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Rieti, l'amaro saluto di Pavarese: "Qui hanno scalfito la mia credibilità"

di Claudia Marrone

Riportiamo di seguito la lettera aperta con la quale Luigi Pavarese ha salutato il Rieti, club nel completo caos e a rischio addio alla Serie C:

"Termina dopo poche settimane la mia avventura al Rieti Calcio da Responsabile dell'area tecnica. Mentre ancora rifletto su quanto è accaduto in questo breve arco temporale, davanti agli occhi mi danzano alcune parole: sfida, amore, calcio, credibilità, tutte parole che ben si adattano alle circostanze che mi costringono a lasciare Rieti e il Rieti.
Si, perché quella che avevo accettato poche settimane fa era un'autentica sfida, vista la situazione societaria che mi attendeva; una sfida che ho però accettato grazie al mio grande amore per il calcio, un amore antico e solido che come sempre mi ha spinto a mettere tutto me stesso nel progetto, dedicando ogni energia e ogni minuto nella mia giornata al Rieti.
Alla breve ricostruzione, manca una parola, è vero, ed è credibilità, manca perché la mia credibilità acquisita in anni e anni di calcio in grandi piazze e accanto a personaggi di grande spessore umano e professionale, l'hanno scalfita, è stata usata, e l'ho capito troppo tardi, come specchietto per le allodole, infine è stata quasi completamente distrutta.
Agli occhi dei calciatori e dell'intero comparto tecnico, infatti il mio arrivo a Rieti faceva rima con un progetto serio, con impegno e professionalità , con il desiderio di riportare in alto i colori di una città fra le più belle d'Italia, in poche parole con l'impegno di regalare un futuro stabile al Rieti, restituendo entusiasmo al suo presente.
Speranza vana.
Le speranze e ogni progettualità sono state disattese e rottamate.
Ho messo in gioco me stesso, la mia professionalità, garantendo per altri, ahimè, un futuro roseo. Ho guardato negli occhi chi attendeva risposte e, sicuro di poter contare su solide fondamenta, a quegli occhi ho garantito certezze e progettualità.
Tutto inutile, tutto bruciato sul falò della solita abitudine di fare le cose senza rispettare le persone e gli impegni, nella radicata convinzione che nel calcio si debba necessariamente comportarsi da furbi.
Ho dovuto e devo dire basta, ho dovuto e devo salutare una realtà che mi era subito entrata dentro. Sono costretto a lasciare una piazza e una tifoseria meritevoli di ben altro, rappresentando una città bellissima che è peraltro considerata il centro geografico dell'Italia, il cosiddetto "ombelico" del Paese e dunque andrebbe appunto messa al centro di un progetto serio.
Non posso che salutare con affetto quanti mi hanno affiancato con sincerità e voglia di fare bene. L' augurio alla squadra e alla città di imboccare al più breve e finalmente la strada della rinascita.
A Rieti lascio un pezzo di cuore, ma devo dire basta per non lasciarci anche la mia credibilità.
Ricordando, come scrisse Carlos Santana grande musicista e anche mezzo profeta, che: "un vincitore è un vincitore anche quando perde; un perdente è un perdente anche quando vince".


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