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Maria Marotta: "Arbitro o arbitra? Sono donna, ma in campo devono riconoscermi come arbitro"

di Tommaso Maschio

Intervistata da RTL 102.5 l’arbitro Maria Marotta è tornata sul suo esordio in Serie B in occasione di Reggina-Frosinone soffermandosi anche sulla questione lessicale arbitro/arbitra: “È stata una giornata emozionante, forse un sogno che non avevo mai immaginato. Deve passare alla storia, ma poi non deve fare più notizia, solo così sarà una vittoria per le donne del calcio e per le donne in generale. Io arbitro da 20 anni, sono internazionale dal 2016 e quando ho cominciato non mi sarei mai aspettata di dirigere una gara di Serie B quindi non mi pongo obiettivi e tutto ciò che verrà sarà un di più. Questo lavoro è un’avventura stupenda che a me ha cambiato la vita, non ho mai sofferto il fatto di essere all’interno di un mondo maschile e all’interno dell’Associazione italiana arbitri non mi è mai capitato che un mio collega che mi chiedesse cosa ci facevo lì. - continua Marotta – Arbitro o arbitra? Sono una donna, ne vado fiera e orgogliosa, poi però siamo in campo e facciamo un mestiere che è riconosciuto come un pochino più maschio, quindi in quel momento io sono un arbitro di calcio, ed è giusto che sia così che anche i giocatori mi riconoscano come un arbitro e non come un arbitro donna. Non devono farsi problemi solo per il fatto che sono una donna, mi devono riconoscere come arbitro come farebbero di fronte a una figura maschile. Tifosi? I tifosi allo stadio sono una forza sia per i giocatori che per noi arbitri, certo ogni tanto li sentiamo e durante la partita qualcosina esce, ma fa parte del gioco e a volte è anche piacevole”.


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