendermi le mie responsabilità. Tanto che ho iniziato nel settore giovanile della Fiorentina proprio con questa idea. Poi Cesare Prandelli e Daniele Pradè hanno avuto il merito d'inserirmi nel mondo del calcio dei grandi come collaboratore ed è stato un passo importante. La mia idea, però, è rimasta sempre la stessa. Solo una possibilità come quella di lavorare in una realtà così particolare come quella della Russia in un club glorioso come lo Spartak mi è parsa un'occasione da non poter perdere. Ho imparato tanto grazie a Paolo, è stata una scelta azzeccata. Adesso, però, vorrei riprendere il cammino che mi ero prefissato".

Italia o estero: cosa le piacerebbe?
"Detto che un allenatore deve essere in grado di esprimersi ad alti livelli a prescindere dal campionato che si trova ad affrontare, la mia avventura come calciatore in MLS mi ha fatto scoprire il fascino del confronto con altre realtà e culture. Per questo motivo, dovessi scegliere, opterei per l'estero. Ovviamente con un progetto di crescita".

Dovendo scegliere un allenatore di riferimento per chi opterebbe?
"Amo chi riesce a dare una forte personalità alle proprie squadre, che permette loro di essere riconoscibili a prescindere dagli interpreti. In quest'ottica Klopp, Simeone, ma anche Juric in Italia sono sicuramente dei punti di riferimento. In più amo l'idea di fare spettacolo, di segnare sempre un gol in più dell'avversario. Le rivali vanno studiate per capire come ferirle e non solo per limitarne i punti forti".

Chiudiamo con un pensiero sulla 'sua' Fiorentina. Ancora il calciomercato non è ancora ufficialmente aperto, ma è già stato registrato il primo addio: quello di Lucas Torreira. Che ne pensa?
"Credo che, con il mercato che inizia il 1° luglio assieme alla nuova stagione sportiva, avere la data fissata per un riscatto nella prima metà di giugno quando moltissime società non hanno ancora certezza sul quale possa essere il progetto tecnico preciso, sia qualcosa che abbia poco senso. Per questo, visto anche che le cifre in ballo erano tutt'altro che esigue, penso che la Fiorentina abbia preso una decisione condivisibile. Poi se sarà giusta o sbagliata lo capiremo solo a mercato terminato, qualora mancasse un calciatore simile all'uruguaiano, e poi, più tardi ancora, verso dicembre quando la squadra avrà preso forma davvero. Capisco, però, anche i tifosi che si erano legati tantissimo a lui: Torreira ha dato molto alla Fiorentina ma ha anche beneficiato dell'affetto del popolo del Franchi. Lo dico per esperienza personale, quando quello stadio rema unito nella stessa direzione, fa la differenza sia per i singoli sia per il collettivo. Il Franchi unito dalla parte della Fiorentina a fine anno ti porta almeno dieci punti in più".

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Domenica 19 Maggio 2024
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